Non andiamo così,
parlando la lingua dei ricchi,
col biglietto della lotteria in tasca,
salutando preti e agenti di borsa,
accumulando rottami,
chiedendo ordine
e che si rispetti, nello sciopero,
il nostro diritto al lavoro.
Disprezzabili, indegni,
sciocchi con la data di scadenza
scritta in fronte.
Non si tratta di ingannarci ma di disobbedire,
poter dire che viviamo per ben altro
che per tener contenti i padroni.
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