venerdì 3 gennaio 2014

Roger Gilbert-Lecomte

Io parlerò del buio Bambola di porcellana Sepolta nell’humus della foresta dimenticata e ingannatrice Dove danzano scheletri vestiti da ragni Dalle foglie morte in ricami di trine Io parlerò del buio Al soffio delle caverne Nella fungaia dagli occhi fosforescenti Io parlerò del buio alle chiocciole allacciate Io parlerò del buio Alla pioggia alla fuliggine Al cerchio d’acqua lunare in stanca in fondo al pozzo Alle botti che rotolavano nella cantina a mezzanotte Quando geme la dama bianca Io parlerò del buio Sul rovescio degli specchi Io parlerò del buio Dell’immortale tormento Della più antica disperazione Davanti al mondo assente Quando farà chiaro Io parlerò di vedere Sempre addormentandomi Questa donna addormentata Sulla terra piangendo Mirabile testa di morta Velata di nero speranza d’infanzia assassinata Uno sguardo cattivo sbatte le ali Vicino al letto vuoto insanguinato Bisognerà impiccare la puerpera Per il vecchio crimine dei limbi Il morto-nato rivolto verso il suo luogo d’origine Non crederà al giorno menzognero attraverso il sole L’aria nera non ha imbrattato la soglia del suo petto Senza che palpiti la sua narice Senza che il suo occhio si socchiuda all’atroce risveglio La vita rinnegata prima di esistere Egli si rivolta invece di nascere Attraverso il filo che ricollega l’ombelico allo zenit Alle sorgenti di cristallo delle meraviglie del vuoto

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