mercoledì 29 maggio 2013

Percey Bysse Shelley






L'uomo dall'anima virtuosa non comanda, né obbedisce.

Il potere, come peste, contamina tutto quello che tocca; e l'obbedienza, rovina di ogni genio, virtù, libertà, verità, degli uomini fa tanti schiavi, dell'organismo umano una macchina, un automa. Guarda come le messi germogliano! Il sole infaticabile spande la luce e la vita; i frutti, i fiori, gli alberi crescono; tutte le cose dicono pace, armonia, amore! L'universo, nella silenziosa eloquenza della natura, dichiara che tutti gli esseri compion l'opera di amore e di gioia, tutti… ad accezione d'un refrattario, l'uomo! Lui fabbrica il ferro che pugnala la pace; carezza i serpenti che gli rodono il cuore; glorifica il tiranno, che si rallegra de' suoi dolori e si fa giuoco della sua agonia.

Oh dolore! Oh vergogna! vedere umani petti cozzarsi come bestie feroci assetati di sangue e scannarsi, armati da un uomo che se ne sta in disparte e ride!

Passa l'orribile tiranno, circondato d'acciaio e d'assassini mascherati, a traverso la pubblica via, coperta di cadaveri; i suoi piedi sguazzano nel sangue fresco… Egli sorride! E dice: “Io sento ora che sono veramente re!” E s'asside sul suo trono e fa portar la ruota di tortura ed il fuoco e le tenaglie e gli uncini e gli scorpioni, tutto quello che la sua malvagia anima ha potuto inventare per accrescere gli spasimi.

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