mercoledì 17 ottobre 2012

Torce nella notte


Un giorno mi capitarono fra le mani i volumi di Ada Negri.
Oh! l'orizzonte magnifico che si aprì allora davanti al mio sguardo! Che bagno di sole e di limpide acque ebbe allora il grigiore dei miei pensieri; che musica divina cominciò a scaturire dal mio cuore; che limpido torrente sonoro lavò tutta l'anima mia! Io uscii da quella lettura rinnovellata e rinvigorita, come se tutto l'essere mio si fosse tuffato in un bagno di azzurro purificatore.
Mi sembrava alfine di aver trovato una ragione di vita: quei magnifici colpi di martello erano per me come un sussulto d'anima che germina e rinverdisce.
E quando mi cadde sotto lo sguardo la lirica: Il regicida, quando lessi l'altra scritta dopo la strage di Milano, e quel...
"qualcuno nell'ombra maledisse"
allora compresi perchè Bresci aveva ucciso.
Aveva ucciso nel nome di coloro che non hanno casa, che non hanno pane, che non hanno affetti. Si era levato, gigante luminoso, sopra un popolo di morti per vendicare chi era stato mitragliato sulle strade d'Italia. Aveva colpito in nome dei diseredati, dei calpestati. Aveva voluto scuotere e rovesciare la base falsa ed ingiusta su cui si innalza la vita.
Un lampo mi attraversò la mente. Io dovevo chiedere alla direttrice una spiegazione: io ero nel diritto di domandarle per quale ragione essa aveva cercato di ingannarmi in quella sera lontana della mia infanzia desolata. E fui sul pianerottolo della sua camera. Bussai ed aprii la porta, senza attendere il rituale: entrate.
La donna sollevò sorpresa la testa dal registro dei conti, e mi fissò bruscamente.
– Lei?
– Io.
Ma il mio viso doveva essere stravolto.
– Lei... proprio lei?
– Io... io perchè debbo dirle che un giorno anche lei mi ha ingannata... io... perchè debbo dirle che Bresci ha ucciso per vendicare chi era stato trucidato.
La direttrice fece bruscamente un passo indietro. Di certo la povera donna aveva dovuto dimenticare il re e Bresci e quell'afosa sera lontana e doveva, in quel momento, essere sotto l'impressione che io fossi improvvisamente impazzita.
–... Sì... Bresci ha ucciso per punire un tiranno. È dura la vita, quando la vita è una ingiustizia... ed io lo so... io lo so che cosa è l'ingiustizia... io lo so che cosa significa non avere nessuno... e non mi fu possibile finire, perché un pianto largo, impetuoso, violento, mi ruppe la voce ed il petto.
La direttrice rimase sconcertata... mi prese le mani... cominciò a cercare qualche parola.
– Tu non dirai più queste eresie... tu non dirai a nessuno quello che hai detto a me.
Poi mi attirò lentamente verso il crocifisso che pendeva sul suo letto.
– Vieni qua, dì insieme con me: "Padre nostro che sei nei cieli".
Io ripetetti piano, piano, fra i singhiozzi: "Padre nostro che sei nei cieli".
Ma lentamente, lentamente... sopra il viso del Cristo, vidi sovrapporsi il viso di Bresci... quel volto ovale, pallido e chiuso, che anni prima avevo veduto impresso su tanti giornali.
E la mia preghiera diventò allora più dolce e più quieta.
– Così, brava, così, mi ripeteva la direttrice che non poteva riuscire a comprendere più nulla di quello che accadeva in me. Brava, dì ancora:
"Io ti amo, io ti amo, mio dio; ma tu guidami, ma tu proteggimi".
Ed io, tutta protesa verso il pallido, chiuso volto di Bresci, ripetevo in una mistica adorazione, sostituendo quel suo bel nome breve e sonoro a quello astratto di dio:
"Io ti amo, io ti amo; ma tu guidami, ma tu proteggimi.
E mai supplice implorazione d'amore fu più pura e più ardente di quella.

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