martedì 25 settembre 2012

So la bellezza...

So la bellezza. Davvero, la so. L'ho vista in un cespuglio di papaveri, un giorno, capaci di nascere e fiorire tra asfalto e cemento. Era rossa come il fuoco, fiera, di una tale ostinata resistenza, che se uno si fermasse anche solo un istante a riflettere, a pensarla davvero, quella forza, ci sarebbe da rimanerne secchi. La conosco per averla incontrata sul volto di un uomo, tra le pieghe dei suoi sorrisi infantili, nei lampi del suo vivace sguardo, nel lieve e violento candore delle sue tenerezze; l'ho colta con un bacio dalle sue labbra, dove mi si offriva, arresa ed ignara della sua maestosità; la respiro ogni notte, esalata dal suo sonno, ed ha il profumo della terra nuda solcata dall'aratro.

Conosco la bellezza, sì, per averla imparata dal mio ventre... credo fu allora che la vidi davvero, per la prima volta. E' come avere un velo che lentamente ma inesorabilmente scivola via; mese dopo mese il tuo ventre si gonfia e tu t'inarchi con lui sul mondo, acquisendo sguardo. Sguardo presente, passato e futuro, che riscrive la tua storia, cogliendone tutta la bellezza fino ad allora ignorata.

L'ho ascoltata, la bellezza, ne so il suono per averlo udito nel pianto inarrestabile di un bimbo che grida la vita; la risento nell'eco mai sopito di una voce cara che mi chiama...; è viva nella complessa ed articolata struttura armonica di certi silenzi, che se tu stai lì, e ti fai pura presenza, ti cantano l'energia, la luce, i chiaroscuri, l'essenza. Ed è anche in certi respiri, nel placido e regolare battito di un cuore che ti giace accanto, nei suoi improvvisi sussulti. Ho visto tanta bellezza nell'incontro di due anime fino ad allora estranee, nell'attesa di quell'incontro, e ancora ne vedo, nel suo ricordo. C'è bellezza negli addii; tu non lo sai, perché sul momento i tuoi occhi sono accecati dal dolore, e forse non la scorgi, ma la scoprirai poi, la bellezza di uno sguardo che tenta disperatamente di formulare un addio.

So la bellezza. Davvero, la so. Era con me quel giorno che la casa si riempì dell'allegro fragore delle risa dei miei figli, ed è con me ogni volta che nel silenzio mi coglie improvviso il pensiero di un loro vociare complice.

L'ho vista negli ospedali, seduta accanto al dolore e alla disperazione: più silenziosa, qui, pudica, forse, ma non per questo meno dirompente. Era negli occhi di mio padre, quando da quel letto incontrarono i miei, e mi avvolse come un sudario di spine. Sì, perché la bellezza può anche far male.

C'è bellezza nel silenzio delle notti, una bellezza quieta che ha il carattere della promessa. Mi è stata spesso infedele, tradendomi al sorgere del sole, ma la ritrovo con me al calar della sera, ogni sera, ad invocare perdono. A volte sorrido della sua innocenza bambina, più spesso mi corico accanto a lei in silenzio, sfiorandole appena la mano.

So la bellezza. Davvero, la so. So che è qui anche ora, attorno a me e dentro di me, e mi addolora che in alcuni giorni io faccia così tanta fatica a seguirne le tracce. Ma verrà sera anche oggi... lei vorrà ancora il mio perdono. Forse mi troverà un po' arrabbiata, delusa, stanca, ma che io le sorrida oppure no, anche stanotte ci coricheremo assieme.

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