mercoledì 14 novembre 2012

La poesia nelle fotografie di Mario Giacomelli

Frank Horvat - Ti voglio chiedere una cosa: c'è questa vita che scorre, e questi istanti che valgono tutti la pena di essere vissuti, e queste diecimila o ventimila foto che tu hai fatto, che sono tutte interessanti. Ma poi ce ne sono venti, o trenta, o quaranta, dove c'è qualcosa di più, la grazia. Tra tutte le foto che tu hai fatto all'ospizio c'è questa, che è stata pubblicata dappertutto… 


Mario Giacomelli - Sai perché per me è bella? Tu vedi la vecchia, l'ospizio. Ma se tu la guardi ancora meglio, non c'è più né vecchia né ospizio, è come un mare bianco, come una barca su un'onda. Ma questo è venuto dopo che ho pianto dentro di me una quantità di volte, di fronte ad altre immagini. Non so se questa è più importante, per me sono tutti attimi, come il respiro, quella prima non è più importante di quella dopo, ce ne son tanti, finché tutto si blocca e tutto finisce. Quante volte abbiamo respirato questa sera? Nessun respiro era più bello dell'altro e tutti insieme sono la vita. Ma un'altra fotografia che sento è questa: perché c'è qualche cosa che ha ancora il sapore di vivo, ma qualche cosa d'altro che è già come decomposto, deformato. Da qui a qui è passato il tempo, qui riesci a decifrare, qui c'è solo una macchia, solo polvere, si è già impastato tutto, perso tutto.
E da dietro, invece, viene una luce. Per un attimo lo sento, questo. Non è una bella fotografia, è tutta sbagliata, ma c'è la mia rabbia di chiedere: "perché essere vivo? perché la morte è così vicina?" Io ho sessant'anni, ed è come avere sessant'anni di morte sulle spalle, più morte addosso che vita. Sono queste idee che si impastano con le figure. Come anche in questa dove si baciano, due amanti, lui gli prende le mani, gli fa una carezza. Nessun amore può avere più dolcezza che questo vecchio con questa vecchia. Io faccio queste immagini perché vorrei che gli altri, dal momento in cui le vedono, vivessero diversamente. Che la carezza che questi ancora cercano da vecchi, da giovani l'avessero saputa fare. Quanta gente vive e non sa carezzare? Quante donne muoiono senza aver mai provato l'orgasmo? Quando io mostro questi vecchi, mostro me stesso, le cose che non ho capito, che avrei voluto fare in un'altra maniera, che vorrei ricominciare. Ma l'immagine è solo una minima parte di quelle che sento, è per questo che se ne fanno tante.


Se vivessi almeno un giorno,
se potessi vivere,
se io vivo,
non saprò mai se era vero
chiuderò gli occhi
e mi vedranno morire,
non ci sarà né prima né dopo,
lascerò la mia porzione
in un chiuso giardino di sogni
e in tutti i posti,
in tutte le vie,
staranno a raccontare
il rovescio della mia vita
dove muore la morte

non sapranno mai se era vero.

Mario Giacomelli


Biografia 
Nato a Senigallia nel 1925 da una famiglia poverissima, a 13 anni Mario Giacomelli comincia a lavorare in una tipografia, affascinato dalle infinite possibilità di comporre parole e immagini offerte dalla stampa. Nello stesso periodo, comincia a dipingere, si appassiona di corse automobilistiche e scrive poesie. Nel 1954 acquista la sua prima macchina fotografica. Assalito da un'ansia investigativa sulla sua identità di narratore, Giacomelli inizia a viaggiare, intendendo i viaggi come escursioni in altri modi di vivere più che dei veri e propri viaggi, che lo riportano alla sua infanzia e alle sue condizioni sociali. Tra il 1954 e il 1957 partecipa a numerosi concorsi fotografici in Italia. Dopo avere completato la sua prima serie "Vita d’ospizio", comincia una serie di nudi femminili e maschili che abbandona negli anni Sessanta. Nella primavera del 1957 si reca a Scanno, un villagio dell'Italia centrale che aveva affascinato anche Henri Cartier-Bresson, dove Giacomelli produce capolavori come "Scanno Boy", e a Lourdes in Francia, dove realizza delle immagini di straordinario impatto emotivo. Negli anni Sessanta, Giacomelli lavora al progetto "Non ho mani che mi accarezzino il volto", universalmente conosciuto come la serie "Pretini", un gruppo di immagini realizzate nel seminario di Senigallia, presentati da Ferrania per la prima volta nell'edizione 1963 del Photokina di Colonia. John Szarkowski, all’epoca direttore del dipartimento di fotografia del MOMA di New York acquista alcune immagini dalla serie "Scanno" e le pubblica nel volume "Looking at Photographs: 100 Pictures from the collection of the Museum of Modern Art". Dopo il grande successo ottenuto dalla serie "Pretini", esposta al Metropolitan Museum di New York e a Bruxelles, negli anni Settanta approfondisce la sua ricerca sulla natura, con i primi scatti aerei di paesaggi e un'incursione nel colore. Il 25 novembre 2000, all’età di 75 anni, Mario Giacomelli si è spento nella sua casa di Senigallia. 

12/09/2012 - 20/01/2013 

Mario Giacomelli. Fotografie dall’Archivio di Luigi Crocenzi 
Museo di Roma in Trastevere 
Piazza S. Egidio, 1/b

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