mercoledì 8 agosto 2012

La perdita dei sensi

Ciò che è stato può decomporsi. Il passato può essere rievocato, ma Paul Celan sapeva del crollo  del mondo che abbiamo  conosciuto noi, resta solo il fumo. Ho dovuto attendere  l'arrivo del disco fisso virtuale del mio computer  per trovare il simbolo  di questa cancellazione irreversibile  paragonabile  alla cancellazione  del mondo e della carne. Infatti la materialità  carnale del mondo  non scompare  come un morto  che si lascia dietro  le linee nemiche  e nemmeno si deposita come le rovine  che affondano  poco a poco  in strati  inferiori  del suolo , no! Scompare  come una riga  che svanisce pigiando il tasto " cancella " del computer.
Per questo che noi, settuagenari, siamo testimoni unici  che conservano in memoria , non soltanto dei nomi, ma delle percezioni  che nessuno più conosce. Molti di quelli che hanno vissuto la rottura  ne sono rimasti spezzati. Ne conosco che hanno reciso  da soli il filo che li legava all'esistenza di prima della bomba atomica, di prima di Auschwitz e di prima dell'AIDS. Ancora a metà  della loro esistenza  sono diventati fino al midollo " viejos verdes", verdi invecchiati, che si comportano  come se fosse ancora possibile  essere dei " padri"  in quella azienda di "reality show" che è diventata il " sistema ". Ciò che sotto il Terzo Reich  era ancora propaganda  che poteva perciò essere banalizzata  dalla pubblica opinione  del sentito dire , ora  si commercializza  come un menu  del programma del computer  e con la polizza di assicurazione , o ancora come consulenze educative, di pompe funebri, di terapie anticancro o terapie di gruppo  per quelli che restano. E noi vecchi  apparteniamo ai pionieri  di questo nonsenso. Siamo gli ultimi della generazione  che ha aiutato a trasformare i sistemi dello sviluppo , della comunicazione  e dei servizi in bisogni universali. Le montagne di rifiuti  che le nuove generazioni  gettano  in cielo come in terra , nella stratosfera  o nelle falde freatiche , sono una pallida immagine  accanto  all'impotenza  programmata  che noi abbiamo contribuito a proporre.
Occupavamo già dei posti chiave quando la televisione cominciò  a far scomparire  la vita quotidiana. Io stesso  mi sono battuto perchè i programmi educativi  dell'università  fossero trasmessi  nella piazza di ogni villaggio di Portorico, con la pioggia  o col vento. Allora non immaginavo quanto la gestione imprenditoriale  della comunicazione  avrebbe anestetizzato  i sensi  e nemmeno prevedevo  fino a che punto  avrebbe barricato l'orizzonte. Ero ben lontano  allora dall'indovinare  che le previsioni meteorologiche del telegiornale della sera avrebbero scolorito ben presto  il primo sguardo gettato dalla finestra la mattina presto. Per decenni ho trattato con leggerezza , senza indignarmi , astrazioni inconcepibili  come : un miliardo di uomini rappresentati con un diagramma. Dal gennaio di quest'anno , la Deutsche Bank  mi manda il mio estratto conto decorato con un grafico che permette di confrontare con un solo colpo  d'occhio  le mie spese al ristorante  con quelle di cancelleria  e materiali da ufficio .
La realtà dei sensi affonda sempre  più sotto  le pagine delle istruzioni programmate  su come vedere, sentire, gustare. L'educazione  alla sopravvivenza  in un  ambiente irreale comincia dai primi manuali scolastici  e finisce  col morente  che si aggrappa  ai risultati delle analisi  mediche  che gli vengono mostrate  e giudica  il suo stato di salute  solo così. Eccitanti astrazioni  hanno catturato  le anime  e hanno ricoperto  la percezione  del mondo  e di noi stessi  come federe di plastica . In un mondo ostile alla morte, non ci si prepara più ad andare verso la morte, ma a morire senza andare da nessuna parte.

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