1. Fine del
pacifismo
- Si dice
che lei protesta contro l'essere definito pacifista. Capirà bene
che questa diceria ci ha stupiti. Ci ha addirittura spaventati.
- Ciò è
superfluo. Quel che io voglio dire col rifiuto di una tale
catalogazione, è il semplice fatto che oggi chi si definisce ancora
pacifista sembra per questo accettare in maniera acritica che
si potrebbero raggiungere obiettivi politici anche con metodi
non pacifici. Oggi ciò non si dà più in quanto ogni guerra tra
superpotenze, ma ormai oggi sono" atomicamente responsabili" anche
gli Stati più piccoli, "sfocerebbe automaticamente e probabilmente, già
dopo pochi minuti, in una catastrofe totale. Poiché, come ho dichiarato
già 30 anni fa, la guerra non ha più uno scopo che non verrebbe distrutto
dall'effetto della guerra stessa come strumento, di fatto ogni effetto sarebbe
incomparabilmente più più grande di qualsiasi scopo pensabile o
desiderabile, pertanto non esiste alcuna alternativa all'essere pacifista. Al
posto del comunque non veritiero motto "Il fine giustifica i mezzi",
dovremmo oggi porre il vero giudizio: "I mezzi distruggono i
fini". Stando così le cose, non c'è alcuna alternativa al
pacifismo, e per questo io non sono pacifista. Laddove non esiste più
alcuna alcuna alternativa, un'espressione particolare come pacifista è
superflua.
- Le siamo
molto riconoscenti per il chiarimento. Tanto più riconoscenti visto che,
curiosamente, di lei si dice anche il contrario.
- E che cosa ?
- Che lei,
la prego di scusarmi, ma io non ho niente a che fare con tale diceria...
- Quale diceria ?
- Che lei
si sia esplicitamente dichiarato contro la limitazione del principio della non
violenza.
- Ma perché
dovrebbe essere una diceria, questa è la pura verità.
2. La nostra
negazione della non-violenza è l'affermazione del nostro diritto
all'autodifesa in uno stato di necessità.
- La pura
verità?
- Il suo stupore
sembra tanto sincero, come se lei credesse che io un giorno abbia aderito
esplicitamente al principio della non-violenza. Di questo, naturalmente,
non se ne parla nemmeno.
- Questo
cambiamento di fronte, lo definisce naturale ?
- Definire?
Cambiamento di fronte? il diritto all'autodifesa per chi è minacciato di
morte e in ogni momento può essere aggredito naturalmente è
naturale! Lo stesso diritto naturale...
- Il
rifiuto della non-violenza lei lo definisce " legittima difesa"?
- Di nuovo questo
"definire"! Esso è legittima difesa! E dato che la minaccia è totale
e il più possibile annientamento è globale, anche la nostra legittima
difesa deve diventare globale e totale. Per una guerra di difesa di tutti
i minacciati. E ciò significa: di tutti gli individui di oggi e di domani.
3. La morale
infrange la legalità?
- Come e
perché è arrivato a questa... insolita posizione ?
- Insolita? Al
contrario, sarebbe stata singolare e avrebbe necessitato di
chiarimenti se io non ci fossi arrivato.
- Sempre la
stessa inversione!
- E dunque si.
Coloro i quali, come la mia generazione, hanno vissuto
l'epoca delle guerre di aggressione e delle dittature, coloro i
quali hanno conosciuto quest'epoca da più di 70 anni...
- Che cosa
?
- Si, dall'agosto
del 1914. Chi ha fatto esperienza consapevolmente di
quest'epoca: coloro i quali neanche per un attimo della
propria vita hanno perso, o hanno potuto perdere , di vista gli
scempi che stavano loro accadendo intorno, indipendentemente dal
luogo in cui questi continuavano a succedere (poiché la distanza
non diminuisce la nostra responsabilità). Chi non ha distolto lo
sguardo anche nei momenti di gioia e nei tempi di felicità, poiché si ha
sempre da suonare "con emozione a due mani"...
(L'intervistatore
segnala la più totale incomprensione)
Questo non è
affatto un merito . E non è un merito. Forse è perfino una deficienza.Allo
stesso modo, chi è stato un contemporaneo di Verdun e di Auschwitz e di
Hiroshima , dell'Algeria e del Vietnam e via dicendo...se lei potesse dare
ascolto al mondo, ma la maggioranza di noi è sorda , allora ci si
dovrebbe immediatamente tappare le orecchie, affinché le urla
che non cessano un solo istante e che giungono contemporaneamente da
tutti i punti cardinali...
(L'intervistatore
si tappa le orecchie inorridito)
Allora lasciamo
perdere? Chi dunque è stato, ed è tutt'ora condannato a vivere giorno per
giorno e anno per anno quest'epoca che grida incessantemente...
- Si?
- E adesso arriva
proprio la conseguenza che lei non si aspettava...
- Dunque ?
- Uno non può e
non deve diventare o essere o restare ad ogni costo avvocato della
non-violenza , poichè i minacciati e gli aggrediti , e questo lo
prevede non solo il Diritto Internazionale ma anche il Diritto Canonico,
sono autorizzati e persino obbligati alla legittima difesa contro minacce
di violenza e ancor di più contro atti di violenza . Quindi, come dicevo,
noi che siamo contro il nucleare combattiamo una battaglia di
difesa contro una così enorme minaccia , come mai se ne erano viste
prima d'ora.Dunque abbiamo il diritto di esercitare una contro-violenza
, sebbene anche questa non possa contare su nessun potere
" amministrativo" o "legale", insomma su nessuno stato. Ma
lo stato di necessità legittima l'autodifesa ,la morale infrange la legalità.
sarebbe davvero superfluo fondare espressamente questa regola duecento
anni dopo Kant. Il fatto che kantiani come noi oggi vengano
etichettati come " agitatori" non deve inquietarci più di
tanto, anche se sentire questa parola non ci rende entusiasti: questo non
è altro che il segnale dell'analfabetismo morale di quelli che ci etichettano
così. E poiché sappiamo già chi è stato l'ingegnoso coniatore di questa
invettiva , lo stesso uomo dal quale anni fa fummo chiamati "
mosconi" e "ratti", dobbiamo accettare tranquillamente anche
questo nome come un nome onorevole. Io almeno faccio così.
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