"In ultima analisi, non è dunque un pugno di governanti quello che ci schiaccia, ma è l’incoscienza, la stupidità dei montoni di Panurgo che costituiscono il bestiame elettorale. Noi lavoreremo senza tregua in vista della conquista della “felicità immediata”, restando partigiani del solo metodo scientifico e proclamando con i nostri compagni astensionisti: L’ELETTORE, ECCO IL NEMICO! E adesso alle urne, bestiame!” Manifesto dei redattori del giornale francese “L’Anarchie”, 1906
giovedì 6 settembre 2012
Ritorno al bagno
Tre giorni dopo, il 30 ottobre, alle undici del mattino, dodici sorveglianti del
bagno, vestiti di bianco, vengono a prenderci in consegna. Prima di partire, una
piccola cerimonia ufficiale: ognuno di noi deve venir identificato e riconosciuto.
Hanno portato con sé le nostre schede antropometriche, fotografie, impronte e altre
fesserie. Verificate le nostre identità, il console francese firma un documento al
giudice della circoscrizione, che è la persona incaricata di consegnarci ufficialmente
alla Francia. I presenti sono tutti stupiti del modo amichevole con il quale veniamo
trattati dai sorveglianti. Nessuna animosità, né parole dure. I tre che sono stati laggiù
più a lungo di noi conoscono diverse guardie e parlano e scherzano con loro come
con dei vecchi compagni. Il caposcorta, comandante Boural, si preoccupa per il mio
stato, mi guarda i piedi e mi dice che verrò curato a bordo, che nel gruppo venuto a
prenderci c'è un buon infermiere.
Il viaggio in fondo alla stiva, in questo trabiccolo, è stato reso faticoso soprattutto
dal caldo soffocante e dal fastidio di essere vincolati due a due alle sbarre di
giustizia che datano dal bagno di Tolone.
Un solo incidente: il battello è stato
costretto a fare carbone a Trinidad. In porto, un ufficiale di Marina inglese ha
richiesto che ci venissero tolte quelle catene. Sembra sia proibito legare degli uomini
a bordo di un'imbarcazione. Ho approfittato di questo incidente per schiaffeggiare un
altro ufficiale ispettore inglese. Con questo gesto, cercavo di farmi arrestare e di
scendere a terra. L'ufficiale mi dice:
«Non l'arresterò e non la farò scendere a terra per il grave reato che ha commesso.
Sarà assai più punito ritornando laggiù.»
Mi ha ripagato con la mia stessa moneta. Insomma, sono proprio destinato a
tornare al bagno. È una sfortuna, perché questi undici mesi di evasione, d'intense e
diverse lotte, finiscono proprio male. Nonostante tutto, nonostante il clamoroso
fallimento di queste numerose avventure, il ritorno verso il bagno, con le sue amare
conseguenze, non può cancellare i momenti indimenticabili che ho vissuto.
Vicino al porto di Trinidad che abbiamo appena lasciato, a pochi chilometri, si
trova l'ineguagliabile famiglia Bowen. Non siamo passati molto lontano da Curaçao,
terra di quel grandissimo uomo che è il vescovo Irénée de Bruyne. Di sicuro,
abbiamo costeggiato anche il territorio degli indios guajiros, dove ho conosciuto
l'amore più puro e appassionato nella sua forma naturalmente spontanea. Tutta la
chiarezza di cui sono capaci i fanciulli, il modo puro di vedere le cose che distingue
quell'età privilegiata, l'ho ritrovato in queste donne indie, piene di volontà, ricche di
comprensione, di amore semplice e di purezza.
E i lebbrosi dell'Isola dei Piccioni! quei miserabili forzati raggiunti da
quell'orrenda malattia, che hanno comunque avuto la forza di trovare nel loro cuore la
nobiltà necessaria per aiutarci!
Fino al console belga con la sua spontanea bontà, e addirittura Joseph Dega che
senza conoscermi si è tanto esposto per me! Tutte queste persone, tutti questi esseri che ho conosciuto nel corso dell'evasione, mi ricompensano di averla compiuta.
Anche se è fallita, la mia evasione è una vittoria, se non altro perché ha arricchito la
mia anima con la conoscenza di persone eccezionali. Non rimpiango di averla
compiuta.
Ecco qui il Maroni, con le sue acque fangose. Siamo sul ponte del Mana. Il sole
dei tropici ha già cominciato a bruciare la terra. Sono le nove del mattino. Rivedo
l'estuario mentre entriamo con calma dove sono partito tanto in fretta. I miei
compagni non parlano. I sorveglianti sono contenti di arrivare. Il mare, durante il
viaggio, è stato brutto e molti di loro adesso sono allegri.
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