giovedì 11 luglio 2013

Cercando la strada


L’urgenza di alzarsi e andare – di viaggiare, di seguire il cenno dell’orizzonte, di lasciare se stessi e avvicinarsi così a silenzi e spazi interiori – questo bisogno deve essere antico quanto la nostra consapevolezza di essere uomini. Le soste saranno luoghi dell’immaginazione, ma anche tappe della sopravvivenza: una valle privilegiata, un pozzo d’acqua che oscura scintilla, un pascolo per gli animali, un mercato con grida e fruscii di stoffa, una città di uomini assennati e donne dissennate e piccole ciotole piene di dolcetti rossi, petti di piccione ripieni, la stagione è appena cominciata, un incrocio e scontro di stelle, la distanza dove nasce il vento.
I tuoi occhi decifrano istintivamente la terra come fosse un libro che narra di enigmi e pericoli. Niente ti appartiene e tuttavia sei padrone di miriadi di stelle, ora di quel vento, ora di questa direzione, di queste stesse ombre che serpeggiano sulla terra. Ogni viaggio sarà nell’ignoto ma anche così i percorsi sono segnati dal modo in cui pensieri e sogni diventano parole e le parole diventano piste e le piste si trasformano in sabbia. È così che leggi i paragrafi della tua vita...
Viaggi così profondamente da un linguaggio all’altro (ovvero, tra un fiume e l’altro) che non sei più uno straniero nel luogo che è la tua destinazione.
Un giorno tornerai dove sei partito con un altro sguardo negli occhi e l’eco di luoghi lontani nella tua immaginazione. Dentro porterai l’ombra di un mondo leggero e trasparente come le ali delle mosche, libero dall’intersezione di tempo e spazio. Sembri essere lo stesso, e tuttavia sarai lo straniero perché ormai macchiato dalla pelle invisibile di ore infinite passate sulla strada, da strane avventure e grida sconosciute, dall’aver ascoltato i discorsi notturni dei compagni nomadi tuoi simili con i quali hai condiviso l’acqua e l’alba e adesso li conosci più intimamente della tua stessa famiglia.... Presto, l’anno cambierà e gli uccelli migreranno in uno svolazzare di nuovi paragrafi. Il vento riprende a chiamare. C’è un odore nuovo che viene da appena oltre l’orizzonte. Sarà tempo di andare.
Ci sono limiti espressi nei ritmi, nella fine del verso, ma non confini.
Le frontiere sono sempre diverse da come appaiono sulle mappe dei comandanti e dei conquistatori, perché gli spazi che penetri e attraversi sono più profondi e molto più antichi. E non sono statici... La poesia è la tua guida. Ci saranno tribù di poesie a indicarti la strada. Alcune verranno a sussurrarti nel sonno, parlando piano come le brezze dell’oscurità; altre ti bruceranno gli occhi e ti strapperanno le viscere.. E ti pieghi in avanti per ascoltare più da vicino perché adesso sai che l’immaginazione è una migrazione sussurrata d’immagini.
E porterai con te le parole come granelli di sabbia nella tua scarpa (dopo esserti congedato con un inchino dalla dimora di una notte), per mischiarli a un deserto di passi – sempre nuovo, sempre lo stesso.
Ascolta: devi continuare a viaggiare perché la terra ha bisogno di essere scoperta e ricordata ancora e ancora, ciclicamente, creativamente, con le sue stagioni e i suoi suoni, col respiro caldo dell’ospitalità, col tocco guaritore dell’estraneità… per timore che diventi fredda e impenetrabile – uno sterile luogo di potere e politica. La terra ha bisogno che le si ricordi l’eternità di una vita.
Tu, come un vagabondo, sarai il tempo che ricorda se stesso anche se non ha né fine né inizio. E questo tempo di nudità si perderà per essere ritrovato ancora una volta nella poesia dello straniero che ti ha accolto ... L’origine dell’esistenza è il movimento.



Breyten Breytenbach è nato a Bonnievale, Western Cape, a circa 180 km da Città del Capo. Ha studiato letteratura all'Università di Città del Capo e ha partecipato attivamente alla lotta contro il regime di apartheid. All'inizio degli anni '60 lascia il Sudafrica e si trasferisce a Parigi, dove sposa una donna francese di origini vietnamite. Questo gli costerà il divieto di rientrare nel suo paese, dove erano in vigore leggi che proibivano categoricamente le relazioni sentimentali e sessuali tra persone di razze diverse, punendole come atti criminali veri e propri.

In Francia è stato tra i fondatori di Okhela, un gruppo di resistenza che dall'esilio si batteva contro l'apartheid. Durante un viaggio in clandestinità in Sudafrica, nel 1975, viene arrestato in seguito al tradimento dell'African National Congress (che non si fidava di lui). Sconterà sette anni di carcere, accusato di alto tradimento: le condizioni vissute durante la sua prigionia diventeranno materia per il suo romanzo Le confessioni di un terrorista albino. Rilasciato nel 1982, grazie anche alle forti pressioni provenienti dall'opinione pubblica internazionale, tornerà in Francia dove otterrà la cittadinanza francese.

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