«Siamo in guerra» disse Parsons.
Quasi a darne conferma, uno squillo di tromba
proruppe dal teleschermo proprio sopra le loro teste. Stavolta non si trattava
dell'annuncio di una vittoria militare, ma solo di un avviso del Ministero
dell'Abbondanza.
«Compagni» gridò una voce giovanile ed
entusiasta, «compagni, attenzione! Abbiamo per voi notizie straordinarie. La
battaglia per la produzione è stata vinta! Sono stati chiusi i rendiconti
relativi alla produzione di tutti i beni di consumo, dai quali emerge che
rispetto all'anno scorso il tenore di vita si è innalzato di almeno il 20 per
cento. Stamattina in tutta l'Oceania si sono svolte irrefrenabili
manifestazioni spontanee. I lavoratori sono usciti in massa dalle fabbriche e
dagli uffici e sono sfilati per le strade, innalzando striscioni e
gridando la loro gratitudine nei confronti del Grande Fratello per l'esistenza
nuova e felice che la sua sapiente guida ci ha garantito. Diamo ora lettura di
alcuni dati completi: generi alimentari...»
L'espressione "esistenza nuova e
felice" tornò più volte, un ritornello da qualche tempo caro al Ministero
dell'Abbondanza. Parsons, catturato dallo squillo di tromba, se ne stava in
ascolto con un'aria di stuporosa solennità e di nobilitato tedio dipinti sul
volto. Aveva tirato fuori una grossa e sudicia pipa, già per metà piena di
tabacco bruciacchiato (con la razione di tabacco fissata a cento grammi la
settimana, raramente si riusciva a riempire una pipa fino all'orlo). Winston,
invece, fumava una Sigaretta Vittoria, tenen-dola accuratamente in posizione
orizzontale: la nuova razione non sarebbe stata distribuita prima dell'indomani
e di sigarette gliene erano rimaste solo quattro. Al momento aveva smesso di
porgere l'orecchio ai rumori più lontani e si era messo ad ascoltare
quello che proveniva dal teleschermo. A quanto pareva, vi erano state anche
manifestazioni di ringraziamento al Grande Fratello per aver aumentato la
razione settimanale di cioccolato, portandola a venti grammi. Ma se appena
ieri, pensò Winston, avevano annunciato che la razione di cioccolato doveva
essere abbassata a venti grammi! Possibile che potessero mandare
giù una balla simile a distanza di sole ventiquattr'ore? Sì, era
possibile. Parsons se l'era bevuta tranquillamente, con la stupidità di
un animale. Quell'essere senza occhi seduto al tavolo di fronte se l'era bevuta
con l'entusiasmo del fanatico e avrebbe snidato, denunciato e vaporizzato come
una furia chiunque avesse fatto notare che fino alla settimana precedente la
razione di cioccolato era stata di trenta grammi. E pure Syme, magari in una
maniera più complessa, implicante una qualche dose di bipensiero, pure Syme se
l'era bevuta. Era quindi solo lui, Winston, a possedere una memoria?
Lo schermo continuava a riversare quelle cifre
favolose. Rispetto a tre anni prima, erano aumentati i prodotti alimentari, i
vestiti, i mobili, il pentolame, il combustibile, le navi, gli elicotteri, i
libri, le nascite: c'era stato insomma un incremento in tutto, tranne che
nelle malattie, nella delinquenza e nella follia. Anno dopo anno, minuto dopo
minuto, tutto e tutti stavano facendo strepitosi balzi in avanti. Come prima
Syme, Winston aveva sollevato il cucchiaio e rimestava nel sugo scolorito che
colava sul tavolo, tracciandovi dei disegni e nello stesso tempo riflettendo, pieno
di rancore, sui meri aspetti fisici dell'esistenza. Era stato sempre così? Il
sapore del cibo era stato sempre questo? Si guardò intorno. Ecco la mensa: un
locale basso e affollato, pareti rese bisunte dal contatto di innumerevoli
corpi, tavoli e sedie in metallo tutti malconci, così accostati gli uni agli
altri che i vostri gomiti toccavano quelli del vicino, cucchiai piegati, vassoi
pieni di ammaccature, boccali di un bianco sporco, un pavimento anch'esso unto
e tutto crepe, un fetore acidulo nel quale confluivano gli olezzi del gin e del
caffè scadenti, degli abiti sporchi e di quello stufato che sapeva d'alluminio.
Costantemente, nello stomaco e nella pelle, albergava una sorta di protesta, la
sensazione di essere stati defraudati di qualcosa a cui si aveva diritto. Era
vero, tuttavia, che i vostri ricordi non vi rimandavano a nulla di diverso. Per
quanto Winston riuscisse a spaziare nel passato, non c'era mai stato cibo a
sufficienza, non c'erano mai stati calzini o biancheria intima che non fossero
pieni di buchi, i mobili non erano mai stati altro che uno sgangherato
ciarpame, gli ambienti riscaldati poco e male, i treni della metropolitana
affollati, le case cadenti, il pane sempre nero, il tè una rarità, il caffè
nauseabondo, le sigarette insufficienti... non v'era nulla che costasse poco o
fosse disponibile in abbondanza, tranne il gin sintetico. E se tutto ciò
peggiorava, naturalmente, a mano a mano che il corpo invecchiava, non
costituiva comunque il segno che non era questo l'ordine naturale delle cose,
se era vero che il cuore vi veniva meno per lo sconforto, la sporcizia, la
scarsità di ogni bene, per gli inverni interminabili, i calzini che si
attaccavano alle scarpe, gli ascensori che non funzionavano mai, l'acqua
gelata, il sapone che sembrava fosse fatto con la sabbia, le sigarette che si
sbriciolavano fra le dita, il cibo dal sapore strano, malefico? Come sarebbe
potuto apparire intollerabile, tutto ciò, se non si fosse conservato una sorta
di ancestrale ricordo che le cose un tempo erano state diverse?
1 commento:
Siamo in guerra... molto attuale come frase. Tutti vogliono plasmare la realtà per condurci sottomessi verso la loro preconfezionata dimensione di sottomissione.
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