martedì 27 agosto 2013

Non si scrive per gli schiavi






Sostenere che la letteratura è un esercizio  di libertà equivale ad affermare che l'opera letteraria  chiama il lettore a partecipare  alla costruzione del significato e a inserirlo nella sua vita.
Il libro  deve cioè aiutare  chi legge  a esercitare  la propria capacità immaginativa.
Deve essere come una mano tesa, un'offerta, un'opportunità.
Lo scrittore, pensandosi altro, ideando l'esistenza dell'altro e di altre vite possibili, offre a chi legge l'occasione di domandarsi  seriamente  se vuole restare lo stesso o diventare altro. Questa è la grandezza di Don Chisciotte : ci affascina perchè ha scelto, con molta umanità, un'altra via di quella tristemente realistica delle persone che lo circondano. Ci fa semplicemente sognare  altri modi di vivere e di  pensare. Ecco perchè  Pinochet aveva proibito  Don Chisciotte . Senza di lui , ma anche senza altri eroi ed eroine immaginarie, la libertà degli esseri umani sarebbe ancora  più calpestata e repressa di quanto già non sia.
La fantasia è pericolosa per il potere, perchè è imprevedibile e perchè contiene  in germe la libertà  di concepire diversamente  se stessi e la propria esistenza. Ma anche perchè ha la capacità di dire il vero, alla pari del giornalismo e della scienza. E' quindi doppiamente pericolosa per i nemici della libertà.
Rivendico quindi una letteratura  assolutamente  di fantasia, ma che possa anche a valle, dire la verità. E' esattamente in questa tensione ideale  dell'essere umano  tra fantasia e senso della realtà che deve iscriversi la letteratura. Perchè se vuole essere un esercizio  di libertà, non può ignorare la realtà com'è. Altrimenti diventa totalmente utopica, costruzione di castelli in aria, luoghi di fuga in cui alla lunga  si finirebbe a perdersi.
In effetti, se deve aiutarci a vivere  indicandoci altre scelte di vita, di pensiero e di sentimento, può farlo solo radicando l'immaginario nel reale. Altrimenti il possibile diventerebbe presto  impossibile, il sogno una chimera, la libertà follia. Quel che la letteratura  deve raccontare sono sogni realistici, sogni che, con sforzo e tenacia, si possono realizzare.
Deve essere al tempo stesso romantica e realista. Come diceva bene Balzac, " lo scrittore deve avere i piedi per terra e la testa in cielo".
Ecco perchè penso spesso a una letteratura che somigli alla mia visione del mare, come luogo dov'è possibile sperimentare altre vite, altri pensieri, altre identità, altre passioni, insomma dov'è possibile mettersi interamente in gioco. Perchè sia così, la letteratura deve essere un viaggio da cui non si ritorna gli stessi di quando si è partiti.
Il lettore che va a comprare  il biglietto allo sportello  della letteratura, deve osare prendere la sola andata. Lo scrittore, da parte sua, deve rifiutarsi di vendere biglietti di andata e ritorno o viaggi organizzati. Se la letteratura va in crociera non è per fare il giro del mondo e per mostrare al ritorno le diapositive. E' il contrario che girare in tondo. E' fare cabotaggio e non trasporto- merci di linea.
Niente porti d'immatricolazione  per la letteratura . Le acque territoriali sono acque torbide. La sua missione non è quella di contribuire  a costruire le nazioni, ma a disfarle, il che non significa  navigare  con bandiera di comodo , ma neanche con quella da diporto.
Deve navigare senza nessuna bandiera.
La letteratura  deve essere immaginazione per rimettere in questione la lingua quanto la realtà.
E' la fantasia che rende gli uomini umani e fa della letteratura un esercizio di umanità. Troppa fantasia, però, ti rende folle, come Don Chisciotte o Emma Bovary. Troppo poca ti rende inumano.
La letteratura, come il vero viaggio  d'avventura, deve essere un incontro  con l'altro da cui non si esce indenni. sia il lettore che lo scrittore devono mettersi nei panni altrui e rischiare di diventare altro, esattamente ciò che rifiutano di fare i fanatici e gli integralisti di tutte le specie.
Non può essere una fuga: fuggire significa comunque approdare da qualche parte, dove bisogna anche cercare di vivere. L'identità della letteratura non è basata  nè sul diritto di sangue nè su quello della terra, ma su quello del cuore.
E ancora deve essere ribelle piuttosto che servile, sradicata piuttosto che integrata, insubordinata  piuttosto che obbediente, blasfema piuttosto che encomiastica, nomade piuttosto che sedentaria, eccezionale piuttosto che tristemente normale, scoperta piuttosto che conferma, universale piuttosto che tribale, meticcia piuttosto  che monocroma, anticonformista piuttosto che convenzionale, sacrilega  piuttosto che sacralizzante. L'idea stessa di moda, di stagione, di collezione e di ultimo grido è contraria alla letteratura. Coi tempi che corrono, è bene ricordarsi che la buona letteratura offre solo insicurezza, ma un'insicurezza salutare. Non esistono grandi opere letterarie dedicate alla difesa  della pena di morte o della tirannia nè, d'altronde, alle forze dell'ordine.
La letteratura deve fare appello alla libertà del lettore, anche quando racconta  i peggiori orrori commessi dall'uomo. Ciò significa  che non può essere arrogante, sprezzante o meschina. Anzi, deve essere una dichiarazione d'amore  e non un annuncio sul giornale  per rimediare alla propria piccola solitudine personale. Autobiografismo e narcisismo sono banditi. La letteratura è generosa o non esiste.
Certo, è pretendere molto. Ma è solo a questo prezzo che mantiene un senso, per chi legge come per chi scrive.
Come essere umani ? Come restare umani? Come evitare di diventare inumani? Ecco le sole vere domande della letteratura. Ma prima di arrivare a questo, bisogna saper raccontare una storia bella e densa, in una lingua affilata e scintillante, senza la quale la letteratura nemmeno esiste.




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