Nella baracca si comincerà con la Farsa Elettorale. Di
fronte agli elettori dalle teste di legno e le orecchie di somaro, i candidati
borghesi, vestiti da clown, danzeranno la Danza delle Libertà Politiche,
pulendosi la faccia e il culo con i loro programmi elettorali dalle tante
promesse e parlando con le lacrime agli occhi delle miserie del popolo; e le
teste degli elettori a ragliare sonoramente in coro: hi ho, hi ho!
Poi il pezzo forte: il Furto dei Beni della Nazione. La
nazione capitalistica, enorme femmina, pelosa in volto, il cranio calvo,
sformata, le carni flaccide, gonfie, giallastre, dagli occhi spenti e
sonnacchiosi, sta sdraiata su un gigantesco divano di velluto; ai suoi piedi il
Capitalismo Industriale, gigantesco organismo di ferro, maschera scimmiesca,
divora meccanicamente uomini, donne e bambini, le cui grida lugubri e
strazianti riempiono l’aria; la Banca, dal muso di faina, dal corpo di iena e
dalle grinfie d’arpia, gli sfila con destrezza di tasca monete. Orde di
miserabili proletari, macilenti, a sbrendoli, scortati da gendarmi con la
sciabola sguainata, incalzati da furie che li sferzano con le fruste della
fame, portano ai piedi della nazione montagne di merci, barili di vino, sacchi
d’oro e di grano. Deposti i carichi, coi calci dei fucili e a colpi di
baionetta fanno scacciare gli operai e aprono le porte a industriali,
commercianti e banchieri.
In un grande acciaccapesta questi si precipitano sul cumulo
e ingollano cotonate, sacchi di grano, lingotti d’oro, prosciugano botti;
quando non ne possono più, sudici, ributtanti si accasciano sulle loro lordure
e i loro vomiti. Allora il tuono rimbomba, la terra trema e si spalanca, la
Fatalità Storica si leva; con il suo piede di ferro schiaccia le teste di
coloro che singhiozzano, che esitano, che cadono e non possono più scappare, e
con la sua grande mano rovescia la nazione capitalistica, attonita e in sudore
per la paura. Se, sradicando dal suo cuore il vizio che la domina e ne
avvilisce la natura, la classe operaia si levasse con la sua forza terribile
non per reclamare i Diritti dell’uomo, che altro non sono che i diritti dello
sfruttamento capitalistico, non per reclamare il Diritto al lavoro, che altro
non è se non il diritto alla miseria, ma per forgiare una legge bronzea che
proibisse a ognuno di lavorare più di tre ore al giorno, la Terra, la vecchia
Terra, fremente di gioia, sentirebbe un nuovo universo nascere in sé.
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