"In ultima analisi, non è dunque un pugno di governanti quello che ci schiaccia, ma è l’incoscienza, la stupidità dei montoni di Panurgo che costituiscono il bestiame elettorale. Noi lavoreremo senza tregua in vista della conquista della “felicità immediata”, restando partigiani del solo metodo scientifico e proclamando con i nostri compagni astensionisti: L’ELETTORE, ECCO IL NEMICO! E adesso alle urne, bestiame!” Manifesto dei redattori del giornale francese “L’Anarchie”, 1906
venerdì 3 gennaio 2014
Roger Gilbert-Lecomte
Io parlerò del buio
Bambola di porcellana
Sepolta nell’humus della foresta
dimenticata e ingannatrice
Dove danzano scheletri vestiti da ragni
Dalle foglie morte in ricami di trine
Io parlerò del buio
Al soffio delle caverne
Nella fungaia dagli occhi fosforescenti
Io parlerò del buio alle chiocciole allacciate
Io parlerò del buio
Alla pioggia alla fuliggine
Al cerchio d’acqua lunare in stanca in fondo al pozzo
Alle botti che rotolavano nella cantina a mezzanotte
Quando geme la dama bianca
Io parlerò del buio
Sul rovescio degli specchi
Io parlerò del buio
Dell’immortale tormento
Della più antica disperazione
Davanti al mondo assente
Quando farà chiaro
Io parlerò di vedere
Sempre addormentandomi
Questa donna addormentata
Sulla terra piangendo
Mirabile testa di morta
Velata di nero speranza d’infanzia assassinata
Uno sguardo cattivo sbatte le ali
Vicino al letto vuoto insanguinato
Bisognerà impiccare la puerpera
Per il vecchio crimine dei limbi
Il morto-nato rivolto verso il suo luogo d’origine
Non crederà al giorno menzognero attraverso il sole
L’aria nera non ha imbrattato la soglia del suo petto
Senza che palpiti la sua narice
Senza che il suo occhio si socchiuda all’atroce risveglio
La vita rinnegata prima di esistere
Egli si rivolta invece di nascere
Attraverso il filo che ricollega l’ombelico allo zenit
Alle sorgenti di cristallo delle meraviglie del vuoto
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