sabato 9 marzo 2013

Perchè?



Ella discese per sentir, fra i campi, il profumo del fieno. Verso l'occaso si accendevan lampi, Ed era, il sole, di faville pieno. E prese, triste, il solito sentiero che tra i colli spariva... odor di biancospino e di mistero, attorno attorno, tèpido, saliva. In alto, tra la pace e gli oliveti il castello regnava, e il bosco, fitto d'ombra e castagneti, il cupo monte, torbido, abbracciava. E tra il verde dei poggi, a la frescura, al canto dei ruscelli, fra l'edera salente per le mura e attorno ai faggi rinverditi e snelli, Sognavano, cantando, le duchesse del palazzo regale: fiori di vita, che il destino elesse a far più belle le dorate sale. E del signore, i sonnolenti schiavi falciavano nel piano; ma le fanciulle dei curvati ignavi bruciavano dell'odio in mezzo al grano. Ella sentì, quasi dolente canto, in profumo d'incenso alzarsi, verso il cielo, in un rimpianto d'anime stanche per un vuoto immenso. A noi... l'egro lavor de la risaia, Che ne insidia i polmoni... il màcero, la fame e la malaria, e le assillanti e torbide visioni. A noi... la spola, il filo ed il telaio per tessere dolore, e l'umido giaciglio del solaio, dove abbrutire il condannato amore. Esse, ravvolte nell'azzurra seta dei soffici divani, si cullano fra il ganzo ed il poeta, che sfiora rime su le bianche mani. E ci prendono e sogno e amore e vita... e passano cantando... e i cenci nostri, con la bocca ardita, arsa di baci, insultano passando. Allor salì per monti e su pei colli una più amara voce, d'ansie ripiena, di singhiozzi folli, e parve franta al peso della croce. Sai tu dirmi perchè questo destino la nostra vita opprime e pruni e sterpi abbiamo sul cammino e una bocca di fiele, il cor, comprime? Sai tu dirmi perchè del triste segno ci màrcano nascendo e non abbiamo un cuore, per sostegno e la vita si sfoglia impallidendo? Sai tu dirmi perchè questa catena i nostri polsi serra e schiavi, inetti, della grande arena, non insorgiamo a dichiarar la guerra? Oh! giovinezza mia, come ben triste passi, sussulti e sfiori... niuno risponde alla domanda, e... triste passi, sussulti... e singhiozzando, muori.

Milano, Luglio 1920.

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