sabato 27 ottobre 2012

Le città cambieranno?


Dovranno cambiare per forza, perché sono sull'orlo del collasso, risponde Murray Bookchin in un libro di recente pubblicazione in America: The Limits of the City (I limiti della città). Secondo Bookchin, le città del mondo moderno, affette da elefantismi, stanno rovinando. "Si stanno disintegrando da tutti i punti di vista: amministrativo, istituzionale e logistico; sono sempre meno in grado di assicurare i servizi minimamente necessari all'abitabilità, alla sicurezza, al trasporto delle merci e delle persone...". Anche in quelle città dove sopravvive una parvenza di democrazia formale "quasi tutti i problemi civici vengono risolti non tramite un'azione che tenga conto delle loro radici sociali, ma per mezzo di un intervento legislativo che riduce ulteriormente i diritti del cittadino come essere autonomo e accresce il potere delle forze che operano al di sopra dell'individuo". Né può giovare, in questo senso, l'opera dei tecnici professionisti: "La pianificazione urbana ha potuto raramente trascendere le disastrose condizioni sociali che ne hanno determinato l'esigenza. Nella misura in cui si è ripiegata e rinchiusa in se stessa, nella sua natura di professione specialistica - attività professionale di architetti, ingegneri e sociologi - è rientrata anch'essa nei limiti angusti della divisione del lavoro caratteristica di quella stessa società che avrebbe dovuto controllare. Non a caso, spesso le proposte di impronta più umanistica per la soluzione dei problemi dell'urbanesimo sono state avanzate da 'non addetti ai lavori', che tuttavia hanno un contatto diretto con l'esperienza reale della gente e con le agonie terrene della vita metropolitana". Bookchin ha ragione. Ebenezer Howard era uno scenografo e Patrick Geddes un botanico. Ma i 'non addetti ai lavori' che più di tutti gli altri, secondo Bookchin, indicano la via da seguire sono i rappresentanti della controcultura giovanile: "Molto è stato scritto sull'isolamento dei giovani nelle comuni rurali. Molto meno si è detto di quanto la controcultura giovanile ha fatto per sottoporre la pianificazione urbana a una critica serrata, spesso avanzando proposte alternative ai disumanizzanti progetti di 'rivitalizzazione' e di 'riabilitazione' urbana...". Per i nuovi progettisti della controcultura "il punto di partenza non era l'oggetto piacevole e l''efficienza con cui rendere più spedito il traffico, le comunicazioni e le attività economiche. I nuovi progettisti miravano piuttosto a stabilire un rapporto tra la progettazione e la necessità di garantire l'intimità personale, la multiformità dei rapporti sociali, la non gerarchicità dei modi di organizzazione, il carattere comunitario della convivenza e l'indipendenza materiale dell'economia di mercato. La progettazione, dunque, non doveva partire da una concezione astratta dello spazio o da una ricerca di funzionalità per il miglioramento dello status quo, bensì da una critica esplicita dello status quo e dal concetto che a questo status quo doveva sostituirsi quello della libertà dei rapporti umani. Gli elementi progettuali della pianificazione avevano la loro origine in alternative sociali del tutto nuove. Si voleva tentare di sostituire lo spazio gerarchico con uno spazio liberato". Si stava, in pratica, riscoprendo la polis, reinventando la comune. Ora Murray Bookchin sa che il movimento di controcultura americano ha abbandonato le vette degli anni '60; non manca, perciò, di inveire contro la rozza retorica politica che è subentrata ai suoi fasti. "La rabbia dei pugni chiusi che esplose alla fine degli anni '60 fu assai più incapace di coinvolgere l'opinione pubblica, sempre più allarmata e frastornata, di quanto non fecero i fiori di alcuni anni prima". Tuttavia, afferma Bookchin, alcune delle rivendicazioni e dei problemi avanzati allora sono imperituri. La richiesta di 'comunità nuove, decentralizzate, fondate su criteri ecologici che integrino in sé i caratteri più avanzati della vita urbana e rurale non sarà mai sopita, per il semplice motivo che "la nostra società, oggi, ha ben poche altre alternative".

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