giovedì 20 settembre 2012

Gesualdo Bufalino, da "Argo il cieco"

Ricordo che Iaccarino mi disse una volta: "Un giorno uno di noi due verrà a sapere della morte dell’altro. Allora questo minuto che stiamo vivendo insieme, e che insieme ricorderemo entrambi finché vivremo, risulterà dimezzato, biffato al cinquanta per cento. Più tardi l’onda nera finirà di coprire quel ch’è rimasto. E nessuno saprà più che davanti all’edicola Turco-Colosi, il 13 luglio del cinquantuno, alle ore tredici e trenta, abbiamo acceso due Serraglio con lo stesso cerino…"
La prendeva da così lontano per scroccarmi una sigaretta, ma io rimasi turbato lo stesso, imparai la prima volta a distinguere le memorie plurali da quelle d’un solo, e come moriamo ogni giorno nella morte di chi ci ricorda, e come uccidiamo ogni giorno gli altri dimenticandoli.

1 commento:

El futuro es nuestro ha detto...

Marciapiedi lastricati di pietre
Lunghe scalinate, vicoli, e ponti
Una piccola casetta diroccata era il nostro nascondiglio
Non aveva tetto, ma un bell’albero di fico decise un giorno di offrirle riparo
Vi crebbe accanto, ricoprendola dall’alto con le sue foglie.
Quasi a volerne custodirne i segreti

Lì, tanti dei nostri pomeriggi
Eri sempre così silenzioso
Non si capiva mai cosa ti passasse per la mente
Mi volevi bene, questo sì. Lo sapevo
Me ne volevi tanto, ed io ne andavo orgogliosa
Dicevano di noi: “sono inseparabili!”

Abbiamo imparato la vita assieme, io e te
Eravamo noi, quando tutto il resto era altro
Se mi cercavano, ti trovavano. E se ti trovavano, io c’ero
Quando il mondo ci spaventava, ci abbracciavamo stretti
Rannicchiati in un angolino, dietro quella grande poltrona verde
Momenti indimenticabili

Con te ho imparato a giocare a pallone, a biglie, a soldatini
Che maschiaccio che ero!
I tuoi amichetti cercavano di fare i prepotenti, ma tu non lo permettevi
Ero la tua Nannà, e questo contava più di qualsiasi altra cosa
Perché, quando gli altri andavano via, io rimanevo lì con te.
Ero la famiglia che ti portavi sempre dietro

Ti penso, e sento odore di brodo.
Calore, vapori di cucina, e vetri appannati.
Vedo il campo di terra battuta, in fondo alla vallata.
E due bambini. Un maschietto, timido e silenzioso. Ed una femminuccia, terribile
Corrono liberi, dietro ad una palla che sembra essere il loro futuro
Visti da qui paiono così piccoli, eppure capaci di riempire il mio cuore

A volte mi chiedo se anche tu custodisci gelosamente i miei stessi ricordi
Sono terrorizzata all’idea che non sia così
Perché il giorno in cui io venissi a mancare, anche i ricordi cesserebbero di esistere,
E con loro, tutta la nostra storia
Vorrei poter tornare in quella casetta diroccata, ora. Guardarti, e darti un bacio
Ma c’è una vita nel mezzo, ed è tanta fatica attraversarla