"In ultima analisi, non è dunque un pugno di governanti quello che ci schiaccia, ma è l’incoscienza, la stupidità dei montoni di Panurgo che costituiscono il bestiame elettorale. Noi lavoreremo senza tregua in vista della conquista della “felicità immediata”, restando partigiani del solo metodo scientifico e proclamando con i nostri compagni astensionisti: L’ELETTORE, ECCO IL NEMICO! E adesso alle urne, bestiame!” Manifesto dei redattori del giornale francese “L’Anarchie”, 1906
mercoledì 22 gennaio 2014
da" In difesa di Sante Caserio"
Io sono anarchico perchè adoro la libertà, e con la libertà la vita, l'amore, il più grande sentimento umano. Credo che un giorno debba giungere, in cui gli uomini si meraviglieranno al ricordo dei nostri crudeli combattimenti e del modo come ci opprimiamo l'un l'altro, – così come oggi noi ci meravigliamo quando leggiamo delle lotte fra i cannibali.
Ma allora saranno sparite le cause dell'odio. L'uomo vedrà nell'altro uomo un suo simile, un fratello e un combattente con lui solidale nelle lotte contro le forze cieche della natura. Ognuno avrà assicurato un posto, uguale fra gli uguali, al banchetto della vita.
Il fratricidio di Caino sarà allora una leggenda incredibile, quando gli uomini vivranno in armonia dopo questo secondo diluvio universale, che sarà la rivoluzione per il pane e per la libertà. Sembrerà un'orribile favola, fra gli uomini nuovi, il sapere che dei pseudo-scienzati abbiano tagliuzzato sulla tavola anatomica il cervello di Emilio Henry, e ciò solo perchè i borghesi potessero rimettersi dall'impressione avuta nel vedere l'intrepidezza con cui questo giovane salì il patibolo facendo loro credere nientemeno che la contrazione dei muscoli già rigidi significasse che Henry era morto di paura.
Ed apparirà ancora più infame e incredibile che i magistrati, più creduli del carnefice, facessero spiare nel carcere l'espressione del viso di Caserio nel momento in cui, all'improvviso, la mattina dell'esecuzione, gli si lesse la conferma della sentenza di morte; e che, al leggero tremito della voce e una lacrima che cadde dai suoi occhi, abbian voluto scoprire nel giovane un segno di debolezza. Ma anche se fosse com'essi dicono, e probabilmente è il contrario, – quegli snaturati non avevano cuore da capire che quella lacrima e quel tremito potevano essere, perchè Sante pensava al momento in cui la madre avrebbe letto, laggiù nel villaggio natìo, che suo figlio era morto.
Eppoi, anche ammettendo che causa ne fosse l'ultima lotta della ragione contro l'istinto, che tende con tutte le forze a la vita, chi potrebbe lo stesso dubitare del coraggio di questo giovanetto così nobilmente sacrificatosi nel fior dell'età?
Quando lo stato attuale della società sarà cambiato e più non esisteranno gli odi e le passioni dell'oggi, allora la storia dirà il suo inappellabile verdetto. Le generazioni future dei buoni e dei felici vedranno in un raggio di luce il ghigliottinato fanciullo, che solo uccise pel suo grande amore per tutti gli oppressi e per l'odio verso tanta e tanta ingiustizia.
Lo vedranno ancora, nel modo come subì il supplizio estremo in quella mattina d'estate caliginosa e triste, innanzi a una moltitudine ignorante, che vedeva in lui un assassino di odiata nazionalità, invece del vendicatore dell'umanità ribelle e indignata.
Sì, lo vedranno ancora, sereno e tranquillo, sotto il cieco odio, alzare gli occhi azzurri verso il lontano orizzonte. Ei non contemplò con quello sguardo le mistiche visioni del «piccolo San Giovanni». Sentiva in sè, n'era conscio, che appena il coltello affilato della ghigliottina gli sarebbe caduto sul collo, non ci sarebbe più che tenebre e freddo, il nulla, e che il nulla assoluto riassorbirebbe intero il suo spirito.
Ma pure, qualche cosa come una vibrazione passò traverso l'aria, – egli lo sentì. Era la vibrazione, il fremito delle generazioni venture, ridonate alla pace ed all'amore, da un tale spargimento di sangue che avrebbe colorato in rosso i fiumi ed i mari; dopo che le convulsioni dell'umanità avranno fatta tremare la terra e scoppiare la tempesta, e che l'uragano avrà spazzate via tutte le cose inutili e cattive.
Sì, egli sentì traverso l'aria questa vibrazione; egli, povero e oscuro combattente, figlio della sofferenza delle folle dimenticate, sentì lo zeffiro che giungeva dal suo mondo ideale, e allora il suo cuore, in un attimo palpitò tutta una intera ed ampia vita di lotte e di avvenimenti ancora ignoti.
Animato da questa luce interiore egli avanzò verso la ghigliottina, mentre la moltitudine stupida e codarda imprecava all'uomo che si stava per uccidere. Lo spirito, che animava quella moltitudine non era forse il medesimo della gente d'altri tempi che insultò Cristo, il ribelle di Galilea, lungo la via del Calvario?...
Però con la maggiore serenità Sante Caserio diresse lo sguardo, – oh, quello sguardo! – alla moltitudine imprecante, nell'atto stesso che posò il collo nella lunetta della ghigliottina.
Il grido di battaglia: «Coraggio, compagni! Viva l'Anarchia!» gli fu mozzato in gola dalla lama affilata e diaccia che separò la testa dal corpo.
Nonostante, la moltitudine proseguì a urlare, mentre gli occhi dell'insanguinato capo del martire, vivi ancora, parevano guardare fissamente l'incorruttibile avvenire.
Perciò, soltanto l'avvenire sarà capace di rendere giustizia alla sua memoria.
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