lunedì 5 agosto 2013

Etichette sulla pelle degli altri



Perchè i morti vanno ricordati, ma non possiamo lasciarli sedere in ufficio, prendere la metropolitana, parlare alla nazione, ballare in televisione.
I morti vanno ricordati ricordando che sono morti.
Se non li seppelliamo, finirà che loro seppelliranno noi.
Bisogna smetterla  di parlarci al telefono, viverci insieme, comprare le loro automobili e i loro panini imbottiti, leggere i loro giornali e rispettare le loro leggi.
" Condannarli alla scadenza, -come diceva mio padre assicuratore che lavorava nel ramo Vita, - festeggiare quando il latte diventa acido sullo scaffale, lo yogurt ammuffisce nella corsia dei frigo, un camion di pizza precotta è divorato dai vermi o si sgasa un bidone di nazicola".
Il modo più sano e cosciente  per ucciderli era considerarli già tutti morti e scaduti quei padri e paternalismi.
Morto il sindacato  con le sue firme accanto alle croci.
Morto il partito che cambia nome e bandiera ogni anno, come se cambiare  il nome ai cadaveri bastasse per farli resuscitare.
Morto l'allegro chirurgo padrone d'Italia. Morto il calendario patinato del ministro. Morto il culo di Barbie  col tanga fucsia .
Morto il Coppola responsabile  delle risorse umane e i suoi capi stellari  e mai visti con tutta la loro corte  di manager , team leader, assistenti di sala, avvocati estensori di ricorsi al Tar e prospetti di impatti sanzionatori in caso di reiterata violazione delle leggi .
Morti i clienti che cercano un medium  in grado di rimetterli in contatto col mondo  per due minuti e quaranta secondi.
Morti i consiglieri  dei consigli di amministrazione  che amministrano  denari  per produrre  prodotti  che attraversano  il pianeta  più dei venti  e delle correnti.
Morti i campioni di rutto di nazicola. Morte le religioni imbottigliatrici di Dio microfiltrato  a lunga conservazione  che inventano il peccato perchè hanno il copyright sull'assoluzione.
Morto pure mio padre , chè se è vero che i figli devono uccidere i padri, con lui non c'è stata manco questa soddisfazione. E' lui il vero suicida.
Morto e tumulato in fondo al telefono.
Tutti coperti di muffa, abbandonati nei loro pacchi - regalo natalizi, invenduti nei magazzini dei centri commerciali, elettrodomestici arrugginiti nel deposito cinese sulla Casilina, scarpe e vestiti mangiati dai topi in quello di Prato, rottami di occidente patinato sepolti dagli acari nella Cina ipermercato del pianeta.
Un terrorismo al contrario. Pensarli già tutti defunti per non fare manco al fatica di farli saltare in aria.
E se un giorno festeggeremo il giorno in cui si uccidono  i morti ci ricorderemo di loro, ma solo per assicurarci  che non risorgano più.
" Arrivederci" mi dicono in coro.
" Toccati il naso" penso, me ne vado e non rispondo.

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