Ma vi sono da fare
altre considerazioni più importanti, che spiegano la fallacia, oltre che del
sistema rappresentativo, anche del referendo, della legislazione diretta e di
ogni altro sistema che non sia fondato sulla libera volontà di ciascuno,
liberamente accordantesi con gli altri. Si vuol parlare di popolo e di
interessi popolari; ma il popolo non è un corpo unico con interessi unici. Esso
è semplicemente un nome collettivo, serve ad
indicare l'insieme di tanti individui e di tante collettività, di cui ciascuno
ha idee, passioni ed interessi vari, differenti e spesso opposti l'uno
all'altro.
Come potrebbe mai
un governo, un parlamento rappresentare e soddisfare interessi opposti? Come
potrebbe un corpo elettorale, il quale non può dare che un'unica soluzione a
ciascuna questione, soddisfare tutti gli individui che lo compongono e che sono
diversamente interessati nella questione?
In un parlamento,
come in un paese, ciascun interesse si trova in minoranza di fronte alla somma
degli altri interessi; e se è la collettività che deve decidere sugli interessi
particolari, ciascun interesse si trova abbandonato alla discrezione di chi non
vi è interessato, o non lo conosce, o non se ne cura, o ha interessi differenti
ed opposti.
In una data
questione per esempio, la Sicilia, il Piemonte e tutte le regioni Italia hanno
interessi diversi. Se il popolo italiano tutto intero deve decidere per tutti,
avverrà necessariamente che ciascuna regione deve subire la volontà delle altre
regioni prese insieme; e ciascuna sarà oppressa, mentre concorrerà ad opprimere
le altre. Così gl'interessi, per esempio, dei minatori saran decisi dalla massa
della popolazione a cui confronto essi sono una piccola minoranza... e così per
tutti i mestieri, per tutte le località, per tutte le opinioni.
Vi sono certamente
gl'interessi generali, comuni a collettività numerose, a nazioni intere ed
anche a tutta l'umanità, che richiedono per conseguenza il concorso e l'accordo
di tutti gli interessati; e, distrutti gli antagonismi provenienti dalla
proprietà individuale, questi interessi generali e communi si allargheranno
sempre più.
Ma chi stabilisce
quali interessi sono esclusivi di un individuo o di un gruppo, e quali son più
o meno generali? Se v'è un governo, rappresentativo o no, deve necessariamente
decidere esso stesso sulle varie giurisdizioni e stabilire quali interessi sono
di spettanza esclusiva dell'individuo, quali di spettanza di gruppi via via più
larghi, e quali debbono essere regolati dal governo centrale; poiché se non fosse
così, ciascuno negherebbe la competenza del governo in quelle materia in cui la
legge fatta dal governo non gli conviene, ed il governo non potrebbe più
governare.
E siccome
qualunque governo, qualunque corpo costituito, ha naturalmente la tendenza ad allargare
sempre la sua sfera di azione, esso arriva sempre a voler mischiarsi di tutto,
colla scusa che tutto è d'interesse generale; e così è soffocata ogni libertà,
e gl'interessi di ciascuno sono sacrificati agli interessi politici, e d'altra
specie, di chi sta al potere. Il solo modo di determinare quali sono
gl'interessi collettivi ed a quale collettività spetta deciderli, il solo modo
di distruggere gli antagonismi, di armonizzare gli interessi opposti e di
conciliare la libertà di ciascuno con la libertà di tutti gli altri, si è
l'accordo libero tra coloro che sentono l'utilità e la necessità dell'accordo.
Così solo, andando
dall'individuo al gruppo, e da questo a collettività di più in più larghe si
può arrivare ad una organizzazione sociale, in cui mentre la volontà e
l'autonomia di ciascuno sono rispettate, si ha il vantaggio della massima
cooperazione sociale, e resta sempre aperta la via a tutti i perfezionamenti, a
tutti i progressi futuri.
Un'ultima
osservazione.
In ogni corpo
politico vi son oggi differenze enormi di condizioni materiali e di sviluppo
intellettuale e morale tra regione e regione, tra città e città, tra mestiere e
mestiere, tra partito e partito ecc. - e le parti più arretrate, più
reazionarie sono sempre la grande maggioranza.
È una questione di
fatto verificabile in tutti i paesi del mondo. Dappertutto, a causa dello Stato
che costringe a stare insieme gli elementi più diversi e contrari, a causa
della legge a cui tutti sono costretti di ubbidire, dappertutto sono le regioni
più arretrate che dan la forza ai rispettivi governi di tener nell'ubbidienza
quelle più avanzate, e così impediscono loro di costituirsi in modo rispondente
alle proprie aspirazioni ed al proprio grado di sviluppo materiale e morale;
sono le campagne che tengono a freno le città; sono gli abbrutiti dalla
miseria, gli analfabeti, i sommessi, i superstiziosi che servono d'instrumento
ai dominatori per opprimere gl'intelligenti, gli spregiudicati, i ribelli.
Ora, col suffragio
universale i legislatori escono dalla maggioranza; poi è la maggioranza dei
legislatori, cioè la parte più retriva di essi, che fa la legge. Ne risulta
quindi che la legge è fatta effettivamente dalla minoranza, ma dalla minoranza
più arretrata.
Si aggiunga a
questo l'illusione per la quale le minoranze più progredite sperano sempre di
potere pacificamente raggiungere la maggioranza e si lasciano paralizzare dalla
legalità, e resterà dimostrato come il suffragio universale lungi dall'essere
uno strumento di emancipazione e di progresso, è un mezzo per andare indietro.
Date, per esempio,
il suffragio universale all'Italia, ed invece di aver realizzato un progresso,
avrete instaurato, peggio ancora che non sia oggi, il dominio dei preti e dei
grossi proprietari rurali.
Ma vogliamo noi
dunque il dominio delle minoranze? vogliamo quello che si chiama il dispotismo
illuminato? Certamente no, prima perché non ammettiamo che alcuno abbia il
diritto d'imporsi agli altri neppure a fin di bene, né crediamo al bene fatto
per forza; secondo, perché ciascuno crede di aver la ragione per sé e
mancherebbe il tribunale supremo per decidere chi è che l'ha davvero; e
finalmente perché, quando si tratta d'imporsi colla forza e dominare, non sono
i migliori quelli che hanno le qualità adatte a farlo e che vi riescono, ma
gl'ingannatori e gli sciabolatori.
Noi crediamo che
il solo mezzo per emanciparsi e progredire è che tutti abbiano la libertà ed i
mezzi per propagare ed attuare le proprie idee, - e questo è l'Anarchia.
Allora le minoranze più avanzate persuaderanno e trascineranno le più arretrate
con la forza della ragione e dell'esempio.
D'altronde, è sempre così che l'umanità ha progredito, grazie a quel tanto di libertà che i governi sono stati impotenti a soffocare.
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