giovedì 9 gennaio 2014

Irregolare

«Era una mattina di maggio. Io pestavo le zolle scintillanti di rugiada: piangevo e non sapevo perché. L'aria era fresca; la natura penetrava in fondo all'animo mio. Un rumore colpì le mie orecchie; ahimè! Da una scuola vicina venivano i lamenti dei fanciulli, eco e simbolo del mondo, nel quale io non dovevo trovare un giorno che tiranni e schiavi… Ah!, esclamai a me stesso, l'ingiustizia e la tirannide sono troppo spaventose! Io sarò giusto e savio e dolce e libero; possa Iddio concedermene la forza! Il forte che tiranneggia il debole mi cagiona troppo dolore; e questo sentimento non si cancellerà!».

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