martedì 19 marzo 2013

Noam Chomsky - Intervista-



Professor Chomsky, se la difesa principale è l’appello politico, o il ricorso all’organizzazione politico-economica, sarà utile analizzare più in profondità questo aspetto.
In uno dei suoi saggi, lei ha scritto che ” in una società decente, ognuno avrebbe l’occasione di trovare un mestiere interessante, a ogni persona dovrebbe essere concesso di sviluppare al massimo i suoi talenti “.
Poi proseguiva:” Di cos’altro ci sarebbe bisogno  sotto  forma di particolari  ricompense esteriori, a livello  di potere e ricchezza?
Solo se si presume che applicare i talenti personali in un lavoro socialmente utile e appagante  non sia una ricompensa in sè”.
Credo che questo modo di ragionare  sia attraente  per un mucchio di persone .Però si deve ancora spiegare, secondo me, perchè il tipo di lavoro  che la gente trova appagante  debba corrispondere con quello che c’è bisogno di fare, perlomeno se vogliamo conservare  lo standard di vita a cui siamo abituati e che la gente pretende...



Risposta.
Si, c’è una quantità di lavoro che si deve fare se vogliamo mantenere il nostro standard di vita.
Resta da stabilire quanto debba essere faticoso questo lavoro. Non dimentichiamo che scienza, tecnologia e intelligenza  non si sono dedicate a esaminare la questione, nè a superare il carattere faticoso e autodistruttivo dei lavori necessari alla società. Ciò dipende dal fatto che siamo sempre partiti dal presupposto  che esiste una quantità non indifferente  di schiavi salariati che li eseguiranno perchè altrimenti creperebbero di fame.
Tuttavia, se l’intelligenza umana si volgesse al quesito  di come rendere  significativo il lavoro necessario  per la società, non sappiamo  quale sarà la soluzione.
Secondo me, in buona parte potrebbe essere reso sopportabile. Credo sia un errore postulare che il lavoro fisico, quello che spezza la schiena, debba essere  per forza faticoso. Molti, me compreso, lo svolgono per rilassarsi.
Recentemente, per esempio, mi sono messo in testa, nell’ambito della campagna  per la tutela forestale, di piantare 34 alberi nel prato dietro casa e quindi ho dovuto  scavare altrettante buche nella sabbia.
Per me, che per la maggior parte del tempo faccio altre cose, è stata una fatica, ma confesso che mi sono divertito.
Non mi sarebbe piaciuto se avessi avuto regole professionali, un supervisore, se mi avessero ordinato di farlo in un determinato momento, e così via.
In compenso, se si tratta di un compito svolto in modo disinteressato, bene, lo si può fare.
E senza alcuna tecnologia, senza pensare troppo alla progettazione del lavoro, e via dicendo.


Professor Chomsky non posso che rilevare immediatamente il pericolo potenziale di una simile idea :un’illusione romantica, coltivata  solo da una piccola èlite  privilegiata, come professori, giornalisti e forse altri, che hanno la fortuna di essere pagati per fare quello che gli piacerebbe comunque fare .


Risposta.
Per questo ho iniziato il discorso  con un ipotetico” sè”.
Ho detto che per prima cosa occorre chiedersi in che misura il lavoro necessario alla società, ovvero quello che si richiede per mantenere lo standard di vita che desideriamo, debba essere  faticoso e sgradito.
Credo che la risposta sia questa: molto meno  di quanto lo è oggi.
Ma supponiamo che esso rimarrà gravoso fino a un certo punto.
Allora, la risposta sarà comunque semplice: bisognerà suddividerlo in parti uguali tra le persone capaci di eseguirlo.

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