giovedì 27 settembre 2012

Prigioni e battaglie.

E che razzìe per quegli orti,
e che scalate su per quei ciliegi carichi,
e che scorpacciate di susine acerbe nei giovedì
scintillanti del giugno, quando la scuola del vecchio prete
faceva vacanza, e le cicale strillavano sui pioppi e per le
olivete, e i pini stormivano, col rumore di mare burrascoso
in lontananza, e le raganelle gracchiavano in fondo ai botri
serpeggianti fra l’erba.
 – Oh primi soavissimi schiaffi al
codice penale innanzi a tanta serena onestà della natura.
E quando il proprietario, armato di una pertica
ci dava dietro in nome della sua plena in re potestas,
doveva essere
un gusto veder me coi miei piccoli complici,
sgattaiolarcene in cima al poggio,
e di la su, trafelati, fuor di tiro della pertica sguaiata,
poggiando il polpastrello del dito pollice sulla punta del naso,
agitare le altre quattro dita, in atto di sfida,
mentre la sinistra, dimenando l’altro pollice tra
l’indice ed il medio, rispondeva fico alle sfuriate dell’inviolabile,
benché violato istituto della proprietà nei suoi
legittimi rappresentanti: pertica e proprietario.

Nessun commento: