giovedì 8 novembre 2012

Sulla fine del pacifismo - un'intervista immaginaria



1. Fine del pacifismo

- Si dice che lei  protesta  contro l'essere definito pacifista. Capirà bene che questa diceria  ci ha stupiti. Ci ha addirittura  spaventati.

- Ciò è superfluo. Quel che io  voglio dire  col rifiuto  di una tale catalogazione, è il semplice fatto  che oggi chi si definisce  ancora pacifista  sembra per questo  accettare in maniera acritica  che si potrebbero  raggiungere  obiettivi  politici anche con metodi non pacifici. Oggi ciò non si dà più in quanto ogni guerra  tra superpotenze, ma ormai oggi sono" atomicamente responsabili" anche gli Stati più piccoli, "sfocerebbe automaticamente e probabilmente, già dopo  pochi minuti, in una catastrofe totale. Poiché, come ho dichiarato già 30 anni fa, la guerra non ha più uno scopo  che non verrebbe distrutto dall'effetto della guerra stessa come strumento, di fatto ogni effetto sarebbe incomparabilmente  più più grande di qualsiasi scopo pensabile o desiderabile, pertanto non esiste alcuna alternativa all'essere pacifista. Al posto del comunque non veritiero motto "Il fine giustifica i mezzi", dovremmo  oggi porre il vero giudizio: "I mezzi distruggono i fini". Stando così le cose, non c'è alcuna  alternativa  al pacifismo, e per questo io non sono pacifista. Laddove non esiste  più alcuna alcuna alternativa, un'espressione particolare come pacifista è superflua.
   
- Le siamo molto riconoscenti per il chiarimento. Tanto più riconoscenti visto che, curiosamente, di lei si dice  anche il contrario.

- E che cosa ?


- Che lei, la prego di scusarmi, ma io non ho niente a che fare con tale diceria...

- Quale diceria ?


- Che lei si sia esplicitamente dichiarato contro la limitazione del principio della non violenza.

- Ma perché dovrebbe essere una diceria, questa è la pura verità.


2. La nostra negazione della non-violenza  è l'affermazione del nostro diritto all'autodifesa  in uno stato di necessità.

- La pura verità?

- Il suo stupore sembra tanto sincero, come se lei credesse che io un giorno  abbia aderito esplicitamente  al principio della non-violenza. Di questo, naturalmente, non se ne parla nemmeno.


- Questo cambiamento di fronte, lo definisce naturale ?

- Definire? Cambiamento di fronte? il diritto all'autodifesa  per chi è minacciato di morte  e in ogni momento può essere aggredito naturalmente è naturale! Lo stesso diritto naturale...


- Il rifiuto della non-violenza lei lo definisce " legittima difesa"?

- Di nuovo questo "definire"! Esso è legittima difesa! E dato che la minaccia è totale  e il più possibile annientamento è globale, anche la nostra legittima difesa  deve diventare globale e totale. Per una guerra di difesa di tutti i minacciati. E ciò significa: di tutti gli individui di oggi e di domani.


3. La morale infrange la legalità?

- Come e perché è arrivato  a questa... insolita posizione ?

- Insolita? Al contrario, sarebbe stata  singolare  e avrebbe necessitato  di chiarimenti  se io non ci fossi arrivato.


- Sempre la stessa inversione!

- E dunque si.  Coloro i quali, come la mia generazione, hanno  vissuto  l'epoca delle guerre di aggressione  e delle dittature, coloro i quali hanno  conosciuto quest'epoca da più di 70 anni...


- Che cosa ?

- Si, dall'agosto del 1914. Chi ha fatto  esperienza  consapevolmente  di quest'epoca: coloro i quali neanche  per un attimo  della  propria vita hanno perso, o hanno potuto perdere , di vista gli scempi che stavano loro  accadendo intorno,  indipendentemente dal luogo in cui questi continuavano  a succedere (poiché  la distanza  non diminuisce  la nostra responsabilità). Chi non ha distolto lo sguardo  anche nei momenti di gioia e nei tempi di felicità, poiché si ha sempre  da suonare "con emozione a due mani"...
(L'intervistatore segnala la più totale incomprensione)
Questo non è affatto un merito . E non è un merito. Forse è perfino una deficienza.Allo stesso modo, chi è stato un contemporaneo di Verdun e  di Auschwitz e di Hiroshima , dell'Algeria e del Vietnam e via dicendo...se lei potesse dare ascolto  al mondo, ma la maggioranza di noi è sorda , allora ci si dovrebbe  immediatamente  tappare le orecchie, affinché le urla  che non cessano un solo istante e che giungono contemporaneamente da tutti i punti cardinali...
(L'intervistatore si tappa le orecchie inorridito)
Allora lasciamo perdere? Chi dunque è stato, ed è tutt'ora condannato a vivere  giorno per giorno e anno per anno  quest'epoca  che grida incessantemente...


- Si?

- E adesso arriva proprio la conseguenza che lei non si aspettava...


- Dunque ?

- Uno non può e non deve diventare o essere  o restare ad ogni costo avvocato della non-violenza , poichè  i minacciati  e gli aggrediti , e questo lo prevede non solo il  Diritto Internazionale ma anche il Diritto Canonico, sono autorizzati e persino obbligati alla legittima difesa  contro minacce di violenza  e ancor di più contro atti di violenza . Quindi, come dicevo, noi che siamo contro  il nucleare  combattiamo una battaglia di difesa  contro una così enorme minaccia , come mai se ne erano viste prima d'ora.Dunque  abbiamo il diritto  di esercitare una contro-violenza , sebbene  anche questa  non possa contare su nessun  potere " amministrativo" o "legale", insomma su nessuno stato. Ma lo stato di necessità legittima l'autodifesa ,la morale infrange la legalità. sarebbe davvero superfluo  fondare espressamente questa regola duecento anni dopo Kant. Il fatto che kantiani  come noi  oggi vengano etichettati come " agitatori"  non deve inquietarci più di tanto, anche se sentire questa parola  non ci rende entusiasti: questo non è altro che il segnale dell'analfabetismo morale  di quelli che ci etichettano così. E poiché sappiamo già chi  è stato l'ingegnoso coniatore di questa invettiva , lo stesso uomo  dal quale anni fa  fummo chiamati " mosconi" e "ratti", dobbiamo accettare tranquillamente anche questo nome  come un nome onorevole. Io almeno faccio così.

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