mercoledì 5 settembre 2012

Errico Malatesta



Ebbene sia, dicono alcuni: l’anarchia  può essere  una forma perfetta di convivenza sociale, ma noi non vogliamo fare un salto nel buio. Diteci dunque  dettagliatamente come sarà organizzata la vostra società. E qui segue tutta una serie di domande, che sono molto interessanti se si tratta di studiare i problemi che s’imporranno alla società emancipata, ma che sono inutili, o assurde, o ridicole se si pretende averne da noi una soluzione definitiva.  Con  quali  metodi  si  educheranno  i  bambini? Come si organizzerà la produzione? Ci saranno ancora delle grandi città, o la popolazione si distribuirà egualmente su tutta la superficie della terra? E se tutti gli abitanti della Siberia vorranno passar l’inverno a Nizza? E se  tutti vorranno  mangiare  pernici  e  bere  vino  del Chianti? E chi farà il minatore o il marinaio? E chi vuoterà i cessi? E i malati saranno assistiti a domicilio o all'ospedale? E  chi  stabilirà  l’orario  delle  ferrovie?  E come si farà se a un macchinista vengan le coliche mentre il treno sta in marcia?... E così di seguito fino a pretendere che noi possedessimo tutta la scienza e l’esperienza di là da venire, e che, in nome dell’anarchia, prescrivessimo agli uomini futuri a che ora debbono andare a letto, e quali giorni si debbono tagliare i calli. Veramente se i nostri lettori aspettano da noi una risposta a queste domande, o almeno a quelle tra esse che sono veramente serie ed importanti, che sia più che la nostra opinione personale di questo momento, vuol dire che siamo mal riusciti nel nostro scopo di spiegar loro che cosa è l’anarchia. Noi non siamo più profeti degli altri: e se pretendessimo dare una soluzione ufficiale a tutti i problemi che si presenteranno nella vita della società futura, noi intenderemmo l’abolizione del governo in un senso strano davvero. Noi ci dichiareremmo governo, e prescriveremmo, a mo’ dei legislatori religiosi, un codice universale pei presenti e pei futuri. Fortuna che, non avendo noi roghi e prigioni per imporre la nostra Bibbia, l’umanità potrebbe ridere impunemente di noi e delle nostre pretese! Noi ci preoccupiamo molto di tutti i problemi della vita sociale, e per l’interesse della scienza e perché facciamo conto di vedere l’anarchia attuata e di concorrere come potremo all’organizzazione della nuova società. Abbiamo quindi le nostre soluzioni, che, secondo i casi, ci appaiono definitive o transitorie e ne diremmo qui qualcosa, se non ce lo vietasse lo spazio. Ma il fatto che noi oggi,  coi  dati  che  possediamo,  pensiamo  in  un  dato modo sopra una data questione, non vuol dire che è così che si farà in avvenire. Chi può prevedere le attività che si svilupperanno nell’umanità quando essa sarà emancipata dalla miseria e dall’oppressione, quando non vi saranno più schiavi né padroni, e la lotta contro gli altri uomini, e gli odii ed i rancori che ne derivano, non saranno più una necessità dell’esistenza? Chi può prevedere i progressi della scienza, i nuovi mezzi di produzione, di comunicazione, ecc.? L’essenziale è questo: che si costituisca una società in cui non sia possibile lo sfruttamento e la dominazione dell’uomo sull’uomo; in cui tutti abbiano la libera disposizione dei mezzi di esistenza, di sviluppo e di lavoro, e tutti possano concorrere, come vogliono e sanno, all’organizzazione della vita sociale. In tale società tutto sarà fatto necessariamente nel modo che meglio soddisfaccia ai bisogni di tutti, date le cognizione e le possibilità dei, momento; e tutto si trasformerà in meglio, a seconda che crescano le cognizioni ed i mezzi. In fondo, un programma che tocca le basi della costituzione sociale non può far altro che indicare un metodo. Ed è il metodo quello che soprattutto differenzia i partiti e determina la loro importanza nella storia. A parte il metodo, tutti dicono di volere il bene degli uomini e molti lo vogliono davvero; i partiti spariscono e con essi sparisce ogni azione organizzata e diretta ad un fine determinato. Bisogna dunque soprattutto considerare l’anarchia come un metodo.

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