
Guai se la plebe, contenta di vane promesse, farà dipendere dall’altrui volere le proprie sorti! Essa vedrà molti di coloro che si dicono liberali, umili negli atti, larghi in promesse, con dolci parole adularla, come costumano adulare i tiranni, e carpirne il voto. Divenuti onnipotenti ed inviolabili, pensano al loro meglio, e ribadiscono le sue catene; ed alla richiesta di pane e lavoro rispondono, come l’assemblea francese rispose nel ’48, col cannone. Finché la società verrà composta da molti che lavorano e da pochi che dissipano, e nelle mani di questi pochi sarà il governo, il popolo deriso col nome di libero e di sovrano, [i molti] non saranno che vilissimi schiavi.
Tutte le leggi, tutte le riforme, eziandio quelle in apparenza popolari, favoriscono solamente la classe ricca e culta; imperocché le istituzioni sociali, per loro natura, volgono tutto in suo vantaggio. Voi plebe, allorché crederete avvicinarvi alla meta, ne sarete, invece, più discosti. Voi lavorate, gli oziosi gioiscono; voi producete, gli oziosi dissipano; voi combattete ed essi godono la libertà. Il suffragio universale è un inganno: come il vostro voto può esser libero, se la vostra esistenza dipende dal salario del padrone dalle concessioni del proprietario? voi indubitatamente votereste, costretti dal bisogno, come quelli vorranno. Come il vostro voto può esser giusto, a la miseria vi condanna a perpetua ignoranza e vi toglie ogni abilità per giudicare degli uomini e de’ loro concetti? Come può dirsi libero un uomo la cui esistenza dal capriccio d’un altro uomo dipende?
La miseria è la principale cagione, la sorgente inesauribile di tutti i mali della società, voragine spalancata che ne inghiotte ogni virtù. La miseria aguzza il pugnale dell’assassino; prostituisce la donna; corrompe il cittadino; trova satelliti al dispotismo. Conseguenza immediata della miseria è l’ignoranza, che vi rende incapaci di governare i vostri particolari negozi, nonché quelli del pubblico, e corrivi nel credere tutte quelle imposture che vi rendono fanatici, superstiziosi, intolleranti. La miseria e l’ignoranza sono gli angeli tutelari della moderna società, sono i sostegni sui quali la sua costituzione si incastella, restringendo in picciol giro l’ampio cerchio dell’universale cittadinanza. Il delitto e la prostituzione, conseguenze inevitabili, sgorgano dal seno di questa società. Bagni e patiboli sono le sue opere, volte a punire, con raffinata ipocrisia, i frutti medesimi delle sue viscere. La statistica, scienza moderna, che mostra come indissolubilmente si legano le varie istituzioni sociali, ha già registrato come la miseria e l’ignoranza non scompagnano mai il misfatto. Finché i mezzi necessari all’educazione e l’indipendenza assoluta del vivere non saranno assicurati ad ognuno, la libertà è promessa ingannevole.
I nemici che dobbiamo debellare son molti, è vano l’illudersi, ma se tutti vorremo combattere da liberi cittadini, vinceremo. Cerchiamo penetrare con lo sguardo attraverso l’atmosfera che i pregiudizi ci hanno addensato intorno, né vi sarà difficile discernere, in questo istante che trovasi distrutta la gerarchia sociale, quanto siano mostruose le usurpazioni del ricco e quanto grandi le miserie del popolo! ... Con qual diritto un ozioso proprietario scialacqua col prodotto de’ sudori del fittaiuolo, mentre questi appena potrà offrire un pane alla sua povera e laboriosa famiglia? Con qual diritto, in un’officina in cui cento lavorano, un solo, oltre ogni stima arricchisce, non avendo gli altri, non dico assicurato l’avvenire, ma neanche la benché minima guarentigia del presente, bastando il capriccio di un solo per affamare centinaia di dipendenti? Distruggiamo coteste mostruosità col garantire al contadino ed all’operaio il frutto del loro lavoro, e questi e quelli saranno contenti di lasciare per poco la vanga ed il martello, ed impugnare il moschetto a difesa degli acquistati diritti. Se la vittoria assicura a tutti l’agiatezza, e la disfatta li ricaccia nella miseria, tutti saranno valorosi.
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