lunedì 3 giugno 2013

A dei nemici

Sono il leon morente, superbo e solitario, che la caccia insegue sin sulla sua rocca; sono il giglio spezzato, tutto di polvere coperto dalla tempesta e dal vento, e che con piede volgare calpestano l'errante capra ed il pastore ignorante. Son l'aquila ardita, che vede crollare il nido suo nell'orrida tormenta, e che da luogo più alto dei lampi ascolta il tuono, troppo in alto esiliata per rigettare a terra quegli indignati pianti che il fuoco dissecca. Grazie, poichè m'avete dato l'orrore della terra; ho trovato per fuggirvi la via dell'azzurro. Poco m'importano gli strepiti vostri, la vostra folle collera. Vedo, ben oltre voi, un'intera falange di fieri riformatori, dalla fronte superba e pura. Il loro sogno è anche il mio; è grande e sublime. Ovunque lo inseguo! I loro cuor son generosi e freddi i vostri; me ne vado in vetta intorno a voi tutto è sempre crimine e notte. Me ne vado a combattere e morire con loro.

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