"In ultima analisi, non è dunque un pugno di governanti quello che ci schiaccia, ma è l’incoscienza, la stupidità dei montoni di Panurgo che costituiscono il bestiame elettorale. Noi lavoreremo senza tregua in vista della conquista della “felicità immediata”, restando partigiani del solo metodo scientifico e proclamando con i nostri compagni astensionisti: L’ELETTORE, ECCO IL NEMICO! E adesso alle urne, bestiame!” Manifesto dei redattori del giornale francese “L’Anarchie”, 1906
venerdì 6 dicembre 2013
Al di là della servitù volontaria
Qual'è il principio che orienta il post-anarchismo? Il suo imperativo categorico? La sua utopia, o in altri termini il suo ideale di ragione? Qual'è il punto verso il quale tutto deve tendere? La sua direttrice principale ? La sua formula? La risposta è in questa sublime frase di De La Boètie che costituisce il cuore del pensiero politico contenuto nel Discorso sulla servitù volontaria: " Siate decisi a mai più servire e sarete liberi ".
La liberazione, infatti, viene solo dalla volontà di chi la desidera.
Non è una questione che presuppone un domani, un mitico gran Giorno, nè cade dal cielo come un dono offerto dagli sfruttatori.
Non comporta la carità del capitalismo o la benevolenza dei Signori.
Non spunta quando si trovano a convergere ipotetiche condizioni storiche.
Non dipende dall'azione di un'avanguardia consapevole del proletariato.
Non arriva grazie all'insurrezione di un sottoproletariato straccione finalmente in rivolta.
La liberazione arriva quando ci si rifiuta di dare al potere ciò che di solito gli si dà per farlo esistere.
Il genio politico dell'amico di Montaigne (che scrisse questo grande testo di filosofia politica libertaria all'età di diciassette anni) è semplice: noi viviamo in uno stato di perenne ansia perchè non siamo mai sicuri che il Signore sarà buono con noi, dato che ha il potere di essere malvagio se lo vuole; temiamo il potere anche se deve la sua esistenza solo al credito che noi stessi gli diamo . Eppure, basta che si smetta di sostenerlo e crollerà da solo, come un colosso dai piedi d'argilla. Noi siamo una moltitudine e il potere è uno; l'aggressività, la guerra, la violenza o la brutalità diventano inefficaci se decidiamo di non sorreggere più ciò che ci opprime e che noi stessi abbiamo creato; ci facciamo male da soli e sta a noi impedire questa automutilazione; siamo noi che non vogliamo la libertà, perchè se la volessimo ce la prenderemmo molto facilmente; il nostro silenzio e la nostra passività ci fanno complici del potere; siamo nati liberi, e la libertà è il nostro bene più naturale( basta vedere come si dibatte un animale preso in trappola), ma dapprima la forza, poi l'inganno, e infine l'abitudine producono lo stato di fatto contro il quale non reagiamo più ; la sottomissione genera apatia, arrendevolezza, vanifica il coraggio, la capacità di pensare in grande, dal che discende l'interesse dei governanti a rincretinire i propri sudditi; la servitù si mantiene attraverso la moltiplicazione degli svaghi organizzati dal potere: giochi, spettacoli, feste e celebrazioni ai tempi di la Boètie, oggi le versioni contemporanee di queste attività antisovversive : sport, videogiochi, tirannia informatica, consumismo. La servitù si mantiene anche grazie al sodalizio tra il potere e il sacro, e in tal senso il sistema mediatico aggiunge una corda contemporanea a questo arco, creando un'aura magica mediante la virtualizzazione del corpo del re.
Così il dominio si perpetua anche attraverso coloro che vi trovano un proprio interesse, sistemandosi nei posti buoni e ricevendo un compenso pecuniario simbolico; e sono proprio costoro a fungere da cinghia di trasmissione della servitù.
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