Ogni nuova realtà
estetica ridefinisce la realtà etica dell’uomo. Giacché l’estetica è la madre dell’etica. Le categorie di “buono” e “cattivo” sono, in primo luogo e
soprattutto categorie estetiche che precedono le categorie del “bene” e del
“male”. In etica non “tutto è permesso” proprio perché non “tutto è permesso” in
estetica, perché il numero dei colori nello spettro solare è limitato. Il
bambinello che piange e respinge la persona estranea che, al contrario, cerca di
accarezzarlo, agisce istintivamente e compie una scelta estetica, non morale. La
scelta estetica è una faccenda strettamente individuale, e l’esperienza estetica
è sempre un’esperienza privata. Ogni nuova realtà estetica rende ancora più
privata l’esperienza individuale; e questo tipo di privatezza, che assume a
volte la forma del gusto (letterario o d’altro genere), può già di per sé
costituire se non una garanzia, almeno un mezzo di difesa contro l’asservimento.
Infatti un uomo che ha gusto, e in particolare gusto letterario, è più
refrattario ai ritornelli e agli incantesimi ritmici propri della demagogia
politica in tutte le sue versioni. Il punto non è tanto che la virtù non
costituisce una garanzia per la creazione di un capolavoro: è che il male, e
specialmente il male politico, è sempre un cattivo stilista. Quanto più ricca è
l’esperienza estetica di un individuo, quanto più sicuro è il suo gusto, tanto
più netta sarà la sua scelta morale e tanto più libero – anche se non
necessariamente più felice – sarà lui stesso. Proprio in questo senso — in senso
applicato piuttosto che platonico — dobbiamo intendere l’osservazione di
Dostoevskij secondo cui la bellezza salverà il mondo, o l’affermazione di
Matthew Arnold che la poesia ci salverà. Probabilmente è troppo tardi per
salvare il mondo, ma per l’individuo singolo rimane sempre una possibilità.
Nell’uomo l’istinto estetico si sviluppa con una certa rapidità, poiché una
persona, anche se non si rende ben conto di quello che è e di quello che le è
davvero necessario, sa istintivamente quello che non le piace e quello che non
le si addice. In senso antropologico, ripeto, l’essere umano è una creatura
estetica prima che etica. L’arte perciò, e in particolare la letteratura, non è
un sottoprodotto dell’evoluzione della nostra specie, bensì proprio il
contrario. Se ciò che ci distingue dagli altri rappresentanti del regno animale
è la parola, allora la letteratura — e in particolare la poesia, essendo questa
la forma più alta dell’espressione letteraria — è, per dire le cose fino in
fondo, la meta della nostra specie.
"In ultima analisi, non è dunque un pugno di governanti quello che ci schiaccia, ma è l’incoscienza, la stupidità dei montoni di Panurgo che costituiscono il bestiame elettorale. Noi lavoreremo senza tregua in vista della conquista della “felicità immediata”, restando partigiani del solo metodo scientifico e proclamando con i nostri compagni astensionisti: L’ELETTORE, ECCO IL NEMICO! E adesso alle urne, bestiame!” Manifesto dei redattori del giornale francese “L’Anarchie”, 1906
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento