Gli uomini privilegiati dimostrano una scarsa propensione a lasciarsi
moralizzare o, il che è lo stesso, a riconoscere l’uguaglianza, per cui temiamo
fortemente che il trionfo della giustizia non possa effettuarsi se non per mezzo
della rivoluzione sociale. Per il momento ci limiteremo a proclamare la verità,
d’altronde evidente, che fino a quando l’ambiente sociale non si sarà moralizzato,
la morale degli individui sarà impossibile. Affinché gli uomini siano morali, e
cioè uomini completi nel vero significato di questa parola, occorrono tre cose:
una nascita sana, un’istruzione razionale e integrale accompagnata da
un’educazione fondata sul rispetto del lavoro, della ragione, dell’uguaglianza
e della libertà, e un ambiente sociale in cui ogni individuo umano, godendo della propria piena libertà, sia realmente, di diritto e di fatto,
uguale a tutti gli altri.
Esiste questo ambiente? No. Lo si deve quindi creare. Se nell’ambiente esistente si riuscissero a fondare delle scuole che dessero ai propri allievi l’istruzione e l’educazione più perfette che si possano immaginare, perverrebbero queste a creare degli uomini giusti, liberi, morali? No, perché uscendo dalla scuola si troverebbero in mezzo a una società diretta da principi del tutto opposti; e dato che la società è sempre più forte degli individui, essa non tarderebbe a dominarli, vale a dire a corromperli. Più ancora, la stessa fondazione di tali scuole è impossibile nell’attuale ambiente sociale. Proprio perché la vita sociale abbraccia tutto, essa permea tanto le scuole come la vita delle famiglie e di tutti gli individui che ne fanno parte. I maestri, i professori, i genitori sono tutti membri di questa società e tutti più o meno da quella istupiditi o corrotti. Come potrebbero dare agli allievi quel che manca a loro stessi? La morale si predica utilmente solo con l’esempio e dato che la morale socialista è esattamente l’opposto della morale attuale, i maestri, in qualche misura necessariamente dominati da quest’ultima, dovrebbero comportarsi davanti ai loro allievi in maniera contraddittoria con quel che predicherebbero loro. Dunque l’educazione socialista è impossibile nelle scuole e nelle famiglie attuali. Ma anche l’istruzione integrale è ugualmente impossibile: i borghesi non vogliono affatto che i loro figli diventino dei lavoratori, mentre i lavoratori sono privati di tutti i mezzi per dare ai propri figli l’istruzione scientifica.
Ammiro moltissimo quei buoni socialisti borghesi che ci gridano ogni momento: «Prima istruiamo il popolo e dopo emancipiamolo». Noi al contrario diciamo: che esso si emancipi prima di tutto e che poi s’istruisca da sé. Chi è infatti che dovrebbe istruire il popolo? Voi? Ma voi non lo istruite, voi lo avvelenate cercando di inculcargli tutti i pregiudizi religiosi, storici, politici, giuridici ed economici che garantiscono, a suo discapito, la vostra esistenza e allo stesso tempo uccidono la sua intelligenza, indeboliscono la sua indignazione legittima e la sua volontà! Voi lasciate che venga annientato dal suo lavoro quotidiano e dalla sua miseria, e poi gli dite: «Istruisciti!». Ci piacerebbe proprio vedervi, voi e i vostri figli, istruirvi dopo tredici, quattordici, sedici ore di lavoro avvilente con la miseria e l’incertezza del domani per tutta ricompensa. No signori, nonostante tutto il rispetto che abbiamo per il grande problema dell’istruzione integrale, noi dichiariamo che oggi essa non è il maggiore problema per il popolo, non è la questione prioritaria. La prima questione è quella della sua emancipazione economica, la quale genera subito la sua emancipazione politica e immediatamente dopo la sua emancipazione intellettuale e morale. Conseguentemente, adottiamo in pieno la risoluzione votata dal Congresso di Bruxelles (1867): «Riconoscendo che per il momento è impossibile organizzare un insegnamento razionale, il Congresso invita le diverse sezioni a istituire corsi pubblici seguendo un programma d’insegnamento scientifico, professionale e produttivo, vale a dire un insegnamento integrale, per ovviare il più possibile all’insufficienza dell’istruzione che ora ricevono i lavoratori. Resta fermo che la riduzione delle ore di lavoro è considerata una condizione pregiudiziale indispensabile». Sì, indubbiamente i lavoratori faranno tutto quanto è in loro potere per darsi tutta l’istruzione possibile nelle condizioni materiali in cui attualmente si trovano. Ma senza lasciarsi fuorviare dai richiami di sirena dei borghesi e dei socialisti borghesi, essi concentreranno i loro sforzi innanzi tutto sulla grande questione della loro emancipazione economica, che dev’essere la madre di tutte le altre emancipazioni.
Esiste questo ambiente? No. Lo si deve quindi creare. Se nell’ambiente esistente si riuscissero a fondare delle scuole che dessero ai propri allievi l’istruzione e l’educazione più perfette che si possano immaginare, perverrebbero queste a creare degli uomini giusti, liberi, morali? No, perché uscendo dalla scuola si troverebbero in mezzo a una società diretta da principi del tutto opposti; e dato che la società è sempre più forte degli individui, essa non tarderebbe a dominarli, vale a dire a corromperli. Più ancora, la stessa fondazione di tali scuole è impossibile nell’attuale ambiente sociale. Proprio perché la vita sociale abbraccia tutto, essa permea tanto le scuole come la vita delle famiglie e di tutti gli individui che ne fanno parte. I maestri, i professori, i genitori sono tutti membri di questa società e tutti più o meno da quella istupiditi o corrotti. Come potrebbero dare agli allievi quel che manca a loro stessi? La morale si predica utilmente solo con l’esempio e dato che la morale socialista è esattamente l’opposto della morale attuale, i maestri, in qualche misura necessariamente dominati da quest’ultima, dovrebbero comportarsi davanti ai loro allievi in maniera contraddittoria con quel che predicherebbero loro. Dunque l’educazione socialista è impossibile nelle scuole e nelle famiglie attuali. Ma anche l’istruzione integrale è ugualmente impossibile: i borghesi non vogliono affatto che i loro figli diventino dei lavoratori, mentre i lavoratori sono privati di tutti i mezzi per dare ai propri figli l’istruzione scientifica.
Ammiro moltissimo quei buoni socialisti borghesi che ci gridano ogni momento: «Prima istruiamo il popolo e dopo emancipiamolo». Noi al contrario diciamo: che esso si emancipi prima di tutto e che poi s’istruisca da sé. Chi è infatti che dovrebbe istruire il popolo? Voi? Ma voi non lo istruite, voi lo avvelenate cercando di inculcargli tutti i pregiudizi religiosi, storici, politici, giuridici ed economici che garantiscono, a suo discapito, la vostra esistenza e allo stesso tempo uccidono la sua intelligenza, indeboliscono la sua indignazione legittima e la sua volontà! Voi lasciate che venga annientato dal suo lavoro quotidiano e dalla sua miseria, e poi gli dite: «Istruisciti!». Ci piacerebbe proprio vedervi, voi e i vostri figli, istruirvi dopo tredici, quattordici, sedici ore di lavoro avvilente con la miseria e l’incertezza del domani per tutta ricompensa. No signori, nonostante tutto il rispetto che abbiamo per il grande problema dell’istruzione integrale, noi dichiariamo che oggi essa non è il maggiore problema per il popolo, non è la questione prioritaria. La prima questione è quella della sua emancipazione economica, la quale genera subito la sua emancipazione politica e immediatamente dopo la sua emancipazione intellettuale e morale. Conseguentemente, adottiamo in pieno la risoluzione votata dal Congresso di Bruxelles (1867): «Riconoscendo che per il momento è impossibile organizzare un insegnamento razionale, il Congresso invita le diverse sezioni a istituire corsi pubblici seguendo un programma d’insegnamento scientifico, professionale e produttivo, vale a dire un insegnamento integrale, per ovviare il più possibile all’insufficienza dell’istruzione che ora ricevono i lavoratori. Resta fermo che la riduzione delle ore di lavoro è considerata una condizione pregiudiziale indispensabile». Sì, indubbiamente i lavoratori faranno tutto quanto è in loro potere per darsi tutta l’istruzione possibile nelle condizioni materiali in cui attualmente si trovano. Ma senza lasciarsi fuorviare dai richiami di sirena dei borghesi e dei socialisti borghesi, essi concentreranno i loro sforzi innanzi tutto sulla grande questione della loro emancipazione economica, che dev’essere la madre di tutte le altre emancipazioni.
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