giovedì 25 ottobre 2012

Tempo di crisi tempo di lotta

"Io non chiedo l'elemosina. Troverò un lavoro: ho dei contatti. Anche gli alberi continuano a crescere".
Un tranviere è stato licenziato  insieme ad alcuni compagni  e risponde  così al consiglio  di sua moglie  di chiedere il sussidio di disoccupazione. Si tratta del protagonista  di Nuvole in viaggio, uno di quei  film di Aki Kaurismaki, traboccante d'amore per i dimenticati.
Il nostro tranviere disoccupato , ultraquarantenne, è contento  il giorno  in cui va al suo primo colloquio di lavoro. Si è fatto la barba  con cura  e ha messo  la sua giacca migliore. Mentre va  via, sua moglie gli augura  buona fortuna: " Un professionista  non ha bisogno di fortuna"  risponde altezzoso.
Di ritorno a casa  che è ancora mattino , non appena apre la porta  si avverte un misto di alcool e sconfitta. Il nostro fiducioso  operaio è stato rifiutato  nella sua offerta di lavoro.
Prima l'illusione , poi la colpa.
E' la storia  di milioni di lavoratori  buttati nella disoccupazione  dalla macchina del capitalismo.E' la sofferenza comune, la violenza invisibile  contro l'operaio, l'ordinaria produzione di eccedenza lavorativa.
Mentre il lavoratore suda oggi nella secrezione  del suo sangue riciclato i meccanismi di mercato  mettono insieme  eserciti di riserva  e tassi di profitto, popolazioni da buttar  via e rendite finanziarie.
All'inizio ci nutriamo di illusioni .Mandiamo ovunque  i curriculum , ci adattiamo al sempre più veloce  dell'addetto di turno, ci ripetiamo  mille volte  l'importante è metterci il cervello , anche se è ormai tanto tempo  che la lista  dei nostri contratti temporanei  è ormai ferma...Il potere è attento  ad alimentare la nostra inesauribile  e imprescindibile  capacità  di autoinganno ; annuncia  offerte di lavoro pubblico, fa presagire  Olimpiadi, esposizioni universali,capitali culturali, grandi  opere  e, soprattutto, distribuisce  alcune migliaia  di speranze sotto forma  di lavori precari.
Poi iniziamo  ad ascoltare sempre più la parola  profilo.
Non risulta il profilo, non soddisfa il profilo, vediamo se l'INEM  ci può cambiare il profilo. Ci familiarizziamo  con la polisemia  della parola : parla di profilo  il responsabile  delle risorse umane nella cortese risposta di rifiuto,ma è anche  il trucchetto  per decidere  sulla merce  lavorativa in questione, la prova dell'addomesticazione , il calcolo  della disposizione  a subordinarsi...
La nostra vita  diventa un casting  permanente , un casting  dove girano gli uomini senza riposo.
La lavoratrice sociale, precaria anch'essa, ci prepara  prima del colloquio di lavoro: " il colloquio te lo fa uno psicologo. Guardalo negli occhi, non sviare lo sguardo. Devi  andare ben vestito, ovviamente; se hai un cappotto, attaccalo all'attaccapanni, per non dare l'impressione di avere fretta. Arriva dieci minuti prima del colloquio. E fai domande; quando ti chiede se hai dei dubbi chiedi, per esempio : quando iniziamo ?"
A scuola ci addestrano alla selettività   e dalla televisione  si impartisce  a tutte le ore  la principale  e decisiva materia : Educazione alla Competenza.
E mentre ci promettono  una vita di trionfi  e ripetono senza tregua  " Tu vali", ci insegnano la tortuosa arte  di competere  per il lavoro  e di competere nel lavoro.
Dopo non viene la rabbia , ma la colpa .
Le fantasie  sulla meritocrazia , che abbiamo  interiorizzato  in materia  quasi impercettibile , crollano.
Il diploma universitario o professionale  si svaluta , le aspettative rimpiccioliscono , la promessa  di mutare  in fisso  i contratti stagionali da netturbino o da postino  non si realizza .
La disoccupazione  e la precarietà si alternano, costituendosi in unico orizzonte . Arrivano  l'ansietà,il tempo liquefatto, le paranoie.
" Cosa ha imparato  in questi due anni  di disoccupazione ?" domanda la responsabile delle risorse umane  al protagonista  di Cacciatori di teste , il disoccupato qualificato  del film di Costa Gavras.
" Credo che se il tempo  di disoccupazione  è corto , può servire per ristrutturarti la vita; se è lungo, la distrugge completamente."
La disoccupazione  come una degradazione  minuziosa mina la salute fisica e psichica , destrutturando l'esistenza privata , deteriorando le relazioni familiari e sociali. La disoccupazione ci si presenta  come qualcosa di naturale, come una parte del gioco, in questo caso come il destino che spetta agli sconfitti sociali. La roulette inappellabile  del talento  detta il suo verdetto; " il darwinismo sociale  si mostra alla borghesia  nel punto culminante  della sua autocoscienza" e, al contrario,  rende evidente  la paurosa assenza  di coscienza di sè delle classi lavoratrici...

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