lunedì 19 novembre 2012

Nessuno può portarti un fiore, Antonieta .

Parigi.
Filosofia, lingue, musica, danza... tutte queste cose ho studiato a Parigi.
A cosa mi sono servite?
Poi sono tornata  in Messico.
Ho fondato il Teatro Ulises.
Anni di grandi entusiasmi, tutto sembrava possibile.
Cocteau, O'Neill, Yeats, Vildrac... Città del Messico apprezzava le opere  che le offrivo?
Ben poco.
Troppo avanti, per non restare indietro.
Ogni tanto recitavo anch'io .
E persino Manuel  si rivelò un talento innato, sul palcoscenico.
Dio, quanto l'ho amato... Manuel Rodriguez Lozano, pittore, che con Rufino Tamayo e Carlos Pelliccer fondò il movimento de  Los Contemporaneos.
Manuel  mi ha concesso il suo corpo, mai il suo cuore.
E credo non abbia mai provato passione  neppure per Abraham, il suo pupillo, l'amante prediletto.
Hai davvero sofferto, Manuel, quando Abraham si è iniettato tanta cocaina in vena da farsi scoppiare il cuore, e proprio nel  tuo letto?
Non lo so...
Sei sempre stato così al di sopra della realtà, Manuel, che non sapendo cosa sia l'ardore non puoi sapere nemmeno cosa sia la sofferenza.
Qui a New York ho conosciuto un poeta andaluso.
Ha un nome bello  quanto il suo volto malinconico: Federico Garcia Lorca .
So di non potermi innamorare di lui, e neppure lo vorrei.
Ma stargli vicina mi acquieta l'anima, sento che la sua sensibilità colma almeno in parte, e anche se per poco, il vuoto che mi porto dentro...

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