mercoledì 20 marzo 2013

La morale anarchica



Diciamo, prima di finire, qualcosa su due parole provenienti dalla scuola inglese, altruismo ed egoismo, che di continuo ci urtano le orecchie. Fino ad ora non ne abbiamo parlato, in questo studio. Il fatto è che noi non vediamo la distinzione che i moralisti inglesi hanno cercato di introdurre. Quando diciamo: “Trattiamo gli altri come vogliamo essere trattati noi stessi”, raccomandiamo l'egoismo o l'altruismo? Quando ci eleviamo di più, e diciamo: “La felicità di ognuno è intimamente legata alla felicità di quelli che gli sono intorno. Si può avere per caso qualche anno di felicità relativa in una società basata sull'infelicità degli altri; ma questa felicità ha le fondamenta nella sabbia. Non può durare; la minima cosa basterà per distruggerla; ed è miserabilmente piccola in confronto della felicità possibile in una società di uguali. Così, tutte le volte che mirerai al bene di tutti, agirai bene”, quando diciamo questo, predichiamo l'altruismo o l'egoismo? Constatiamo semplicemente un fatto. E quando aggiungiamo, parafrasando le parole di Guyau: “Sii forte; sii grande in tutte le tue azioni; sviluppa la tua vita in tutte le direzioni; sii quanto più è possibile ricco d'energia, e perciò l'essere più sociale e socievole – se vuoi gioire di una vita piena, intera e feconda. Guidato costantemente da una intelligenza riccamente sviluppata, lotta, rischia – il rischio ha le sue immense gioie – profondi le tue forze senza contarle, per quante ne hai, in tutto ciò che sentirai essere bello e grande – ed allora avrai gioito della più grande somma possibile di felicità. Sii uno con le masse, ed allora, qualunque cosa ti accada, sentirai battere con te proprio i cuori che stimi, e battere contro di te quelli che disprezzi!” quando diciamo ciò insegniamo l'altruismo o l'egoismo? Lottare, affrontare il pericolo: gettarsi nell'acqua per salvare non solo un uomo, ma anche un semplice gatto; nutrirsi di pane secco per mettere fine alle iniquità che ci indignano; sentirsi d'accordo con quelli che meritano di essere amati, sentirsi amati da loro – per un filosofo malato, tutto ciò può essere sacrificio. Ma per l'uomo e la donna pieni di energia, di forza, di vigore, di giovinezza, è il piacere di sentirsi vivere. E' egoismo? E' altruismo? In generale, i moralisti che hanno basato i loro sistemi su una pretesa opposizione tra sentimenti egoistici ed altruistici hanno sbagliato strada. Se questa opposizione esistesse realmente, se il bene dell'individuo fosse realmente opposto a quello della società, la specie umana non avrebbe potuto esistere; nessuna specie animale avrebbe potuto raggiungere lo sviluppo attuale. Se le formiche non trovassero un piacere intenso nel lavorare tutte per il bene del formicaio, e la formica non sarebbe quella che è oggi: l'essere più sviluppato tra gli insetti, un insetto il cui cervello, appena percettibile sotto la lente d'ingrandimento, è potente quasi quanto il cervello di un uomo medio. Se gli uccelli non provassero un piacere intenso nelle loro migrazioni, nelle cure che prodigano nell'allevare la loro progenie, nell'azione comune per la difesa delle loro società contro gli uccelli rapaci, l'uccello non avrebbe raggiunto il suo sviluppo attuale. Il tipo dell'uccello avrebbe subito una regressione, e non un progresso. Quando prevede che verrà un tempo in cui il bene dell'individuo si confonderà con il bene della specie, Spencer dimentica una cosa: se le due cose non fossero sempre state identiche, l'evoluzione stessa del mondo animale non sarebbe stata possibile. Ma in ogni tempo, nel mondo animale come nella specie umana, si trovano molti individui che non comprendendo che il bene dell'individuo e quello della specie sono, al fondo, identici. Non comprendendo che, se vivere una vita intensa è il fine di ogni individuo, egli trova la vita più intensa nella maggiore socialità, nella identificazione più perfetta con quelli che gli sono intorno. Ma ciò non è che una mancanza di intelligenza, una mancanza di comprensione. Ma mai, in nessuna epoca storica, e nemmeno in nessuna era geologica, il bene dell'individuo è stato opposto a quello della società. In ogni tempo sono stati identici, e coloro che l'hanno compreso hanno gioito della vita più completa. La distinzione tra egoismo ed altruismo è dunque assurda ai nostri occhi. E' per questo che non abbiamo detto nulla di quei compromessi che l'uomo, a credere agli utilitaristi, farebbe continuamente tra i suoi sentimenti egoistici e quelli altruistici. Questi compromessi non esistono per l'uomo persuaso. Ciò che esiste, è che realmente, nelle condizioni attuali, anche quando cerchiamo di vivere in modo conforme ai nostri principi ugualitari, ad ogni passo li sentiamo offesi. Per quanto modesti possano essere il nostro vitto e il nostro letto, siamo sempre dei Rothschild in confronto di chi dorme sotto i ponti e che a volte non ha nemmeno del pane secco. Per quanto poco ci diamo alle gioie intellettuali ed artistiche, siamo ancora dei Rothschild in confronto di milioni di persone che rientrano la sera abbrutiti da un lavoro manuale monotono e sporco, che non possono gioire dell'arte e della scienza e che muoiono senza aver mai conosciuto queste alte gioie. Sentiamo di non aver spinto fino all'estremo il principio ugualitario. Ma non vogliamo scendere a compromessi con queste condizioni. Ci ribelliamo contro di esse. Ci pesano. Ci rendono rivoluzionari. Non ci accomodiamo con ciò che ci indigna. Rifiutiamo qualsiasi compromesso, ogni tregua, e ci ripromettiamo di lottare a oltranza contro queste condizioni. Questo non è un compromesso: e l'uomo persuaso non vuole che gli si permetta di dormire tranquillo in attesa che le cose cambino da sole. Giungiamo alla fine del nostro studio. Ci sono delle epoche, abbiamo detto, in cui la concezione morale cambia completamente. Si avverte che ciò che fino ad allora si era considerato morale è in realtà profondamente immorale. In un costume, in una tradizione venerata, ma immorale nel suo fondo, si scopre una morale fatta a vantaggio di una sola classe. La si getta via e si grida: “Abbasso la morale!” Si considera un dovere compiere atti immorali. Salutiamo queste epoche. Sono epoche di critica. Sono il segno più sicuro che nella società si sta facendo un grande lavoro di pensiero. E' l'elaborazione di una morale superiore. Basandoci sullo studio dell'uomo e degli animali abbiamo cercato di dire come sarà questa morale. E abbiamo visto quale morale si profila già nelle idee delle masse e dei pensatori. Questa morale non ordinerà niente. Si rifiuterà assolutamente di modellare l'individuo secondo una idea astratta, così come si rifiuterà di mutilarlo con la religione, la legge ed il governo. Lascerà libertà piena ed intera all'individuo. Diventerà una semplice constatazione di fatti, una scienza. E questa scienza dirà all'uomo: Se non senti in te la forza, se le tue forze sono appena sufficienti per mantenere la tua vita grigiastra, monotona, senza impressioni vivaci, senza grandi gioie, ma anche senza grandi sofferenze, ebbene, attieniti ai semplici princìpi dell'equità ugualitaria. Nelle relazioni ugualitarie troverai la maggiore quantità di felicità possibile, considerate le tue forze mediocri. Ma se senti in te la forza della gioventù, se vuoi vivere e gioire della vita intera, piena, straripante – cioè conoscere la maggiore gioia che un essere vivente possa desiderare – sii forte, sii grandi, sii energico in tutto ciò che farai. Semina la vita intorno a te. Osserva che ingannare, mentire, intrigare, fare il furbo significa avvilirti, farti piccino, riconoscerti debole precocemente, fare come lo schiavo dell'harem che si sente inferiore al suo padrone. Fallo, se vuoi, ma sappi fin d'ora che l'umanità ti considererà piccolo, meschino, debole, e ti tratterà di conseguenza. Non percependo la tua forza, ti tratterà come un essere che merita compassione – null'altro che compassione. Non prendertela con l'umanità, se sei tu stesso a paralizzare la tua forza d'azione. Sii forte, invece. E ogni volta che vedrai una ingiustizia o l'avrai commessa – una iniquità nella vita, una menzogna nella scienza, o una sofferenza imposta dall'altro – rivoltati contro l'iniquità, la menzogna e l'ingiustizia. Lotta! Più sarà intensa la lotta e più sarà intensa la vita. E allora avrai vissuto, e per un'ora di questa vita non darai anni di vegetazione nella putredine d'un pantano. Lotta per permettere a tutti di vivere questa vita ricca e straripante, e sarai certo di trovare in questa lotta delle gioie così grandi, che non ne troverai di simili in nessun'altra attività. Questo è tutto ciò che può dirti la scienza morale. A te scegliere.

1 commento:

Unknown ha detto...

Questo testo può essere copiato e distribuito alle
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Che non se ne modifichi il contenuto.
Che vengano correttamente citati il titolo, l'autore, il
curatore e l'editore: P. Kropotkin, La morale
anarchica, a cura di Antonio Vigilante, edizioni
dsmgtlfpqxz, Pekin 2008.
Che non vi sia fine di lucro.