martedì 28 maggio 2013

da "Vivere nel Maniototo"

  Andrew Wyeth, La donna nell’albero
 
 
D’ora in ora più selvatica. Lo so.

Da tanti anni divorata,

tagliata, ritagliata, i rami costretti a destra e a manca,

mi slanciai, fiorendo, minuti fiori bianchi

sopra gli steccati fisso in viso le persone.

Mi guardano le api, mi ha preso in mano il vento.

Forte e aspro è il mio gusto, rigogliose le mie fronde.

Si acciglia la gente, se vede che metto ancora una radice.
 
***
 
Scriverò della stagione del pericolo. Mi rinchiusero in ospedale perché si era aperto un grande squarcio nel banco di ghiaccio fra me e gli altri che guardavo allontanarsi alla deriva, insieme al loro mondo, su un mare color malva dove pesci martello dal languore tropicale nuotavano fianco a fianco con le foche e gli orsi polari. Ero sola sulla banchisa. Si era levato un vento gelido di tormenta e io mi sentivo intorpidita e mi venne voglia di stendermi a dormire e lo avrei fatto, se non fossero arrivati gli sconosciuti con forbici e borse di tela piene di pidocchi e flaconi di veleno con etichette rosse, e altri pericoli di cui non mi ero mai resa conto prima – specchi, camici, corridoi, mobili, metri quadrati, pezze intere di silenzio – in tinta unita e a quadri, campioni gratuiti di voci. E gli sconosciuti, senza parlare, innalzarono tende di calicò e si accamparono insieme a me.
Janet Frame
 
 

Nessun commento: