mercoledì 24 ottobre 2012

Da "Il suffragio universale"


Ma vi sono da fare altre considerazioni più importanti, che spiegano la fallacia, oltre che del sistema rappresentativo, anche del referendo, della legislazione diretta e di ogni altro sistema che non sia fondato sulla libera volontà di ciascuno, liberamente accordantesi con gli altri. Si vuol parlare di popolo e di interessi popolari; ma il popolo non è un corpo unico con interessi unici. Esso è semplicemente  un  nome  collettivo,  serve  ad indicare l'insieme di tanti individui e di tante collettività, di cui ciascuno ha idee, passioni ed interessi vari, differenti e spesso opposti l'uno all'altro.
Come potrebbe mai un governo, un parlamento rappresentare e soddisfare interessi opposti? Come potrebbe un corpo elettorale, il quale non può dare che un'unica soluzione a ciascuna questione, soddisfare tutti gli individui che lo compongono e che sono diversamente interessati nella questione?
In un parlamento, come in un paese, ciascun interesse si trova in minoranza di fronte alla somma degli altri interessi; e se è la collettività che deve decidere sugli interessi particolari, ciascun interesse si trova abbandonato alla discrezione di chi non vi è interessato, o non lo conosce, o non se ne cura, o ha interessi differenti ed opposti.
In una data questione per esempio, la Sicilia, il Piemonte e tutte le regioni Italia hanno interessi diversi. Se il popolo italiano tutto intero deve decidere per tutti, avverrà necessariamente che ciascuna regione deve subire la volontà delle altre regioni prese insieme; e ciascuna sarà oppressa, mentre concorrerà ad opprimere le altre. Così gl'interessi, per esempio, dei minatori saran decisi dalla massa della popolazione a cui confronto essi sono una piccola minoranza... e così per tutti i mestieri, per tutte le località, per tutte le opinioni.
Vi sono certamente gl'interessi generali, comuni a collettività numerose, a nazioni intere ed anche a tutta l'umanità, che richiedono per conseguenza il concorso e l'accordo di tutti gli interessati; e, distrutti gli antagonismi provenienti dalla proprietà individuale, questi interessi generali e communi si allargheranno sempre più. 
Ma chi stabilisce quali interessi sono esclusivi di un individuo o di un gruppo, e quali son più o meno generali? Se v'è un governo, rappresentativo o no, deve necessariamente decidere esso stesso sulle varie giurisdizioni e stabilire quali interessi sono di spettanza esclusiva dell'individuo, quali di spettanza di gruppi via via più larghi, e quali debbono essere regolati dal governo centrale; poiché se non fosse così, ciascuno negherebbe la competenza del governo in quelle materia in cui la legge fatta dal governo non gli conviene, ed il governo non potrebbe più governare.
E siccome qualunque governo, qualunque corpo costituito, ha naturalmente la tendenza ad allargare sempre la sua sfera di azione, esso arriva sempre a voler mischiarsi di tutto, colla scusa che tutto è d'interesse generale; e così è soffocata ogni libertà, e gl'interessi di ciascuno sono sacrificati agli interessi politici, e d'altra specie, di chi sta al potere. Il solo modo di determinare quali sono gl'interessi collettivi ed a quale collettività spetta deciderli, il solo modo di distruggere gli antagonismi, di armonizzare gli interessi opposti e di conciliare la libertà di ciascuno con la libertà di tutti gli altri, si è l'accordo libero tra coloro che sentono l'utilità e la necessità dell'accordo.
Così solo, andando dall'individuo al gruppo, e da questo a collettività di più in più larghe si può arrivare ad una organizzazione sociale, in cui mentre la volontà e l'autonomia di ciascuno sono rispettate, si ha il vantaggio della massima cooperazione sociale, e resta sempre aperta la via a tutti i perfezionamenti, a tutti i progressi futuri.
Un'ultima osservazione. 
In ogni corpo politico vi son oggi differenze enormi di condizioni materiali e di sviluppo intellettuale e morale tra regione e regione, tra città e città, tra mestiere e mestiere, tra partito e partito ecc. - e le parti più arretrate, più reazionarie sono sempre la grande maggioranza.
È una questione di fatto verificabile in tutti i paesi del mondo. Dappertutto, a causa dello Stato che costringe a stare insieme gli elementi più diversi e contrari, a causa della legge a cui tutti sono costretti di ubbidire, dappertutto sono le regioni più arretrate che dan la forza ai rispettivi governi di tener nell'ubbidienza quelle più avanzate, e così impediscono loro di costituirsi in modo rispondente alle proprie aspirazioni ed al proprio grado di sviluppo materiale e morale; sono le campagne che tengono a freno le città; sono gli abbrutiti dalla miseria, gli analfabeti, i sommessi, i superstiziosi che servono d'instrumento ai dominatori per opprimere gl'intelligenti, gli spregiudicati, i ribelli.
Ora, col suffragio universale i legislatori escono dalla maggioranza; poi è la maggioranza dei legislatori, cioè la parte più retriva di essi, che fa la legge. Ne risulta quindi che la legge è fatta effettivamente dalla minoranza, ma dalla minoranza più arretrata.
Si aggiunga a questo l'illusione per la quale le minoranze più progredite sperano sempre di potere pacificamente raggiungere la maggioranza e si lasciano paralizzare dalla legalità, e resterà dimostrato come il suffragio universale lungi dall'essere uno strumento di emancipazione e di progresso, è un mezzo per andare indietro.
Date, per esempio, il suffragio universale all'Italia, ed invece di aver realizzato un progresso, avrete instaurato, peggio ancora che non sia oggi, il dominio dei preti e dei grossi proprietari rurali.
Ma vogliamo noi dunque il dominio delle minoranze? vogliamo quello che si chiama il dispotismo illuminato? Certamente no, prima perché non ammettiamo che alcuno abbia il diritto d'imporsi agli altri neppure a fin di bene, né crediamo al bene fatto per forza; secondo, perché ciascuno crede di aver la ragione per sé e mancherebbe il tribunale supremo per decidere chi è che l'ha davvero; e finalmente perché, quando si tratta d'imporsi colla forza e dominare, non sono i migliori quelli che hanno le qualità adatte a farlo e che vi riescono, ma gl'ingannatori e gli sciabolatori.
Noi crediamo che il solo mezzo per emanciparsi e progredire è che tutti abbiano la libertà ed i mezzi per propagare ed  attuare le proprie idee, - e questo è l'Anarchia. Allora le minoranze più avanzate persuaderanno e trascineranno le più arretrate con la forza della ragione e dell'esempio.
D'altronde, è sempre così che l'umanità ha progredito, grazie a quel tanto di libertà che i governi sono stati impotenti a soffocare.

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