Un altro uccello estremamente socievole, il pappagallo, è,
come si sa, alla testa di tutta la razza alata per lo sviluppo della sua
intelligenza. Brehm ha così bene riassunti i costumi del pappagallo, che io non
posso fare di meglio che citare la seguente frase: «Eccetto durante la stagione
degli amori, essi vivono in numerose società, o branchi. Essi scelgono un luogo
nella foresta per dimorarvi e partono di là ogni mattina per la loro spedizione
di caccia. I membri di uno stesso gruppo dimorano fedelmente uniti gli uni agli
altri e dividono in comune la buona e la cattiva sorte. Si riuniscono tutti, il
mattino, in un campo, in un giardino o su un albero per nutrirsi di frutta.
Collocano delle sentinelle per vegliare sulla sicurezza del gruppo e sono attenti
ai loro avvisi. In caso di pericolo tutti fuggono, aiutandosi gli uni con gli
altri, e tutti insieme ritornano alle loro dimore. In una parola, essi sono
sempre strettamente uniti». Essi amano inoltre la società di altri animali; nell’India,
le gazze e i corvi vengono insieme da luoghi distanti parecchie miglia per
passar la notte in compagnia dei pappagalli nel folto dei bambù. Quando i
pappagalli si mettono alla caccia, danno prova di un’intelligenza, di una
prudenza, di un’attitudine meravigliosa nel lottare contro le avversità.
Prendiamo,
ad esempio, un branco di cacatoa bianchi di Australia. Prima di partire per
saccheggiare un campo di grano, cominciano con l’inviare una pattuglia per
ricognizione che occupa gli alberi più alti nelle vicinanze del campo, mentre
altri esploratori si posano sugli alberi intermedi tra il campo e la foresta e trasmettono
i segnali. Se l’avviso trasmesso è «tutto va bene» una ventina di cacatoa si
separano dal grosso del gruppo, prendono il loro volo nell’aria, poi si dirigono
verso gli alberi più vicini al campo. Questa avanguardia esamina anche
lungamente le vicinanze e soltanto dopo che ha dato il segnale di avanzare in
tutta la linea la banda intera si slancia simultaneamente e saccheggia il campo
in un momento. I coloni australiani provano la massima difficoltà nell’ingannare
la scaltrezza dei pappagalli; ma se l’uomo, con tutti gli artifici e le armi,
riesce ad ucciderne qualcuno, i cacatoa diventano così prudenti e così vigilanti
che a partire da questo momento, essi sventano tutti gli stratagemmi.Senza dubbio,
l’abitudine della vita in società permette ai pappagalli di raggiungere questo
alto livello d’intelligenza quasi umana e quei sentimenti quasi umani che loro
riconosciamo. La loro grande intelligenza ha condotto i migliori naturalisti a descrivere
qualche specie, particolarmente il pappagallo grigio, come «l’uccello uomo».
Quanto al loro reciproco attaccamento, si sa che quando un pappagallo è stato
ucciso da un cacciatore, gli altri volano al di sopra del cadavere del loro
compagno con delle grida lamentose ed essi stessi «divengono vittime della loro
amicizia», come dice l’Audubon; quando due pappagalli prigionieri, benché
appartenenti a due specie diverse, hanno contratta un’amicizia reciproca, la
morte accidentale di uno dei due amici è seguita qualche volta dalla morte
dell’altro che soccombe di dolore e di tristezza. Non è meno evidente che il loro
stato di società fornisce loro una protezione infinitamente più efficace di
qualsiasi sviluppo del becco e delle ali per quanto perfetto lo si immagini.
Pochissimi uccelli rapaci e pochissimi mammiferi osano venir alle prese con i
pappagalli, eccetto con quelli delle più piccole specie, e Brehm ha ben ragione
di dire dei pappagalli, come dice pure delle gru e delle scimmie socievoli, che
non hanno proprio altri nemici che l’uomo; ed aggiunge: «È molto probabile che
i più grandi pappagalli muoiano di vecchiaia, anziché soccombere sotto l’artiglio
dei nemici». Soltanto l’uomo, grazie alle armi ed all’intelligenza superiore,
che deve pure alla associazione, riuscì a distruggerli in parte. La loro stessa
longevità appare così come un risultato della loro vita sociale. Non potremmo
dire altrettanto della loro meravigliosa memoria, il cui sviluppo deve essere favorito
dalla vita in società e dal pieno godimento delle loro facoltà mentali e fisiche
fino ad un’età molto avanzata? Come si vede da quello che precede, la guerra di
ciascuno contro tutti non è la legge della natura. Il mutuo appoggio è tanto
una legge della natura quanto la lotta reciproca, e questa legge ci apparirà ancor
più evidente quando avremo esaminato qualche altra associazione presso gli
uccelli e presso i mammiferi. Si può già intravedere l’importanza della legge
del mutuo appoggio nell’evoluzione del regno animale, ma il significato di
questa legge diverrà ancora più chiaro, dopo che avremo esaminato qualche altro
esempio e saremo portati a concludere.
Nessun commento:
Posta un commento