
“Lo spettacolo è il discorso ininterrotto che l’ordine presente tiene su se stesso, il
suo monologo elogiativo. È l’autoritratto del potere dell’epoca della gestione totalitaria delle condizioni di esistenza. L’apparenza feticista di pura oggettività nelle
relazioni spettacolari nasconde il loro carattere di relazione fra uomini e fra classi:
una seconda natura sembra dominare il nostro ambiente con le sue leggi fatali. Ma
lo spettacolo non è il prodotto necessario dello sviluppo tecnico visto come sviluppo naturale. La società dello spettacolo è al contrario la forma che sceglie il suo
proprio contenuto tecnico. Se lo spettacolo, considerato sotto l’aspetto ristretto
dei «mezzi di comunicazione di massa», che sono la sua manifestazione superficiale più opprimente, può sembrare invadere la società come una semplice strumentazione, questa in effetti non è nulla di neutro, ma la strumentazione stessa che
conviene al suo automovimento totale... Lo spettacolo è il capitale a un tal grado di
accumulazione da divenire immagine”
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