Un giorno mi
capitarono fra le mani i volumi di Ada Negri.
Oh! l'orizzonte
magnifico che si aprì allora davanti al mio sguardo! Che bagno di
sole e di limpide acque ebbe allora il grigiore dei miei pensieri;
che musica divina cominciò a scaturire dal mio cuore; che limpido
torrente sonoro lavò tutta l'anima mia! Io uscii da quella lettura
rinnovellata e rinvigorita, come se tutto l'essere mio si fosse
tuffato in un bagno di azzurro purificatore.
Mi sembrava alfine
di aver trovato una ragione di vita: quei magnifici colpi di martello
erano per me come un sussulto d'anima che germina e rinverdisce.
E quando mi cadde
sotto lo sguardo la lirica: Il regicida, quando lessi l'altra
scritta dopo la strage di Milano, e quel...
"qualcuno nell'ombra
maledisse"
allora compresi perchè Bresci aveva ucciso.
Aveva ucciso nel
nome di coloro che non hanno casa, che non hanno pane, che non hanno
affetti. Si era levato, gigante luminoso, sopra un popolo di morti
per vendicare chi era stato mitragliato sulle strade d'Italia. Aveva
colpito in nome dei diseredati, dei calpestati. Aveva voluto scuotere
e rovesciare la base falsa ed ingiusta su cui si innalza la vita.
Un lampo mi
attraversò la mente. Io dovevo chiedere alla direttrice una
spiegazione: io ero nel diritto di domandarle per quale ragione essa
aveva cercato di ingannarmi in quella sera lontana della mia infanzia
desolata. E fui sul pianerottolo della sua camera. Bussai ed aprii la
porta, senza attendere il rituale: entrate.
La donna sollevò
sorpresa la testa dal registro dei conti, e mi fissò bruscamente.
– Lei?
– Io.
Ma il mio viso
doveva essere stravolto.
– Lei... proprio
lei?
– Io... io
perchè debbo dirle che un giorno anche lei mi ha ingannata... io...
perchè debbo dirle che Bresci ha ucciso per vendicare chi era stato
trucidato.
La direttrice fece
bruscamente un passo indietro. Di certo la povera donna aveva dovuto
dimenticare il re e Bresci e quell'afosa sera lontana e doveva, in
quel momento, essere sotto l'impressione che io fossi improvvisamente
impazzita.
–... Sì...
Bresci ha ucciso per punire un tiranno. È dura la vita, quando la
vita è una ingiustizia... ed io lo so... io lo so che cosa è
l'ingiustizia... io lo so che cosa significa non avere nessuno... e
non mi fu possibile finire, perché un pianto largo, impetuoso,
violento, mi ruppe la voce ed il petto.
La direttrice
rimase sconcertata... mi prese le mani... cominciò a cercare qualche
parola.
– Tu non dirai
più queste eresie... tu non dirai a nessuno quello che hai detto a
me.
Poi mi attirò
lentamente verso il crocifisso che pendeva sul suo letto.
– Vieni qua, dì
insieme con me: "Padre nostro che sei nei cieli".
Io ripetetti
piano, piano, fra i singhiozzi: "Padre nostro che sei nei
cieli".
Ma lentamente,
lentamente... sopra il viso del Cristo, vidi sovrapporsi il viso di
Bresci... quel volto ovale, pallido e chiuso, che anni prima avevo
veduto impresso su tanti giornali.
E la mia preghiera
diventò allora più dolce e più quieta.
– Così, brava,
così, mi ripeteva la direttrice che non poteva riuscire a
comprendere più nulla di quello che accadeva in me. Brava, dì
ancora:
"Io ti amo,
io ti amo, mio dio; ma tu guidami, ma tu proteggimi".
Ed io, tutta
protesa verso il pallido, chiuso volto di Bresci, ripetevo in una
mistica adorazione, sostituendo quel suo bel nome breve e sonoro a
quello astratto di dio:
"Io ti amo,
io ti amo; ma tu guidami, ma tu proteggimi.
E mai supplice
implorazione d'amore fu più pura e più ardente di quella.
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