Oh, questa vita umana, terrena, così faticosa! È così umiliante, così
meschina. Avete delle ambizioni così misere, dei motivi d’orgoglio banali, delle
vanità infantili. E i successi che per voi hanno valore, che venerate, sono così
vuoti, mio Dio! Sì, io qui sono un servo, io che, prima d’ora non ho mai servito
nessuno, qui non sono che uno schiavo, uno schiavo fra tanti piccoli re e
imperatori meschini, fatti solo di apparenze… e i re sono degli schiavi loro
stessi, schiavi dei loro sudditi, che non sono altro che delle carogne! E
pensare che tu credevi che io fossi venuto qui per via di quelle altre cose…
quelle nullità! Ma perché dovrebbero interessare me, che sono uno spirito
dell’aria, abitante del sommo impero dei Sogni? Noi non abbiamo nessun principio
morale, come gli angeli. I principi morali sono fatti per gli impuri, noi di
questi vincoli non ne abbiamo. I vincoli sono fatti per gli uomini. Noi possiamo
amare la bella che incontriamo nei sogni e il giorno dopo dimenticarla, per poi
incontrarne un’altra e amarla. Anche loro sono creature dei sogni, non ne
esistono altre per noi. Il disonore? E cosa ce ne importa del disonore, noi non
sappiamo nemmeno che cosa sia. Il crimine? Ne commettiamo tutte le notti, di
crimini mentre voi dormite. Per noi non è nulla. Non abbiamo una personalità, o
almeno non ne abbiamo una sola, abbiamo tutte le personalità: siamo onesti in un
sogno, disonesti in quello dopo; in una battaglia siamo in prima linea, in
quella dopo fuggiamo. Non abbiamo catene, non possiamo sopportarle e non abbiamo
casa, non esiste prigione.
"In ultima analisi, non è dunque un pugno di governanti quello che ci schiaccia, ma è l’incoscienza, la stupidità dei montoni di Panurgo che costituiscono il bestiame elettorale. Noi lavoreremo senza tregua in vista della conquista della “felicità immediata”, restando partigiani del solo metodo scientifico e proclamando con i nostri compagni astensionisti: L’ELETTORE, ECCO IL NEMICO! E adesso alle urne, bestiame!” Manifesto dei redattori del giornale francese “L’Anarchie”, 1906
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