venerdì 7 settembre 2012

La libertà degli uguali

Gli uomini privilegiati dimostrano una scarsa propensione a lasciarsi moralizzare o, il che è lo stesso, a riconoscere l’uguaglianza, per cui temiamo fortemente che il trionfo della giustizia non possa effettuarsi se non per mezzo della rivoluzione sociale. Per il momento ci limiteremo a proclamare la verità, d’altronde evidente, che fino a quando l’ambiente sociale non si sarà moralizzato, la morale degli individui sarà impossibile. Affinché gli uomini siano morali, e cioè uomini completi nel vero significato di questa parola, occorrono tre cose: una nascita sana, un’istruzione razionale e integrale accompagnata da un’educazione fondata sul rispetto del lavoro, della ragione, dell’uguaglianza e della libertà, e un ambiente sociale in cui ogni individuo umano, godendo della propria piena libertà, sia realmente, di diritto e di fatto, uguale a tutti gli altri.
Esiste questo ambiente? No. Lo si deve quindi creare. Se nell’ambiente esistente si riuscissero a fondare delle scuole che dessero ai propri allievi l’istruzione e l’educazione più perfette che si possano immaginare, perverrebbero queste a creare degli uomini giusti, liberi, morali? No, perché uscendo dalla scuola si troverebbero in mezzo a una società diretta da principi del tutto opposti; e dato che la società è sempre più forte degli individui, essa non tarderebbe a dominarli, vale a dire a corromperli. Più ancora, la stessa fondazione di tali scuole è impossibile nell’attuale ambiente sociale. Proprio perché la vita sociale abbraccia tutto, essa permea tanto le scuole come la vita delle famiglie e di tutti gli individui che ne fanno parte. I maestri, i professori, i genitori sono tutti membri di questa società e tutti più o meno da quella istupiditi o corrotti. Come potrebbero dare agli allievi quel che manca a loro stessi? La morale si predica utilmente solo con l’esempio e dato che la morale socialista è esattamente l’opposto della morale attuale, i maestri, in qualche misura necessariamente dominati da quest’ultima, dovrebbero comportarsi davanti ai loro allievi in maniera contraddittoria con quel che predicherebbero loro. Dunque l’educazione socialista è impossibile nelle scuole e nelle famiglie attuali. Ma anche l’istruzione integrale è ugualmente impossibile: i borghesi non vogliono affatto che i loro figli diventino dei lavoratori, mentre i lavoratori sono privati di tutti i mezzi per dare ai propri figli l’istruzione scientifica.
Ammiro moltissimo quei buoni socialisti borghesi che ci gridano ogni momento: «Prima istruiamo il popolo e dopo emancipiamolo». Noi al contrario diciamo: che esso si emancipi prima di tutto e che poi s’istruisca da sé. Chi è infatti che dovrebbe istruire il popolo? Voi? Ma voi non lo istruite, voi lo avvelenate cercando di inculcargli tutti i pregiudizi religiosi, storici, politici, giuridici ed economici che garantiscono, a suo discapito, la vostra esistenza e allo stesso tempo uccidono la sua intelligenza, indeboliscono la sua indignazione legittima e la sua volontà! Voi lasciate che venga annientato dal suo lavoro quotidiano e dalla sua miseria, e poi gli dite: «Istruisciti!». Ci piacerebbe proprio vedervi, voi e i vostri figli, istruirvi dopo tredici, quattordici, sedici ore di lavoro avvilente con la miseria e l’incertezza del domani per tutta ricompensa. No signori, nonostante tutto il rispetto che abbiamo per il grande problema dell’istruzione integrale, noi dichiariamo che oggi essa non è il maggiore problema per il popolo, non è la questione prioritaria. La prima questione è quella della sua emancipazione economica, la quale genera subito la sua emancipazione politica e immediatamente dopo la sua emancipazione intellettuale e morale. Conseguentemente, adottiamo in pieno la risoluzione votata dal Congresso di Bruxelles (1867): «Riconoscendo che per il momento è impossibile organizzare un insegnamento razionale, il Congresso invita le diverse sezioni a istituire corsi pubblici seguendo un programma d’insegnamento scientifico, professionale e produttivo, vale a dire un insegnamento integrale, per ovviare il più possibile all’insufficienza dell’istruzione che ora ricevono i lavoratori. Resta fermo che la riduzione delle ore di lavoro è considerata una condizione pregiudiziale indispensabile». Sì, indubbiamente i lavoratori faranno tutto quanto è in loro potere per darsi tutta l’istruzione possibile nelle condizioni materiali in cui attualmente si trovano. Ma senza lasciarsi fuorviare dai richiami di sirena dei borghesi e dei socialisti borghesi, essi concentreranno i loro sforzi innanzi tutto sulla grande questione della loro  emancipazione economica, che dev’essere la madre di tutte le altre emancipazioni.

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