mercoledì 12 giugno 2013

Il dizionario del diavolo









processo (s.m.) - Inchiesta formale appositamente designata per ribadire e registrare pubblicamente la specchiata onestà di giudici, avvocati e giurati. Allo scopo di provvedere un efficace contrasto si ricorre a un altro elemento, definito via via come imputato,accusato o prigioniero. Se il contrasto risulta sufficientemente chiaro, tale individuo è costretto a subire una punizione sufficiente a produrre nei succitati e virtuosi signori la confortevole consapevolezza della loro immunità privilegiata,che si somma così a quella del loro congenito valore. Ai giorni nostri, l’accusato è in genere un essere umano o un socialista, ma nel Medioevo anche animali, pesci, rettili e insetti potevano essere messi sotto processo. Un animale che avesse ucciso un uomo, o praticato la stregoneria, era debitamente arrestato,sottoposto a regolare processo, e se condannato veniva messo a morte dal carnefice di Stato.

Insetti che distruggessero campi di grano orti o vigneti, venivano citati davanti a un tribunale civile, e, dopo l’escussione dei testimoni, le arringhe degli avvocati e la sentenza, se continuavano la loro criminosa attività erano deferiti a un’alta corte ecclesiastica dove venivano solennemente scomunicati e banditi con pubblico anatema. Nelle vie di Toledo, alcuni maiali che si erano infilati maliziosamente tra le gambe del viceré, molestandolo non poco, furono colpiti da mandato d’arresto e severamente puniti. A Napoli un asino fu condannato al rogo,ma non risulta se la sentenza sia stata eseguita o no. Il D’Addosio ci ha tramandato dagli archivi del Tribunale di molti processi a tori, cavalli, maiali,galli, cani, capre, eccetera, che senza dubbio debbono avere esercitato benefica influenza sul loro comportamento pubblico e privato. In Svizzera nel 1451 fu discussa una causa contro le sanguisughe che infestavano i laghi vicino a Berna, e il vescovo di Losanna, su mandato dell’università di Heidelberg, intimò che una congrua rappresentanza di questi vermi acquatici venisse condotta davanti alla locale magistratura.

Così fu fatto, e alle sanguisughe, presenti in aula o contumaci, fu intimato di andarsene entro tre giorni: su quelle che, trascorso tale termine, si fossero ancora trovate nella zona veniva invocata la maledizione divina. Nei voluminosi incartamenti di questa “cause célèbre” non c’è alcuna traccia dei risultati finali; non si sa, in poche parole, se le colpevoli abbiano sfidato l’autorità o si siano immediatamente allontanate da quella giurisdizione così poco ospitale.

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