giovedì 29 novembre 2012

Meravigliosa semplicità


Un altro uccello estremamente socievole, il pappagallo, è, come si sa, alla testa di tutta la razza alata per lo sviluppo della sua intelligenza. Brehm ha così bene riassunti i costumi del pappagallo, che io non posso fare di meglio che citare la seguente frase: «Eccetto durante la stagione degli amori, essi vivono in numerose società, o branchi. Essi scelgono un luogo nella foresta per dimorarvi e partono di là ogni mattina per la loro spedizione di caccia. I membri di uno stesso gruppo dimorano fedelmente uniti gli uni agli altri e dividono in comune la buona e la cattiva sorte. Si riuniscono tutti, il mattino, in un campo, in un giardino o su un albero per nutrirsi di frutta. Collocano delle sentinelle per vegliare sulla sicurezza del gruppo e sono attenti ai loro avvisi. In caso di pericolo tutti fuggono, aiutandosi gli uni con gli altri, e tutti insieme ritornano alle loro dimore. In una parola, essi sono sempre strettamente uniti». Essi amano inoltre la società di altri animali; nell’India, le gazze e i corvi vengono insieme da luoghi distanti parecchie miglia per passar la notte in compagnia dei pappagalli nel folto dei bambù. Quando i pappagalli si mettono alla caccia, danno prova di un’intelligenza, di una prudenza, di un’attitudine meravigliosa nel lottare contro le avversità.
Prendiamo, ad esempio, un branco di cacatoa bianchi di Australia. Prima di partire per saccheggiare un campo di grano, cominciano con l’inviare una pattuglia per ricognizione che occupa gli alberi più alti nelle vicinanze del campo, mentre altri esploratori si posano sugli alberi intermedi tra il campo e la foresta e trasmettono i segnali. Se l’avviso trasmesso è «tutto va bene» una ventina di cacatoa si separano dal grosso del gruppo, prendono il loro volo nell’aria, poi si dirigono verso gli alberi più vicini al campo. Questa avanguardia esamina anche lungamente le vicinanze e soltanto dopo che ha dato il segnale di avanzare in tutta la linea la banda intera si slancia simultaneamente e saccheggia il campo in un momento. I coloni australiani provano la massima difficoltà nell’ingannare la scaltrezza dei pappagalli; ma se l’uomo, con tutti gli artifici e le armi, riesce ad ucciderne qualcuno, i cacatoa diventano così prudenti e così vigilanti che a partire da questo momento, essi sventano tutti gli stratagemmi.Senza dubbio, l’abitudine della vita in società permette ai pappagalli di raggiungere questo alto livello d’intelligenza quasi umana e quei sentimenti quasi umani che loro riconosciamo. La loro grande intelligenza ha condotto i migliori naturalisti a descrivere qualche specie, particolarmente il pappagallo grigio, come «l’uccello uomo». Quanto al loro reciproco attaccamento, si sa che quando un pappagallo è stato ucciso da un cacciatore, gli altri volano al di sopra del cadavere del loro compagno con delle grida lamentose ed essi stessi «divengono vittime della loro amicizia», come dice l’Audubon; quando due pappagalli prigionieri, benché appartenenti a due specie diverse, hanno contratta un’amicizia reciproca, la morte accidentale di uno dei due amici è seguita qualche volta dalla morte dell’altro che soccombe di dolore e di tristezza. Non è meno evidente che il loro stato di società fornisce loro una protezione infinitamente più efficace di qualsiasi sviluppo del becco e delle ali per quanto perfetto lo si immagini. Pochissimi uccelli rapaci e pochissimi mammiferi osano venir alle prese con i pappagalli, eccetto con quelli delle più piccole specie, e Brehm ha ben ragione di dire dei pappagalli, come dice pure delle gru e delle scimmie socievoli, che non hanno proprio altri nemici che l’uomo; ed aggiunge: «È molto probabile che i più grandi pappagalli muoiano di vecchiaia, anziché soccombere sotto l’artiglio dei nemici». Soltanto l’uomo, grazie alle armi ed all’intelligenza superiore, che deve pure alla associazione, riuscì a distruggerli in parte. La loro stessa longevità appare così come un risultato della loro vita sociale. Non potremmo dire altrettanto della loro meravigliosa memoria, il cui sviluppo deve essere favorito dalla vita in società e dal pieno godimento delle loro facoltà mentali e fisiche fino ad un’età molto avanzata? Come si vede da quello che precede, la guerra di ciascuno contro tutti non è la legge della natura. Il mutuo appoggio è tanto una legge della natura quanto la lotta reciproca, e questa legge ci apparirà ancor più evidente quando avremo esaminato qualche altra associazione presso gli uccelli e presso i mammiferi. Si può già intravedere l’importanza della legge del mutuo appoggio nell’evoluzione del regno animale, ma il significato di questa legge diverrà ancora più chiaro, dopo che avremo esaminato qualche altro esempio e saremo portati a concludere.

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