
A - NATURA DEL DIO CAPITALE
1. - Medita le parole del Capitale, Dio tuo.
2. - Io sono il Dio mangiatore di uomini: mi metto a
tavola nelle fabbriche e mangio i salariati. Transustanzio in capitale divino
la vita meschina del lavoratore. Io sono l'infinito mistero: la mia sostanza
eterna non è che carne peritura; la mia onnipotenza, nient'altro che debolezza
umana. La forza inerte del Capitale è la forza del salariato.
3. - Princìpio dei princìpi: con me ha inizio ogni
produzione, con me finisce ogni scambio.
4. - Io sono il Dio vivente, presente in ogni luogo:
le ferrovie, gli altiforni, i chicchi di grano, le navi, i vigneti, le monete
d'oro e d'argento sono le membra sparse del Capitale universale.
5. - Io sono l'anima incommensurabile del mondo
civile, dal corpo vario e multiplo all'infinito. Io vivo in ciò che si acquista
e si vende; io agisco in ogni merce e non ne esiste neppure una al di fuori
della mia unità vivente.
6. - Rifulgo nell'oro e puzzo nel letame; rallegro
nel vino e corrodo nel vetriolo.
7. - La mia sostanza che si accresce continuamente
cola, come fiume invisibile, attraverso la materia; divisa e suddivisa al di là
di ogni immaginazione, si racchiude nelle forme speciali rivestite da ogni
merce e, senza posa, trasmigro da una merce all'altra: pane e carne oggi,
domani forza di lavoro del produttore, dopodomani lingotto di ferro, pezza di
calicò, opera drammatica, quintale di sego, sacco di concime. La trasmigrazione
del Capitale non si ferma mai.
La mia sostanza non muore mai; ma le sue forme sono periture, esse finiscono e passano.
La mia sostanza non muore mai; ma le sue forme sono periture, esse finiscono e passano.
8. - L'uomo vede, tocca, sente e gusta il mio corpo,
ma il mio spirito più sottile dell'etere è inafferrabile dai sensi. Il mio
spirito è il Credito; per manifestarsi, esso non ha bisogno di corpi.
9. - Chimico più erudito di Berzélius e di Gherardt,
il mio spirito trasmuta i vasti campi, le colossali macchine, i metalli pesanti
e le mandrie mugghianti in azioni cartacee; e, più leggere di palle di sambuco,
animate dall'elettricità, i canali e gli altiforni, le miniere e le fabbriche
saltano di mano in mano nella Borsa, il mio tempio sacro.
10. - Senza di me, non comincia nulla né finisce
nulla nei paesi governati dalla Banca. Io fecondo il lavoro; io addomestico al
servizio dell'uomo le forze irresistibili della natura e metto nelle sue mani
la potente leva della scienza accumulata.
11. - Io avvolgo le società nella rete d'oro del
commercio e dell'industria.
12. - L'uomo che non mi possiede, che non ha
Capitale, cammina nudo per strada, circondato da nemici feroci e armati di
tutti gli strumenti di tortura e di morte.
13. - L'uomo che non ha Capitale, se è forte come un
toro, gli caricano sulle spalle un peso più grande; se è laborioso, come la
formica, gli raddoppiano il lavoro, se è sobrio come l'asino, gli riducono la
sua razione.
14. - Che cosa sono la scienza, la virtù e il lavoro
senza il Capitale? Vanità e rodimento di spirito.
15. - Senza la grazia del Capitale, la scienza fa
smarrire l'uomo nei sentieri della follia; il lavoro e la virtù lo gettano
nell'abisso della miseria.
16. - Né la scienza né la virtù né il lavoro
soddisfano lo spirito dell'uomo; sono io, il Capitale, che nutro la folla dei
suoi appetiti e delle sue passioni.
17. - Io mi dò e mi riprendo secondo il mio piacere e
non devo render conto. Io sono l'Onnipotente che comanda alle cose che vivono e
alle cose che sono morte.
B - ELETTO DAL CAPITALE
1. - L'uomo, questo infetto ammasso di materia, viene
al mondo nudo come un verme e, rinchiuso in una cassa come un fantoccio,
marcirà sotto terra e la sua putredine ingrasserà l'erba dei campi.
2. - E tuttavia, è questo sacco di immondizia e di
fetore che io ho scelto a rappresentare me, il Capitale, la cosa più sublime
che esista sotto il sole.
3. - Le ostriche e le lumache hanno un valore per la
qualità della loro natura bruta; il capitalista non conta che in quanto io l'ho
scelto come mio eletto; egli non vale che per il Capitale che rappresenta.
4. - Io arricchisco lo scellerato nonostante la sua
scelleratezza; io immiserisco il giusto nonostante la sua giustizia. Io scelgo
chi mi pare.
5. - Io scelgo il capitalista non per la sua
intelligenza né per la sua probità né per la sua bellezza né per la sua
giovinezza. La sua imbecillità, i suoi vizi, la sua laidezza e la sua
decrepitudine sono altrettanti testimoni della mia incalcolabile potenza.
6. - Dacché io ne faccio il mio eletto, il
capitalista incarna la virtù,la bellezza, il genio. Gli uomini trovano la sua
imbecillità spirituale, sostengono che il suo genio non ha niente a che fare
con la scienza dei pedanti; i poeti gli chiedono ispirazione e gli artisti
ricevono in ginocchio le sue critiche come i dettami del gusto; le donne
giurano che è il Don Giovanni ideale; i filosofi erigono i suoi vizi a virtù;
gli economisti scoprono che il suo ozio è la forza motrice del mondo sociale.
7. - Un esercito di salariati lavora per il
capitalista che beve, mangia, gode e si riposa dalle sue fatiche del ventre e
del basso ventre.
8. - Il capitalista non lavora né con le mani né col
cervello.
9. - Egli ha bestiame maschile e femminile per
lavorare la terra, forgiare il metallo e tessere le stoffe; ha dei direttori e
dei capi per dirigere le fabbriche e dei saggi per pensare. Il capitalista si
dedica al lavoro delle latrine; egli beve e mangia per produrre letame.
10. - Io ingrasso l'eletto con un benessere perpetuo;
perché che c'è di meglio e di più reale sulla terra che bere, mangiare, godere
e divertirsi? Il resto non è che vanità e rodimento di spirito.
11. - Addolcisco le amarezze e tolgo le pene da tutte
le cose perché la vita sia gradevole e dolce per l'eletto.
12. - La vista ha il suo organo; l'odorato, il tatto,
il gusto, l'udito, l'amore hanno anch'essi il loro organo. Non rifiuto nulla di
quel che desiderano gli occhi, la bocca e gli altri organi dell'eletto.
13. - La virtù è a due facce: la virtù del
capitalista è di accontentarsi; la virtù del salariato di privarsi.
14. - Il capitalista prende sulla terra ciò che gli
pare; è lui il padrone. Se è stufo delle donne, ridesterà i suoi sensi con
delle vergini bambine.
15. - Il capitalista è la legge. I legislatori
redigono i Codici secondo la sua convenienza e i filosofi aggiustano la morale
secondo i suoi costumi. Le sue azioni sono giuste e buone. Ogni atto che lede i
suoi interessi è un crimine e sarà punito.
16. - Riservo agli eletti una felicità unica, ignota
ai salariati. Fare profitti è la gioia suprema. Se l'eletto che incassa dei
profitti perde sua moglie, sua madre, i suoi figli, il suo cane e il suo onore,
si rassegna. Non riuscire più a realizzare profitti è la disgrazia
irreparabile, da cui il capitalista non si consolerà mai.
C - DOVERI DEL CAPITALISTA
§ 1.
1. - Molti sono i chiamati e pochi sono gli eletti;
tutti i giorni, io riduco il numero dei miei eletti.
2. - Io mi dono ai capitalisti e mi divido tra loro;
ogni eletto riceve in deposito una briciola del Capitale unico; e ne conserva
il godimento unicamente se la accresce, se la fa figliare. Il Capitale si ritira
dalle mani di colui che non rispetta la sua legge.
3. - Ho scelto il capitalista per estrarre
plusvalore; accumulare i profitti è la sua missione.
4. - Per essere libero e a suo agio nella caccia ai
profitti, il capitalista rompe i legami dell'amicizia e dell'amore; non conosce
amici né fratello né madre né moglie né figli dove c'è un guadagno da
realizzare.
5. - Egli si erge al di sopra delle futili
delimitazioni che rinchiudono i mortali in una patria o in un partito; prima di
essere russo o polacco, francese o prussiano, inglese o irlandese, bianco o
nero, l'eletto è sfruttatore; non è monarchico o repubblicano, conservatore o
radicale, cattolico o libero pensatore se non come sovrappiù. L'oro ha un
colore; ma dinanzi a esso, le opinioni dei capitalisti non hanno alcun colore.
6. - Il capitalista intasca con la stessa
indifferenza il denaro bagnato di lacrime, il denaro sporco di sangue, il
denaro macchiato di fango.
7. - Egli non sacrifica ai pregiudizi volgari. Non
fabbrica per consegnare merci di buona qualità, ma per produrre merci che diano
grossi profitti. Non fonda società finanziarie per differenziare i dividendi,
ma per impadronirsi dei capitali degli azionisti; perché i piccoli capitali
appartengono
ai grandi e, al di sopra di essi, vi sono dei capitali ancor più grandi che li sorvegliano per divorarli nel tempo. Questa è la legge del Capitale.
ai grandi e, al di sopra di essi, vi sono dei capitali ancor più grandi che li sorvegliano per divorarli nel tempo. Questa è la legge del Capitale.
8. - Elevando l'uomo alla dignità di capitalista, io
gli trasmetto una parte della mia onnipotenza sugli uomini e sulle cose.
9. - Il capitalista deve dire: la società sono io; la
morale sono i miei gusti e le mie passioni; la legge è il mio interesse.
10. - Se un solo capitalista viene leso nei suoi
interessi, la società tutta intera è in sofferenza; perché l'impossibilità di
accrescere il Capitale è il male dei mali; il male contro il quale non esiste
rimedio.
11. - Il capitalista fa produrre e non produce; fa
lavorare e non lavora; ogni occupazione manuale o intellettuale gli è vietata,
perché lo svierebbe dalla sua sacra missione: l'accumulazione dei profitti.
12. - Il capitalista non si trasforma in scoiattolo
ideologico, girando una ruota che non muove che l'aria.
13. - Egli non si cura affatto che i cieli raccontino
la gloria di Dio; egli non va a indagare se la cicala canta col didietro o
colle ali e se la formica è una capitalista.(6)
14. - Egli non si cura né dell'inizio né della fine
delle cose, egli non si occupa che di far loro produrre profitti.
15. - Egli lascia che i teologi dell'economia
ufficiale perorino sul monometallismo e il bimetallismo; ma egli intasca, senza
distinzione, le monete d'oro e d'argento alla sua portata.
16. - Egli lascia agli eruditi che non son capaci
d'altro lo studio dei fenomeni della natura e agli inventori l'applicazione
industriale delle forze naturali, ma si affretta ad accaparrarsi le loro
scoperte appena diventano sfruttabili.
17. - Non si affatica la mente per sapere se il Bello
e il Buono sono una sola identica cosa, ma egli si regala dei tartufi così
buoni da mangiare e più brutti da vedersi che gli escrementi del porco.
18. - Applaude i discorsi sulle verità eterne, ma
guadagna denaro con le falsificazioni quotidiane.
19. - Non specula sull'essenza della virtù, della
coscienza e dell'amore, ma specula sulla loro vendita e sul loro acquisto.
20. - Non indaga se la Libertà sia buona in sé; si
prende tutte le libertà per non lasciarne che il nome ai salariati.
21. - Non discute se il Diritto primeggi sulla Forza,
perché sa di avere tutti i diritti, in quanto possiede il Capitale.
22. - Non è né a favore né contro il suffragio
universale, né a favore né contro il suffragio ristretto, ma si serve di
entrambe: compra gli elettori del suffragio ristretto e imbroglia quelli del
suffragio universale. Se deve optare, si pronuncia per quest'ultimo, in quanto
il più economico: perché se è obbligato a comprare gli elettori e gli eletti
del suffragio ristretto, gli basta comprare gli eletti del suffragio
universale.
23. - Non si immischia nel dibattito sul libero
scambio e sul protezionismo: egli è di volta in volta liberoscambista e
protezionista a seconda delle opportunità del suo commercio e della sua
industria.
24. - Egli non ha princìpi: neppure il principio di
non avere princìpi.
§ 2
25. - Il capitalista è nella mia mano la verga di
bronzo che guida l'indocile mandria dei salariati.
26. - Il capitalista soffoca nel suo cuore ogni
sentimento umano, è senza pubblico, tratta il suo simile più duramente della
sua bestia da soma. Gli uomini, le donne e i bambini non gli appaiono che come
delle macchine per profitti. Egli abitua il suo cuore, perché i suoi occhi
contemplino la miseria dei salariati e perché le orecchie sentano le loro grida
di rabbia e di dolore, e non sussulti.
27. - Come una pressa idraulica scende lentamente,
inesorabilmente, riducendo al volume più minuscolo, al più perfetto
disseccamento la polpa sottoposta alla sua azione; così, spremendo e torcendo
il salariato, il capitalista estrae il lavoro che contengono i suoi muscoli e i
suoi nervi; ogni goccia di sudore che estrae si trasforma in capitale. Quando, consumato
e esausto, il salariato non rende più sotto la sua torsione il superlavoro che
produce il plusvalore, egli lo butta in mezzo alla strada come gli avanzi e
l'immondizia delle cucine.
28. - Il capitalista che risparmia il salariato mi
tradisce e si tradisce.
29. - Il capitalista mercantilizza l'uomo, la donna e
il bambino, affinché chi non possiede né sego né lana né alcuna altra merce,
abbia almeno qualcosa da vendere, la sua forza muscolare, la sua intelligenza,
la sua coscienza. Per trasformarsi in capitale, l'uomo deve prima diventare
merce.
30. - Io sono il Capitale, il padrone dell'universo,
il capitalista è il mio rappresentante: dinanzi a lui gli uomini sono uguali,
tutti ugualmente curvi sotto il suo sfruttamento. Il manovale che loda la sua forza,
l'ingegnere che offre la sua intelligenza, il cassiere che vende la sua onestà,
il deputato che traffica con la sua coscienza, la donnina allegra che offre il
suo sesso, sono per il capitalista dei salariati da sfruttare.
31. - Esso perfeziona il salariato: lo costringe a
riprodurre la sua forza di lavoro con un'alimentazione rozza e avvelenata,
perché la venda a meno e lo costringe ad acquisire l'ascetismo dell'anacoreta,
la pazienza dell'asino e l'assiduità al lavoro del bue.
32. - Il salariato appartiene al capitalista: è la
sua bestia da lavoro, il suo bene, la sua cosa. Nella fabbrica in cui non si
deve capire quando si leva il sole né quando comincia la notte, egli guarda con
cent'occhi il suo operaio, perché non si distragga dal suo lavoro con un gesto
o con una parola.
33. - Per il salariato il tempo è denaro: ogni minuto
che perde è un furto che commette.
34. - L'oppressione del capitalista segue il
salariato come la sua ombra fin nella sua catapecchia, perché non può
corrompersi lo spirito con delle letture e dei discorsi socialisti né
affaticarsi il corpo con divertimenti. Deve rientrare in casa sua all'uscita
dalla fabbrica, mangiare e andare a letto, in modo da dare l'indomani al suo
padrone un corpo fresco e in forma e uno spirito rassegnato.
35. - Il capitalista non riconosce al salariato alcun
diritto, neppure il diritto alla schiavitù, che è il diritto al lavoro.
36. - Spoglia il salariato della sua intelligenza e
della sua abilità manuale e le trasfonde nelle macchine che non si ribellano.
D - MASSIME DI DIVINA SAGGEZZA
1. - Il marinaio viene assalito dalla tempesta; il
minatore vive tra il grisù e i crolli, l'operaio si muove tra ingranaggi e
cinghie della macchina di ferro; la mutilazione e la morte si ergono dinanzi al
salariato che lavora: il capitalista che non lavora è al riparo da ogni
pericolo.
2. - Il lavoro sfinisce, uccide e non arricchisce: si
ammassano fortune non lavorando ma facendo lavorare gli altri.
3. - La proprietà è il frutto del lavoro e la
ricompensa dell'ozio.
4. - Non si cava vino da un sasso né profitti da un
cadavere: non si sfruttano che i vivi. Il boia che ghigliottina un criminale
froda il capitale di un animale da sfruttare.
5. - Il denaro e tutto ciò che esso compra non hanno
odore.
6. - Il denaro riscatta le sue qualità disonorevoli
con la sua quantità.
7. - Il denaro sostituisce la virtù in chi lo
possiede.
8. - Un favore non è un buon investimento.
9. - Prima di coricarsi, è meglio dirsi ho fatto un
buon affare, piuttosto che una buona azione.
10. - Il padrone che fa lavorare i salariati
quattordici ore su ventiquattro non perde la sua giornata.
11. - Non risparmia né il buono né il cattivo
operaio, perché il buono come il cattivo cavallo hanno bisogno dello sperone.
12. - L'albero che non dà frutti dev'essere sradicato
e bruciato; l'operaio che non dà più profitto dev'essere condannato alla fame.
13. - L'operaio che si ribella, riempilo di piombo.
14. - Ci mette più tempo la foglia di gelso a
diventare seta che il salariato a diventare capitale.
15. - Rubare in grande e restituire in piccolo,
questa è filantropia.
16. - Fare collaborare gli operai all'edificazione
della propria fortuna, questa è cooperazione.
17. - Prendersi la parte più grossa dei frutti del
lavoro, questa è partecipazione.
18. - Il capitalista, libertario fanatico, non
pratica l'elemosina; perché questa toglie al disoccupato la libertà di morire
di fame.
19. - Gli uomini non sono nient'altro che macchine
per produrre e per consumare: il capitalista acquista gli uni e corre dietro
alle altre.
20. - Il capitalista ha due lingue nella sua bocca,
una per comprare e l'altra per vendere.
21. - La bocca che mente dà la vita alla borsa.
22. - La delicatezza e l'onestà sono i veleni degli
affari.
23. - Rubare a tutti equivale a non rubare a nessuno.
24. - Dimostra che l'uomo è capace di dedizione, come
un barboncino, dedicandoti a te stesso.
25. - Diffida dell'uomo disonesto, ma non ti fidare
dell'onesto.
26. - Promettere dimostra bonomia e urbanità, ma
mantenere le promesse denota debolezza morale.
27. - Le monete sono coniate con l'effigie del
sovrano o della repubblica perché, come gli uccelli del cielo, non appartengono
che a colui che li acchiappa.
28. - Le monete da cento soldi si raccolgono sempre
quando cadono, anche nell'immondizia.
29. - Ti preoccupi di molte cose, ti crei seri
scrupoli, ti sforzi di essere onesto, ambisci alla cultura, brighi per un
posto, cerchi gli onori; e tutto ciò non è che vanità e brezza di vento; una
sola cosa è necessaria: il Capitale, sempre il Capitale.
30. - La giovinezza appassisce, la bellezza
avvizzisce, l'intelligenza s'offusca, solo l'oro non ha rughe né invecchia.
31. - Il denaro è l'anima del capitalista e il motore
delle sue azioni.
32. - In verità vi dico, vi è maggior gloria ad
essere un portafoglio gonfio di oro e di banconote, che un uomo più onusto di
talenti e di virtù dell'asino che porta legumi al mercato.
33. - Il genio, lo spirito, il pudore, la probità, la
bellezza non esistono che in quanto hanno un valore venale.
34. - La virtù e il lavoro non sono utili che negli
altri.
35. - Non c'è niente di meglio per il capitalista che
bere, mangiare e divertirsi: è anche ciò che di più sicuro gli rimarrà quando
avrà terminato i suoi giorni.
36. - Finché abita tra gli uomini illuminati e
riscaldati dal sole, il capitalista deve godersela, perché non si vive due
volte la stessa ora e non si sfugge alla disgustosa e oltraggiosa vecchiaia che
afferra l'uomo per la testa e lo spinge nella tomba.
37. - Nel sepolcro in cui andrai, le tue virtù non ti
accompagneranno; non troverai che vermi.
38. - Al di là di un ventre pieno e che digerisce
ottimamente e di sensi robusti e soddisfatti, non v'è che vanità e rodimento
d'animo.
E - ULTIMA VERBA
1. - Io sono il Capitale, il re del mondo.
2. - Io vado accompagnato dalla menzogna,
dall'invidia, dall'avarizia, dall'imbroglio e dall'omicidio. Porto la divisione
nella famiglia e la guerra nella città. Semino, ovunque passo, l'odio, la
disperazione, la miseria e le malattie.
3. - Io sono il Dio implacabile. Godo delle discordie
e delle sofferenze. Torturo i salariati e non risparmio i capitalisti miei
eletti.
4. - Il salariato non mi può sfuggire: se per
evitarmi attraversa le montagne , mi trova al di là; se attraversa i mari, io
l'aspetto sull'altra riva dove sbarca. Il salariato è mio prigioniero e la
terra la sua prigione.
5. - Rimpinzo i capitalisti con un benessere pesante,
stupido e pieno di malattie. Io eviro fisicamente e intellettualmente i miei
eletti: la loro razza si estingue nell'imbecillità e nell'impotenza.
6. - Riempio i capitalisti di tutto ciò che è
desiderabile e li castro di ogni desiderio. Carico le loro tavole di vivande
appetitose e sopprimo l'appetito. Adorno i loro letti con donne giovani ed
esperte in carezze e inturgidisco i loro seni. Tutto l'universo gli risulta
insulso, fastidioso e noioso: sbadigliano per tutta la vita; invocano il nulla
e l'idea della morte li raggela di paura.
7. - Quando pare a me e senza che la mente degli
uomini sondi le mie ragioni, ghermisco i miei eletti e li precipito nella miseria,
la gehenna dei salariati.
8. - I capitalisti sono i miei strumenti. Mi servo di
loro come di una frusta dalle mille corregge per flagellare la stupida mandria
dei salariati. Elevo i miei eletti al primo rango della società e li disprezzo.
9. - Io sono il Dio che guida gli uomini e confonde
la loro ragione.
10. - Il poeta dei tempi antichi ha predetto l'era
del Capitalismo; egli ha detto: "Adesso i mali sono mescolati di bene; ma
un giorno, non vi saranno più né legami famigliari né gustizia né virtù. Aidos
e Nemesi saliranno al cielo e il male sarà senza rimedi." (8) I tempi
annunciati sono arrivati: come mostri voraci e belve feroci delle foreste, gli
uomini si divoreranno selvaggiamente tra di loro.
11. - Io rido della saggezza umana.
"Lavora e la carestia di lascerà; lavora e i tuoi granai si riempiranno di provviste", diceva la saggezza antica.
Io ho detto:
"Lavora e il tormento e la miseria saranno tuoi fedeli compagni; lavora e svuoterai la tua casa al monte di pietà."
"Lavora e la carestia di lascerà; lavora e i tuoi granai si riempiranno di provviste", diceva la saggezza antica.
Io ho detto:
"Lavora e il tormento e la miseria saranno tuoi fedeli compagni; lavora e svuoterai la tua casa al monte di pietà."
12. - Io sono il Dio che abbatte gli Imperi: io curvo
sotto il mio giogo ugualitario i superbi; io stritolo l'insolente ed egoista
individualità umana; io plasmo l'imbecille umanità per l'uguaglianza. Io
accoppio e aggiogo i salariati e i capitalisti all'elaborazione dello stampo comunista
della società futura.
13. - Gli uomini hanno scacciato dai cieli Brahma,
Giove, Geova, Gesù, Allah; io mi suicido.
14. - Quando il Comunismo sarà la legge della
società, allora il regno del Capitale, il Dio che incarna le generazioni del
passato e del presente, sarà finito. Il Capitale non dominerà più il mondo:
obbedirà al lavoratore, che odia. L'uomo non si inginocchierà più davanti
all'opera delle sue mani e del suo cervello; egli si raddrizzerà sui suoi piedi
e ritto guarderà la natura, da padrone.
15. - Il Capitale sarà l'ultimo degli Dei.
Da “La Religione del Capitale”
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