Ciò che è stato può decomporsi. Il passato può essere rievocato, ma Paul Celan sapeva del crollo del mondo che abbiamo conosciuto noi, resta solo il fumo. Ho dovuto attendere l'arrivo del disco fisso virtuale del mio computer per trovare il simbolo di questa cancellazione irreversibile paragonabile alla cancellazione del mondo e della carne. Infatti la materialità carnale del mondo non scompare come un morto che si lascia dietro le linee nemiche e nemmeno si deposita come le rovine che affondano poco a poco in strati inferiori del suolo , no! Scompare come una riga che svanisce pigiando il tasto " cancella " del computer.
Per questo che noi, settuagenari, siamo testimoni unici che conservano in memoria , non soltanto dei nomi, ma delle percezioni che nessuno più conosce. Molti di quelli che hanno vissuto la rottura ne sono rimasti spezzati. Ne conosco che hanno reciso da soli il filo che li legava all'esistenza di prima della bomba atomica, di prima di Auschwitz e di prima dell'AIDS. Ancora a metà della loro esistenza sono diventati fino al midollo " viejos verdes", verdi invecchiati, che si comportano come se fosse ancora possibile essere dei " padri" in quella azienda di "reality show" che è diventata il " sistema ". Ciò che sotto il Terzo Reich era ancora propaganda che poteva perciò essere banalizzata dalla pubblica opinione del sentito dire , ora si commercializza come un menu del programma del computer e con la polizza di assicurazione , o ancora come consulenze educative, di pompe funebri, di terapie anticancro o terapie di gruppo per quelli che restano. E noi vecchi apparteniamo ai pionieri di questo nonsenso. Siamo gli ultimi della generazione che ha aiutato a trasformare i sistemi dello sviluppo , della comunicazione e dei servizi in bisogni universali. Le montagne di rifiuti che le nuove generazioni gettano in cielo come in terra , nella stratosfera o nelle falde freatiche , sono una pallida immagine accanto all'impotenza programmata che noi abbiamo contribuito a proporre.
Occupavamo già dei posti chiave quando la televisione cominciò a far scomparire la vita quotidiana. Io stesso mi sono battuto perchè i programmi educativi dell'università fossero trasmessi nella piazza di ogni villaggio di Portorico, con la pioggia o col vento. Allora non immaginavo quanto la gestione imprenditoriale della comunicazione avrebbe anestetizzato i sensi e nemmeno prevedevo fino a che punto avrebbe barricato l'orizzonte. Ero ben lontano allora dall'indovinare che le previsioni meteorologiche del telegiornale della sera avrebbero scolorito ben presto il primo sguardo gettato dalla finestra la mattina presto. Per decenni ho trattato con leggerezza , senza indignarmi , astrazioni inconcepibili come : un miliardo di uomini rappresentati con un diagramma. Dal gennaio di quest'anno , la Deutsche Bank mi manda il mio estratto conto decorato con un grafico che permette di confrontare con un solo colpo d'occhio le mie spese al ristorante con quelle di cancelleria e materiali da ufficio .
La realtà dei sensi affonda sempre più sotto le pagine delle istruzioni programmate su come vedere, sentire, gustare. L'educazione alla sopravvivenza in un ambiente irreale comincia dai primi manuali scolastici e finisce col morente che si aggrappa ai risultati delle analisi mediche che gli vengono mostrate e giudica il suo stato di salute solo così. Eccitanti astrazioni hanno catturato le anime e hanno ricoperto la percezione del mondo e di noi stessi come federe di plastica . In un mondo ostile alla morte, non ci si prepara più ad andare verso la morte, ma a morire senza andare da nessuna parte.
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