Come si reagirebbe alla scoperta che la società in cui si vorrebbe realmente vivere c'è già ... se non si tiene conto, ovviamente, di qualche piccolo guaio come sfruttamento, guerra, dittatura e gente che muore di fame? Questo libro vuole proprio dimostrare che una società anarchica, una società che si organizza senza autorità, esiste da sempre,come un seme sotto la neve, sepolta sotto il peso dello Stato e della burocrazia, del capitalismo e dei suoi sprechi, del privilegio e delle sue ingiustizie, del nazionalismo e delle sue lealtà suicide, delle religioni e delle loro superstizioni e separazioni.
Fra le tante possibili interpretazioni,quella esposta in questo libro sostiene che l'anarchismo non è la visione, basata su congetture, di una società futura, ma la descrizione di un modo umano di organizzarsi radicato nell'esperienza della vita quotidiana, che funziona a fianco delle tendenze spiccatamente autoritarie della nostra società e nonostante quelle.
Questa idea non è nuova. Gustav Landauer concepiva l'anarchismo non come la creazione di qualcosa di nuovo, ma appunto come "la realizzazione e la ricostruzione di un qualcosa che c'è da sempre e che esiste parallelamente allo Stato, benchè sepolto e straziato ".
Un anarchico moderno, Paul Goodman, ha affermato che " una società libera non può essere realizzata sostituendo un" ordine nuovo " a quello vecchio, ma piuttosto con l'ampliamento delle sfere d'azione, fino a che esse vengono a costituire il fondamento della intera vita sociale".
Parlare di anarchia come organizzazione può suonare come paradossale.
Si pensa che l'anarchia, per definizione, costituisca l'opposto di ogni struttura organizzativa.
Ma il termine in sè ha un altro significato: vuol dire assenza di governo, assenza di autorità.
Sono proprio i governi che creano ed impongono quelle leggi che garantiscono agli abbienti il controllo della società, con l'esclusione dei non-abbienti.
E' proprio il principio di autorità che fa sì che milioni di uomini lavorino sotto padrone per la maggior parte della loro vita, non già perchè faccia loro piacere, ma solo perchè questa è l'unica possibilità di sopravvivenza.
Sono i governi, infine, che preparano le guerre e le dichiarano, sebbene TU ne subisca le conseguenze in modo diretto.
Ma la colpa è solo dei governi?
Il potere di un governo, persino nelle dittature più tiranniche, dipende dall'acquiescenza dei governati.
Perchè la gente accetta di essere governata?
Non è solo questione di paura: che cosa hanno da temere milioni di persone da una piccola banda di politici professionisti e dai loro mercenari?
La gente accetta passivamente perche' crede negli stessi valori che propugnano i loro governanti.
Sia il vertice che la base credono nel principio di autorità, nella gerarchia, nel potere.
Si sentono addirittura privilegiati quando, come capita in certe parti del mondo, hanno la possibilità di scegliere tra diverse etichette per definire l'èlite dirigenziale.
Eppure,nella vita quotidiana la società può andare avanti solo in virtù dell'associazione volontaria e del mutuo soccorso.
Gli anarchici derivano una filosofia sociale e politica dalla tendenza naturale e spontanea degli esseri umani a raggrupparsi per il beneficio comune.
Anarchismo è infatti il nome dato alla teoria che sostiene essere possibile e auspicabile che la società si organizza senza il Potere.
La parola " anarchia " deriva dal greco e letteralmente significa assenza di potere.
Sino dai tempi dei Greci ci sono sempre stati fautori dell'anarchismo, pur chiamandosi con nomi diversi. Il primo a sviluppare una teoria sistematica dell'anarchismo in epoca moderna fu William Godwin, poco dopo la Rivoluzione francese, verso la metà del diciannovesimo secolo Pierre-Joseph Proudhon, un francese, sviluppò la teoria dell'organizzazione sociale come federazione di piccole unità prive di potere centrale.
In seguito Mikhail Bakunin, il rivoluzionario russo contemporaneo e avversario di Karl Marx, propose qualcosa di simile.
Marx rappresentava un'ala del movimento socialista, quello che mirava anzitutto a impadronirsi del potere dello Stato, Bakunin ne rappresentava l'altra, quella che mirava invece alla distruzione del potere statale.
Un altro russo, Kropotkin, si propose di dare una base scientifica al pensiero anarchico, dimostrando che l'aiuto reciproco e la cooperazione volontaria , come istinti umani, sono altrettanto forti dell'aggressività e del desiderio di dominio.
Questi celebri nomi dell'anarchismo ricorreranno spesso in questo libro, per il semplice motivo che ciò che hanno scritto allora è completamente valido ai giorni nostri.
Ma migliaia di altri rivoluzionari, propagandistici e teorici meno conosciuti, pur senza scrivere libri da citare, dedicarono ogni sforzo a proporre alla gente l'idea di una società senza governo: e ciò avvenne in quasi tutti i paesi del mondo, soprattutto durante le rivoluzioni in Messico, Russia e Spagna.
Furono sconfitti dappertutto, e gli storiografi hanno scritto che la fine dell'anarchismo maturò nel 1939, quando le truppe di Franco entrarono in Barcellona.
Ma nel 1968 , a Parigi, la bandiera anarchica sventolava alla Sorbonne, quell'anno ne comparvero altre anche a Bruxelles, Milano,Città del Messico, New York e persino Canterbury.
All'improvviso si tornò a parlare della necessità di un tipo di politica in cui tutti, uomini, donne e bambini potessero decidere del proprio destino e costruire il proprio futuro,si parlò del bisogno di un decentramento sociale e politico, della gestione dell'industria da parte degli operai, di potere studentesco, di gestione comunitaria dei servizi sociali.
L'anarchismo, non più pittoresco fenomeno dei tempi andati, si presentava come modello di organizzazione umana, acquistando u rilievo di cui mai aveva goduto in passato.
Sulle forme organizzative e la problematica a esse connessa sono stati scritti innumerevoli volumi, data l'importanza dell'argomento per la gerarchia statale ed industriale.
Ma tutta questa letteratura è ben scarna di riconoscimenti per gli anarchici, ai quali si attribuisce soltanto il ruolo di critici distruttivi delle organizzazioni che dominano la nostra vita.
Benchè ci siano migliaia di studiosi e storici del governo, ce ne sono pochissimi del non-governo. Si svolgono tante ricerche sul metodo dell'amministrazione, ma ben poche sull'autogestione.
Esistono intere biblioteche dedicate alla gestione aziendale, le consulenze manageriali sono pagate a caro prezzo, ma ben pochi libri, nessun corso di studio e sicuramente nessun onorario sono destinati a coloro che vogliono sbarazzarsi dei dirigenti, per sostituirvi l'autogestione.
I cervelli si vendono ai più forti, per cui una teoria del non-governo, del non-padronato, deve essere costruita sulla base di esperienze che quasi nessuno ha raccontato nei libri perchè ritenuta di scarsa importanza.
" La storia" scrisse William R.Lethaby," viene scritta dai sopravvissuti, la filosofia dai benestanti;le schiere dei sottomessi dispongono,invece, della loro esperienza".
Ma quando si comincia a studiare la società umana da un punto di vista anarchico,è facile rendersi conto che le alternative sono già presenti, negli interstizi della struttura del potere.
Se, dunque, si vuole costituire una società libera, gli elementi necessari si trovano già tutti a portata di mano.
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