"In ultima analisi, non è dunque un pugno di governanti quello che ci schiaccia, ma è l’incoscienza, la stupidità dei montoni di Panurgo che costituiscono il bestiame elettorale. Noi lavoreremo senza tregua in vista della conquista della “felicità immediata”, restando partigiani del solo metodo scientifico e proclamando con i nostri compagni astensionisti: L’ELETTORE, ECCO IL NEMICO! E adesso alle urne, bestiame!” Manifesto dei redattori del giornale francese “L’Anarchie”, 1906
venerdì 8 novembre 2013
Riane Eisler
Quasi duemila anni fa, sulle sponde del lago di Tiberiade, in Galilea, un giovane ebreo, gentile e caritatevole, accusò le classi dominanti del suo tempo, non solo i ricchi e i potenti, ma anche le autorità religiose, di sfruttare e opprimere il popolo di Palestina. Egli predicava l'amore universale, e insegnava che i miti, gli umili e i deboli avrebbero un giorno ereditato la terra. Inoltre,con le parole e con i fatti, spesso rifiutava la condizione di sottomissione e segregazione in cui la propria cultura relegava le donne. Frequentandole liberamente, cosa che ai suoi tempi era già di per sè una forma d'eresia, Gesù proclamava l'uguaglianza spirituale di tutti gli esseri umani. Non sorprende che le autorità dell'epoca, lige alla Bibbia, considerassero Gesù un pericoloso rivoluzionario, le cui idee sediziose andavano soffocate a tutti i costi. Quanto fossero davvero radicali queste idee, dal punto di vista di un sistema androcratico in cui il predominio dell'uomo sulla donna era il modello di ogni dominio umano, è espresso succintamente in Galati ,3:28. Qui leggiamo infatti che per chi segue il vangelo di Gesù " Non c'è più ne' giudeo nè greco, ne' schiavo ne' libero, ne' uomo ne' donna, perchè tutti siete un sol uomo in Gesù Cristo". Alcuni teologi cristiani , come Leonard Swidler , hanno sostenuto che Gesù era femminista, perchè anche solo dai testi ufficiali o " sacri" risulta chiaro che egli rifiutò la rigida segregazione e sottomissione delle donne del suo tempo. Ma il fine principale del femminismo è la liberazione della donna. Quindi chiamare Gesù femminista non sarebbe storicamente esatto .
Sarebbe più appropriato dire che che gli insegnamenti di Gesù incarnano un'idea gilanica dei rapporti umani. Questa idea non era nuova, e, come abbiamo visto, era contenuta anche nelle parti dell'Antico Testamento conformi a una società di tipo mutuale. Ma questo giovane falegname di Galilea l'aveva espressa in modo molto più forte e, agli occhi delle èlite religiose del tempo, eretico.
Infatti, anche se la liberazione della donna non era il suo obiettivo principale, se consideriamo la predicazione di Gesù nella nuova prospettiva della teoria della trasformazione culturale, ci accorgiamo di un tema sorprendente e unificante: una visione della liberazione di TUTTA l'umanità , tramite la sostituzione dei valori androcratici con quelli gilanici.
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