martedì 17 settembre 2013

Etienne De La Boétie








Si mettano cinquantamila uomini armati da una parte e dall'altra; si schierino per la battaglia e combattano
tra loro, gli uni per la propria libertà, gli altri per toglierla ai primi. A chi presumibilmente toccherà la
vittoria? Saranno più coraggiosi in battaglia quelli che sperano di ottenere in premio il mantenimento della
loro libertà o coloro che come ricompensa delle percosse date e subite non avranno se non la servitù altrui?
I primi hanno sempre davanti agli occhi la felicità del tempo passato e l'attesa di una vita altrettanto lieta
per l'avvenire; non si preoccupano delle sofferenze che durano il tempo di una battaglia ma piuttostopensano a tutte quelle che dovranno sopportare per sempre loro stessi, i figli e tutti i discendenti. Gli altri
invece non hanno nulla che possa dar loro slancio se non una punta di cupidigia che subito svanisce di
fronte al pericolo; in ogni caso il loro coraggio si ferma alla vista della più piccola goccia di sangue appena
inizia ad uscire da una ferita. Ripensiamo alle famose battaglie di Milziade, di Leonida, di Temistocle,
avvenute duemila anni fa ma ancor oggi così vive nel ricordo dei libri e degli uomini come se fossero
successe l'altro giorno, combattute in Grecia per il bene dei greci ma anche come esempi per il mondo
intero. Ebbene domandiamoci: da dove venne a così pochi uomini, come a quel tempo i greci, non dico la
forza ma il coraggio di respingere flotte talmente potenti e numerose da coprire il mare, e di sconfiggere
così tante nazioni i cui eserciti avevano più capitani di quanto non fossero tutti i soldati greci messi
assieme? A mio avviso solo dal fatto che in quelle gloriose giornate non ci fu semplicemente una battaglia
di greci contro persiani, bensì avvenne la vittoria della libertà contro la tirannia, della liberazione contro
l'oppressione.
E' una cosa davvero straordinaria osservare il coraggio che la libertà mette in animo a coloro che la
difendono; ma quel che avviene in tutti i paesi, fra tutti gli uomini, tutti i giorni, e cioè che uno solo
opprime cento, mille persone e le priva della loro libertà, chi potrebbe mai crederlo se fosse semplicemente
una notizia che ci giunge alle orecchie e non capitasse invece davanti ai nostri occhi? E se questo accadesse
in paesi lontani e qualcuno venisse a raccontarcelo, chi di noi non penserebbe che si tratta di una pura
invenzione? Va aggiunto inoltre che non c'è bisogno di combattere questo tiranno, di toglierlo di mezzo;
egli viene meno da solo, basta che il popolo non acconsenta più a servirlo. Non si tratta di sottrargli
qualcosa, ma di non attribuirgli niente; non c'è bisogno che il paese si sforzi di fare qualcosa per il proprio
bene, è sufficiente che non faccia nulla a proprio danno. Sono dunque i popoli stessi che si lasciano, o
meglio, si fanno incatenare, poiché col semplice rifiuto di sottomettersi sarebbero liberati da ogni legame; è
il popolo che si assoggetta, si taglia la gola da solo e potendo scegliere fra la servitù e la libertà rifiuta la
sua indipendenza, mette il collo sotto il giogo, approva il proprio male, anzi se lo procura. Se gli costasse
qualcosa riacquistare la libertà non continuerei a sollecitarlo; anche se riprendersi i propri diritti di natura e
per così dire da bestia ridiventare uomo dovrebbe stargli il più possibile a cuore. Tuttavia non voglio
esigere da lui un tale coraggio; gli concedo pure di preferire una vita a suo modo sicura anche se miserabile
ad una incerta speranza in una condizione migliore. Ma se per avere la libertà è sufficiente desiderarla con
un semplice atto di volontà si troverà ancora al mondo un popolo che la ritenga troppo cara, potendola
ottenere con un desiderio? Può esistere un popolo che non se la senta di riavere un bene che si dovrebbe
riscattare a prezzo del proprio sangue, un bene la cui perdita rende insopportabile la vita e desiderabile la
morte, almeno per chi ha un minimo di dignità? Come il fuoco che da una piccola scintilla si fa sempre
più grande e più trova legna più ne brucia, ma si consuma da solo, anche senza gettarvi sopra dell'acqua,
semplicemente non alimentandolo, così i tiranni più saccheggiano e più esigono, più distruggono e più
ottengono mano libera, più li si serve e più diventano potenti, forti e disposti a distruggere tutto; ma se
non si cede al loro volere, se non si presta loro obbedienza allora, senza alcuna lotta, senza colpo ferire,
rimangono nudi e impotenti, ridotti a un niente proprio come un albero che non ricevendo più la linfa
vitale dalle radici subito rinsecchisce e muore.
Gli uomini coraggiosi per conquistare il bene che desiderano non temono di affrontare il pericolo; la gente
intraprendente non rifiuta la fatica. Invece gli uomini deboli e pressoché storditi non sanno né sopportare il
male, né ricercare il bene, limitandosi a desiderarlo. La debolezza del loro animo toglie loro l'energia per
arrivare al bene; mantengono solo quel desiderio che è insito nella natura umana. Questa aspirazione è
comune ai saggi e agli ignoranti, ai coraggiosi ed ai pusillanimi e fa sì che essi continuino ad avere il
desiderio di tutte quelle cose che li potrebbero rendere felici. In una sola cosa, non so come mai, sembra
che la natura venga meno così che gli uomini non hanno la forza di desiderarla: si tratta della libertà, un
bene così grande e dolce che una volta perduto vengono dietro tutti i mali, mentre tutti i beni che
solitamente l'accompagnano, corrotti dalla servitù, non hanno più né gusto né sapore. E' così che gli
uomini tutto desiderano eccetto la libertà forse perché l'otterrebbero semplicemente desiderandola; è come
se si rifiutassero di fare questa conquista perché troppo facile.
Povera gente insensata, popoli ostinati nel male e ciechi nei confronti del vostro bene! Vi lasciate portar via
sotto gli occhi tutti i vostri migliori guadagni, permettete che saccheggino i vostri campi, rubino nelle
vostre case spogliandole dei vecchi mobili paterni. Vivete in condizione da non poter più vantarvi di tenere
una cosa che sia vostra; e vi sembrerebbe addirittura di ricevere un gran favore se vi si lasciasse la metà deivostri beni, delle vostre famiglie, della vostra stessa vita. E tutti questi danni, queste sventure, questa
rovina vi vengono non da molti nemici ma da uno solo, da colui che voi stessi avete reso tanto potente; è
per suo amore che andate così coraggiosamente in guerra, è per la sua vanità che non esitate ad affrontare la
morte. Costui che spadroneggia su di voi non ha che due occhi, due mani, un corpo e niente di più di
quanto possiede l'ultimo abitante di tutte le vostre città. Ciò che ha in più è la libertà di mano che gli
lasciate nel fare oppressione su di voi fino ad annientarvi. Da dove ha potuto prendere tanti occhi per
spiarvi se non glieli avete prestati voi? Come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha
ricevute? E i piedi coi quali calpesta le vostre città non sono forse i vostri? Come fa ad avere potere su di
voi senza che voi stessi vi prestiate al gioco? E come oserebbe balzarvi addosso se non fosse già d'accordo
con voi? Che male potrebbe farvi se non foste complici del brigante che vi deruba, dell'assassino che vi
uccide, se insomma non foste traditori di voi stessi? Voi seminate i campi per farvi distruggere il raccolto;
riempite di mobili e di vari oggetti le vostre case per lasciarveli derubare; allevate le vostre figlie per
soddisfare le sue voglie e i vostri figli perché il meglio che loro possa capitare è di essere trascinati in
guerra, condotti al macello, trasformati in servi dei suoi desideri e in esecutori delle sue vendette; vi
ammazzate di fatica perché possa godersi le gioie della vita e darsi ai piaceri più turpi; vi indebolite per
renderlo più forte e più duro nel tenervi corta la briglia. Eppure da tutte queste infamie che le bestie stesse
non riuscirebbero ad apprendere e che comunque non sopporterebbero, potreste liberarvi se provaste, non
dico a scuotervele di dosso, ma semplicemente a desiderare di farlo. Siate dunque decisi a non servire mai
più e sarete liberi. Non voglio che scacciate il tiranno e lo buttiate giù dal trono; basta che non lo
sosteniate più e lo vedrete crollare a terra per il peso e andare in frantumi come un colosso a cui sia stato
tolto il basamento.

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